Il Cinghiale "Ciacco"

   

 

IL CINGHIALE "CIACCO"



Circa quindici giorni fa un cinghiale è entrato nella mia campagna e ha mangiato un po’ di frutta (mele, pere e fichi). Potevo arrabbiarmi, infuriata contro i cinghiali e invocare la loro estinzione di massa, invece no. Un selvatico affamato, magari una madre con i cuccioli, questo ho pensato. E’ ritornato la sera dopo: per lui avevo preparato degli avanzi di verdura che avevo lasciato sul terreno; il cinghiale è ritornato ed gli ho dato nome "Ciacco", come il golosone rappresentato da Dante; il cinghiale  ha proseguito a  venire e  gli ho sempre lasciato i resti della verdura e della frutta,  ma da mercoledì scorso non è più venuto; temo che sia stato ucciso.


Gli animali hanno fame, la temperatura elevata, che dura da giugno, ha distrutto tutta l'erba; inoltre, occorre considerare  che si sono verificati degli incendi che, probabilmente, aumenteranno negli anni prossimi provocando un aumento delle emissioni di CO2 e compromettendo gravemente l’ecosistema, con importanti e drammatiche ricadute per gli animali selvatici.

Nulla è stato effettuato per ridurre l'estrazione del carbone fossile, del petrolio e del  gas come era stato convenuto negli incontri  svoltisi lo scorso anno a Roma e a Glasgow, come se noi uomini fossimo padroni della Natura; ma ciò non è vero: la Natura non è stata fatta per la felicità degli uomini, essa non mira né  ha dilettarci né ha giovarci e, se fosse estinta la nostra specie, la Natura nemmeno se ne accorgerebbe. Queste sono affermazioni  che Leopardi ha scritto nell'Operetta morale "Dialogo della Natura e di un Islandese" e sulle quali tutti gli uomini dovrebbero meditare.


Probabilmente "Ciacco" aveva solo fame, non meritava per questo di essere ucciso.




Cesira Ansaldo