Apertura della stagione della caccia, alcune riflessioni
Apertura della stagione di caccia, alcune riflessioni.
E’ iniziata la stagione della caccia ai cinghiali. Così si apprende dai quotidiani. Squadre, numero capi abbattuti, sempre troppo pochi per molte Associazioni, due giorni alla settimana di caccia. Si apprende pure che la siccità estiva potrebbe procurare problemi a livello di efficacia nell’azione delle squadre (???), dispiacendosi così della possibilità che non vengano abbattuti tutti, ma tutti, i capi previsti. Si raccomanda anche ai cacciatori di stare attenti ad escursionisti e altri utenti della montagna. Un gran bel piano di guerra, insomma. Strategia, pianificazione, organizzazione impeccabile, con anche la garanzia dei controlli veterinari circa lo stato di salute degli animali abbattuti, in modo che si possano gustare succulenti piatti di carne di cinghiale al ristorante senza paure e timori (per sé).
La motivazione è di alto senso ambientale: proteggere i campi coltivati, che pare siano regolarmente distrutti dai suini selvatici. Il che mi ha dato consolazione: le distese di campi lasciati alle erbacce nell’entroterra, gli abbandoni delle zone rurali, non sono da attribuire a pessime politiche, allo spopolamento delle campagne. No. Il degrado è a causa dei cinghiali. Unici responsabili della crisi agricola del territorio ligure. Non so se qualcuno a mai sentito parlare di reti da cinghiale, si chiamano così perché servono appunto a proteggere i campi. Facili da reperire, non troppo difficoltose da installare. Non sembra complicato.
Forse la realtà è che si agevola il mercato della carne per ristoranti e imprese alimentari, così giusto per risollevare le sorti dell’economia; la soluzione è distruggere la fauna, uccidere migliaia di animali per darsi il credito di aver rimosso ogni ostacolo alla grandezza del futuro della nostra agricoltura e per il piacere di belle serate gastronomiche.
Dicevano: dopo il Covid gli uomini cambieranno il loro rapporto con la natura, la rispetteranno. Ecco. Forse epidemie e crisi economiche chiamano solo il peggio che è nella natura umana.
“Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace” (Tacito).
Cesira Ansaldo
Anna Cristina Meinardi