Aristofane: Le Rane

ARISTOFANE  

LE RANE


INTRODUZIONE E CONTESTO STORICO

Aristofane nasce nel 445;  compose  quarantaquattro commedie, ne  sono giunte fino a  noi undici; le commedie non  trattano argomenti mitologici,ma affronta questioni, politiche e sociali:  l’emancipazione delle donne  l’insegnamento di Socrate, le problematiche connesse alla guerra.

La prima commedia “I Banchettanti” (non pervenuta) fu rappresentata nel 427, poco dopo l’ inizio della guerra del  Peloponneso (431): l’ Attica fu invasa dagli eserciti spartani ,mentre una flotta di Ateniesi devastò le coste del Peloponneso . Nell’ estate del  430 scoppiò la peste; narrata da Tucidide, non  è chiara la natura del morbo; ma si sa  che  durò circa quattro anni è  che morì un terzo della popolazione. Pericle, nell’ autunno del 430, fu  accusato di aver dilapidato il denaro pubblico: fu riabilitato nel 429 e fu rieletto ma,dopo la morte dei figli, muore anche lui.

Nel 426 il partito della guerra trionfa; Una flotta comandata da Lachete ha buoni risultati; Aristofane scrive “I Babilonesi” (commedia perduta); il poeta è contrario alla politica del demagogo Cleone; soprattutto per la crudeltà nei confronti degli alleati; il potente uomo politico è ostile allo scrittore che, forse, fu  sottoposto a un’ azione giudiziaria.

425 Vittoria ateniese presso l’isola di Sfacteria; contrasti tra  Cleonte e  l’aristocratico Nicia; Aristofane scrive “Gli Acarnesi”; nella commedia Aristofane esprime la sua opposizione al partito favorevole alla guerra; ottiene il primo premio.

424  Il generale spartano Brasida assunse  il comando di un contingente militare, conquista Anfipoli; lo stratega ateniese Ippocrate è sconfitto dai Tebani. Aristofane compone “I Cavalieri” nella commedia Aristofane affronta il problema politico e attacca Cleone.

423 Aristofane compone la commedia “Le Nuvole” nella quale affronta la problematica pedagogica, critica Socrate perché ha favorito la cultura sofistica e ha posto in discussione la morale e  la visione religiosa dell’ epoca arcaica.  Si cercò di stabilire un anno di tregua, ma le aspettative di pace svanirono: pertanto la guerra continuò.  

422 Si riprende la guerra presso la Tracia; Nicia subisce una dura sconfitta a Anfipoli; muoiono 600 ateniesi;morirono anche  Cleone e Brasida leader del partito della guerra; Aristofane scrive due commedia “Il proagone” (perduta) e una rimasta “Le vespe” che ha per oggetto l’ amministrazione della giustizia.

421 pace  di Nicia; i pacifisti guidati da Nicea presero il sopravvento; nell’ aprile del 421 Sparta e Atene giunsero all’accordo di pace che avrebbe dovuto avere la durata di cinquant’anni. Aristofane compone la commedia “La pace”.

419/418 Riprende  il sopravvento  la corrente favorevole alla guerra;  scontri presso Epidauro tra Argivi e Ateniesi da un lato, Spartani dall’altro;la lotta di Atene e di Sparta per la supremazia sul Peloponneso  si concluse con la battaglia di Mantinea; Sparta può rafforzare il suo controllo  sul Peloponneso; costituendo l’ egemonia spartana del Peloponneso.

416 sono eletti come strateghi Alcibiade e Nicia; gli Ateniesi assediano e  occupano  l’isola di Melo.

415/414 L’ assemblea  popolare ateniese decide di intervenire in aiuto a Segesta; venne inviato un contingente agli ordini di Nicia, Lamaco e Alcibiade  hanno i pieni poteri. Alla vigilia della partenza i busti votivi del dio Ermes sono mutilati; viene aperta un’ inchiesta, alla quale Alcibiade viene richiamato ad Atene; Alcibiade fugge a Sparta.

In Sicilia, dopo la partenza di Alcibiade, un primo scontro fu favorevole a Nicia;  gli scontri proseguirono nel 414 e Nicia chiese aiuti ad Atene; tali aiuti giunsero nel mese di agosto del 414.

Aristofane  compone due commedie: L’ Anfiaro (perduto) e   gli “Uccelli”. In questa Commedia, Aristofane sostiene  una visione utopistica: i due protagonisti Pistetero e Evelpide decidono  di abbandonare Atene, perché ci sono  troppe liti giudiziarie e di fondare  una nuova città fra le nuvole, lontano dagli intrighi.

413 sul finire dell’ estate la grande spedizione degli Ateniesi naufragò; ma anche con l’ arrivo di rinforzi, gli Ateniesi furono sconfitti: la ritirata degli Ateniesi fu molto difficile.

412  Antifonte cerca di concludere  la  pace con Sparta; alla fine dell’anno gli Ateniesi sconfissero la flotta spartana in due scontri; 411  Colpo di Stato degli oligarchi in Atene; è sciolta la Bulè è costituito il collegio dei Quattrocento che dovevano scegliere cinquemila cittadini con il compito di governare lo Stato.

Nel 411 sono rappresentate due commedie di Aristofane che sono pervenute: “Lisistrata” (colei che scioglie gli eserciti) e Le “Tesmoforiazuse” (la festa delle donne); Lisistrata sostiene che le conseguenze della  guerra ricadono sempre sulle donne; mentre  nell’altra propone uno “sciopero”: le donne faranno cessare le lotte negandosi agli uomini.

410 Vittoria navale di Atene a Cizico; Nel mese di luglio è ristabilito un governo democratico.

409 Gli Ateniesi  concludono l’ armistizio con  il satrapo di Frigia Farnabazo,

408/407 Alcibiade viene eletto stratega per il 408/407;  egli fece un  ingresso trionfale in Atene, ottenne il comando dell’ esercito e della flotta, venne prosciolto  ufficialmente da ogni accusa,  reintegrato nei suoi beni e, sotto difesa armata, guidò la processione sacra da Atene a Eleusi.Sconfitta ateniese  nella battaglia navale di Notio (407) e Alcibiade  fu destituito dal comando.

 Aristofane compone Pluto.

406 Alcibiade è sostituito da Conone  al quale è affidata  la guida della flotta che viene sconfitta; fu allora  allestita  una nuova flotta di 150 triremi che furono vittoriose alle Arginuse; i strateghi furono condannati a morte per non avere dato soccorsi ai naufraghi; l’illegalità della procedura suscitò delle proteste a  cui partecipò anche Socrate, ma  inutilmente.

405 La flotta ateniese è sconfitta gravemente a Egospotami che “affossò completamente la grandezza ateniese”  Sparta catturò migliaia di  prigionieri Ateniesi e circa 4.000 uomini furono  giustiziati per le atrocità che gli Ateniesi  avevano  commesso, in passato, sui prigionieri spartani. Conone fuggì a Cipro e la Lega attica si dissolse.

Aristofane scrive la commedia Le rane

404 Il vincitore spartano Lisandro con la sua flotta entrò al Pireo;  resa della città di Samo. In Atene si  stabilisce il governo dei trenta tiranni con a capo Crizia

403/402 nel settembre 403 i democratici Trasibulo  e Anito occupano il Pireo ritornarono ad Atene: scontri e morte di Crizia.

403 Nel mese di settembre i democratici del Pireo fecero il loro ingresso nella città e ripristinarono la democrazia; nei primi anni del  403, Lisandro fu costretto a lasciare il potere.

402-400 Ciro il giovane  è sconfitto da Artaserse; i mercenari greci  sono ricondotti in Grecia da Senofonte che narra le vicende nell’Anabasi.

La città di Elide perde metà del suo territorio, ma mantiene la direzione dei Giochi Olimpici

Muore Tucidide.   

399 Spedizione di Sparta contro l’impero persiano a difesa delle città greche dell’ Asia Minore 

Socrate è accusato di corruzione dei giovani; viene processato ed condannato a morte.

398 Sparta compie   una nuova spedizione in Asia Minore.

397 Il re Agesilao salito al trono nel 399 predispone la guerra con i satrapi e inaugura un sacrificio in Aulide ;  guerra tra Siracusani e Cartaginesi

396 Guerra tra Sparta e l’impero persiano , il re  Agesilao espugna Sardi.

395 Gli Spartani sbarcano a Efeso, ma non 0ttengono  risultati notevoli; morte di Lisandro;Tebe e Atene si alleano.

394 La flotta persiana sconfigge gli Spartani; la Lega peloponnesiaca nel luglio 394  vince, in un violento scontro, presso il torrente Nemea.

393 Conone fa ritorno ad Atene; guerra tra Siracusa e Cartagine.

392 Aristofone compone la commedia Ecclesiazuse; a Corinto  si verifica un’ insurrezione  democratica; Sparta propone una pace che riguardasse, in uguale misura, tutti gli stati greci; ma Atene respinge le offerte spartane.

388 Morte di Trasibulo; Platone si reca  a Siracusa

388 Aristofane compone  la seconda redazione del Pluto;

387 a tutti gli alleati degli Stati greci convocati,Tiribazo, rappresentante del Gran Re, lesse un atto imperiale: “Il re Artaserse ritiene di sua legittimità proprietà le città dell’ Asia e, tra le isole, Cipro e Clazomene; riconosce l’ autonomia delle altre città greche piccole e grandi tranne Lemno, Imbro e Sciro che apparteranno a Atene”

Aristofane  scrive la commedia Cocalo ( perduto) 

386 A Sparta si tenne un Congresso generale degli Stati  alleati all’impero persiano che esercita l’ egemonia  sulle città greche.

385 Aristofane scrive la commedia Eolosicone (perduta).

Sparta cerca di  consolidare la sua posizione in Grecia

La morte di Aristofane  è da porsi nel periodo 388 -  384. 


Bibliografia

Aristofane, Le Rane, Edizione  BUR, 2018; 

H. Bengtson, Storia greca, vol. I, Ed. il Mulino, 1976.        

                  










                                ANALISI DELLE COMMEDIE 

    Aristofane visse durante la guerra del Peloponneso; compose 44 commedie, ne sono arrivate sino a noi undici. Le commedie non trattano mai argomenti di tipo mitologico, ma affrontano i temi della guerra e della pace, l’emancipazione  delle donne,  gli insegnamenti di Socrate, gli uomini di Stato. I molteplici argomenti sono presentati in modo comico; “La commedia era una specie di cattedra dalla quale si esprimevano verdetti politici e sociali”. (Rostovtzeff, Storia del mondo antico, Sansoni editore, 1965)

Aristofane prende di mira gli uomini politici: il  cuoiaio Cleone che vuole  succedere a Pericle; Alcibiade che appoggia ora il popolo, ora l’ aristocrazia; gli intellettuali (i sofisti e Socrate) che mirano  a creare una nuova morale e una nuova cultura.






LE RANE


Aristofane, nel 405, scrive la commedia le Rane; Dioniso accompagnato dal servo Xantia, si reca nell’Ade per ricondurre in vita Euripide, affinchè sia di guida agli Ateniesi. Eracle indica la strada che Dioniso e Xantia devono seguire: arrivati  a un grande lago senza fondo, dovranno  pagare con due oboli, un  vecchio che li avrebbe  condotti  portandoli su una barca;  poi  Dionisio vedrà un’infinità di serpenti e di altre bestie spaventevoli; quindi udrà il soffio dei flauti e  vedrà una luce bellissima, alberi di mirto, compagnie beate di uomini e di donne e  avrà tutte le informazioni. Proprio  sulla strada che conduce alla porta dell’Ade. Eracle chiede a Dioniso perché si reca nell’ Ade, e Dioniso risponde che ha bisogno di “un buon poeta perché non ce ne sono più e quelli che ci sono, sono  pessimi; pertanto va nell’Ade alla ricerca di Euripide, morto da poco ’Eracle risponde a Dionisio che deve fare  un lungo viaggio:innanzi tutto  arriverà a “un grande lago senza fondo”, e per attraversalo dovrà  salire su una barchetta e un vecchio lo farà attraversare e dovrà dargli due oboli: poi dovrà attraversare “fango e fiumi di merda; in quel luogo si trovano coloro che hanno offeso un ospite o sedotto un ragazzo frodandolo, chi ha maltrattato la madre o picchiato il padre o spergiurato”

Quindi udrà “il soffio dei flauti e vedrà una luce bellissima, come qui, alberi di mito, compagnie beate di uomini e donne, scrosci di applausi”. Caronte impedisce a Xenia , poiché è schiavo, di salire sulla barca,mentre Dioniso, per ordine di Caronte, si mette al remo; ma non è capace a remare; Caronte gli ordina di puntare i piedi e remare con tutte le sue forze.   

Il titolo fa riferimento al Coro di Rane, la commedia che può essere distinta in due parti: nella prima Dioniso e Xantia s'incontrano con le Rane che li accolgono con un canto buffonesco:

"brekekex, koax koax, brekekex, koax, koax”.

Giunto  alla fine del viaggio, Dioniso incontra le Rane che  racidano, esprimendo la loro opposizione al viaggio di Dionisio: 

“brekekex, koax koax, brekekex, koax, koax, “figlie lacustri dell'acqua, innalziamo l' inno armonioso, la bella voce che in onore del figlio di Zeus, Dioniso Niseo" (Nisa è la montagna associata alla nascita di Dioniso delle Paludi), emettiamo alla festa delle Pentole quando la folla inebriata accorre al nostro tempio”. Brekeke koax koax. 

(Le Pentole sono il terzo e l' ultimo giorno di festa delle Antesterie che si celebrava nel santuario di Dioniso delle Paludi alla fine di febbraio).                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

Dionisio risponde  con un insulto “Andate all’ inferno”; le rane rispondono che “siamo care alle Muse e a Pan dai piedi di capro, che suonano la zampogna; e anche Apollo citaredo ci ama grazie alle canne che noi facciamo crescere in acqua per la sua lira” 

Dionisio grida alle rane di smetterla, e le insulta nuovamente: ”smettetela razza canterina”. Le Rane gridano che grideranno più forte, “come quando nei giorni di sole saltiamo tra i giunchi e godiamo del canto e dei tuffi,o sfuggendo alla pioggia di Zeus, balliamo sul fondo d’ una danza acquatica”; Dionisio, nuovamente, insulta le rane “andate a fare in culo non me ne frega niente”. Le rane rispondono che grideranno con tutta la forza che hanno in gola per  tutto il giorno .Dioniso le insulta nuovamente e risponde che, se necessario, strillerà tutto il giorno; Caronte fa scendere Dioniso e ordina di pagare il pedaggio.

Le rane si presentano  come amate da Apolalo e Pan, che erano divinità amate e venerate da  lungo tempo dagli Ateniesi e, implicitamente. è messa in discussione i Sofisti che hanno criticato la sacralità degli dei. L’incontro di Dioniso con  le rane prelude alla seconda parte della Commedia quando Dioniso decide di lasciare Euripide nell’ Ade e di riportare sulla terra Eschilo.

Dioniso “Andate all' inferno col vostro koax. Sempre koax!”

Rane:  Sicuro, caro il nostro impiccione. Noi siamo care alle Muse dalla bella lira e a Pan dai piedi di capro, che suona la zampogna; e anche Apollo citaredo ci ama,grazie alle canne che noi facciamo crescere in acqua per la sua lira. Brekex koax koax.

Dioniso E io sono pieno di vesciche, mi suda il culo e piegandosi farà... 

Dioniso Ma smettela   razza canterina!  

 Rane Noi? Grideremo più forte, come quando nei giorni di sole saltiamo tra i ciperi e i giunchi, e godiamo del canto e dei tuffi, o sfuggendo alla pioggia di Zeus, balliamo sul fondo una danza acquatica, piena di galle che scoppiano.

 Dioniso  Ma è ancora peggio per me, che a forza di remare scoppio.

Rane Brekekex koax koax.

Dioniso Andate affanculo:non me ne frega niente.

Rane E allora grideremo con tutta la  forza che abbiamo in gola, per tutto il giorno.

Dionisio Brekekex koax koax con me non ce la farete.

Rane E neanche tu con noi.

Dionisio Ma anche voi con me: se è necessario strillerò tutto il giorno, fino a battervi con il vostro stesso koax, Brekekex, koax, koax.”

Il coro delle rane ha suscitato molteplici interpretazioni tra loro contrastanti; mentre  nella commedia le “rane” Aristofane raffigura    Dioniso in modo “buffonesco;” Euripide nella tragedia le “Baccanti”   esalta Dioniso  per la sua bellezza: i biondi riccioli ornano il viso, la pelle “è bianca e ben curata/ non colpita dal sole, ma protetta dall’ombra; è una bellezza efebica e femminea; guida Penteo  sul  luogo dove si trovano le Baccanti  che lo vedono e l’uccidono senza pietà.                          

Aristofane, nella sua commedia, presenta le rane come: “figlie lacustri dell’acqua, innalziamo l’ inno armonioso, la bella voce che in onore del figlio Zeus, Dioniso Niseo delle Paludi,emettiamo alla festa delle Pentole quando la folla inebriata accorre al nostro      tempio,Brekekex  koax koax koax”. Dioniso risponde che è pieno  di vesciche,  “gli suda il culo”. Il dio Dioniso che è  in compagnia di Xantia; Dionisio afferma che vuole riportare in vita Euripide del quale desidera una profonda mancanza; Eracle chiede a Dionisio perché non si riprende a Sofocle; Dionisio risponde che non si riprende Sofocle “prima di averlo sperimentato” e avrà sperimentato cosa sa fare Iofonte ( figlio di Sofocle).  Eracle chiede perché non  tiene conto  di Agatone; Dioniso risponde che ormai è morto; era “un buon poeta, rimpianto dagli amici”. Eracle chiede dove sia “Serocle” (uno dei figli di Carcino, autore tragico; Aristofane lo considera come pessimo  poeta).

Eracle era eroe della tragedia  Alcesti  di Euripide e aveva affrontato l’aldilà in cerca della sposa di Admeto che aveva accettato  di morire per evitare   la morte al suo sposo; Eracle, che aveva il privilegio della discesa agli inferi, dice a Dioniso che deve fare un lungo viaggio; dovrà affidarsi a Caronte  e giungerà, con una barchetta, a un grande lago senza fondo poi vedrà dei serpenti e altre bestie spaventevoli molto fango e fiumi di merda incontrerà degli iniziati  che “ti daranno tutte le informazioni che ti occorrono e stanno sulla strada che porta all’ Ade”.

Dionisio e Xantia giungono alla palude e incontrano Caronte che ordina a Dionisio di remare e le rane invisibili cantano, Caronte dice a Dionisio di lasciare il remo e gli ordina di pagare il pedaggio. Dionisio paga Caronte che si allontana e incontra Xantia, alle domande di Dionisio risponde che in quei luoghi  c’è buio e fango e che ha visto i parricidi e gli spergiuri. All’ improvviso Xantia dice a Dionisio che è meglio andare, perché, come ha detto Eracle quello è il posto dei mostri; all’ improvviso Xantia sente un suono di flauti e Dionisio  risponde che c’ è” un vento di fiaccole, misticissimo” che si deve mettere in disparte e stare a sentire in silenzio: sono gli  iniziati che fanno festa.

Dionisio chiede dov’è Pluto, e batte la porte che è aperta da Eaco mitico eroe che giudica insieme a Minosse le anime; Eaco rimprovera  Dionisio di aver rubato il cane Cerbero, di averlo preso per il collo e di essere fuggito. Giunge un servo  che afferma che Persefone li invita per un pranzo molto succulento; Persefone ha messo  in forno del pane, ha cotto due o tre pentole di polenta, ha arrostito un bue intero e ha preparato dolci e focacce; ha messo anche a lessare dei polli, abbrustolito delle noccioline e versato un vino soave; inoltre, durante il pasto saranno presenti una flautista e due o tre ballerine. Intanto entra Eaco con i suoi servi e ordina di legare Dionisio, ladro dei cani e di dare addosso  a Dionisio. Dionisio e Xenia hanno cambiato l’abito e Eaco non riesce a distinguere il servo da Dionisio.

Occorre osservare che il banchetto predisposto da Persone è composto tutto dal cibo semplice e popolare del mondo rurale, polenta, pane e focaccine, nocciole tostate, oltre al bue arrosto che richiama l'elemento sacrale del sacrificio tradizionale. Tutto questo elemento fanno emergere un forte richiamo al mondo delle tradizioni antiche, alla società rurale e al sistema di valori tradizionali, il cui recupero è il tema fondante e centrale di tutta l'opera di Aristofane e de Le rane in particolare, dopo gli esiti devastanti della guerra sull'intero assetto socio-economico e politico di Atene.

A questo punto, il coro dà una serie di consigli politici alla cittadinanza e  interviene sostenendo  la necessità della concordia: “Prima di tutto bisogna rendere uguali tra di loro tutti i cittadini ed eliminare  i motivi di paura. Se qualcuno ha sbagliato è perchè traviato  dagli intrighi di Frinico, a questi deve essere concesso  di esporre le proprie ragioni e di riparare agli errori di un tempo. Inoltre nessuno in città deve essere privato dei diritti civili”.

L'appello alla concordia rievoca i temi costitutivo dell'opera politica e poetica di Solone, annoverato tra i 7 saggi, presente in Erodoto come caposaldo della tradizione, modello di rettitudine sia sul piano politico sia sul piano etico. Infatti proprio Solone scrive liriche a tema politico dove dominano i concetti di isonomia, eunomia e concordia sociale. Nuovamente Aristofane fa scendere il campo un pilastro portante del sistema dei valori tradizionali, di cui il commediografo si pone come difensore

Il testo presenta la  situazione politica e militare  di Atene: le sconfitte subite, le due forme di governo quello oligarchico e quello

democratico; la flotta ateniese subisce una disastrosa sconfitta. Di fronte alle complicazioni politiche e sociali, Aristofane è favorevole opere di Eschilo come “restauratore della tragedia”; Dionisio è favorevole a Eschilo ed è sceso   nell’Ade a cercare un poeta, perché Atene possa salvarsi. Dionisio sceglie Eschilo e ironizza Euripide per aver messo in scena eroi straccioni, sovrani cenciosi, donne di malaffare come Fedra; tutte figure equivoche che sono negative sul piano etico e artistico.

Il servo invita  ad entrare dove si trovano Euripide e  Eschilo e il Coro afferma che “il poeta altisonante” avrà dentro  una collera terribile, quando vedrà il rivale aguzzare i denti mordaci, e sotto l’impulso di una furia feroce strabuzzerà’ gli occhi.

Euripide rimprovera Eschilo di essere “intemperante nel linguaggio, senza freni, senza misura, senza ritegno, senza abilità nel discutere, tutto discorsi da parata”; Eschilo risponde che Euripide raccoglie i canti cretesi e introduce sulla scena amori empi, e contrappone  l’eternità della sua poesia alla caducità di quella  euripidea. Dionisio interviene per sostenere che vuole esercitare “l’ufficio di giudice nel modo più competente”; Eschilo invoca Demetra che “ha educato il suo animo”  di “farlo degno  dei suoi misteri”, Eschilo a differenza di Euripide difende la religione tradizionale e rifiuta le innovative religiose che sono causa di grave empietà.

 E’ opportuno tenere conto che Socrate fu processato per empietà poiché gli Ateniesi pensavano che fosse favorevole all’ abbandono degli  dei tradizionali e  mirasse  ad introdurne di nuovi. Euripide afferma che ha introdotto in scena le cose comuni, non usava un linguaggio pomposo per fare uscire di cervello il pubblico.

Eschilo sostiene di essere furente e che le sue viscere si rivoltano quando deve ribattere a tale individuo; lui aveva lasciato in eredità nobili e forti e, non come ora, disertori, villani, cialtroni, furfanti. Gente che respirava aste e lance, cimieri, pennacchi, spade, elmi, schinieri, cuori foderati con sette strati di cuoio e sottolinea che Euripide è responsabile: ha fatto vedere delle ruffiane, donne che partoriscono nei templi, che fanno l’ amore coi propri fratelli, che dicono che non è vita la vita. Di conseguenza, ecco che la città è tutta piena di burocrati che imbrogliano in ogni momento il popolo, e nessuno è più capace di fare la corsa delle fiaccole.

La controversia tra Eschilo e Euripide si riferisce, soprattutto, alla contrapposizione tra la religiosità tradizionale, sostenuta da Eschilo e quella “logica”  sostenuta da Euripide e, per quanto riguarda la guerra, Eschilo sostiene che “Bisogna fare come se la nostra terra appartenesse al nemico la sua a noi; bisogna  saper vedere che le navi sono le vere risorse, e le cosiddette risorse si risolvono in perdita” cioè bisogna utilizzare  le navi da guerra e abbandonare le incursioni sulla terra,

Dionisio decide di riportare in vita Eschilo perché aveva esaltato Plutone augura che  Eschilo possa salvare Atene con i suoi buoni consigli e  educare gli sciocchi.



CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE.


Dioniso è tradizionalmente il dio dell'ebbrezza e della rottura delle regole convenzionali, ha un duplice aspetto, uno festoso e giocoso, uno al contrario oscuro e terribile legato alle orgie bacchiche. È anche la divinità a cui è associato in origine il teatro, considerato che ad Atene erano proprio le feste dionisiache ad ospitare le prime rappresentazioni teatrali della tragedia e della commedia. Pan è il dio dei boschi, legato all'invenzione del flauto dolce, divinità agreste e legata a culto agricoli tradizionali. Apollo infine è il dio del sole e protettore delle arti, benché anche il suo culto abbia un lato oscuro, connesso al suo potere di scatenare epidemie.

Dunque Aristofane rivede l'immagine tragica e solenne che Euripide costruisce intorno a Dioniso ne Le baccanti, dove è presentato come dotato di fascino seduttivo e nello stesso tempo distruttivo, vendicativo e senza compassione alcuna per le umane sofferenze. Di contro Aristofane riconduce Dioniso a una raffigurazione popolare, quale Dio dell'ebbrezza e della gioia smodata, come nelle raffigurazioni che lo rappresentano con un allegro seguito di satiri e ninfe, divinità quindi dell'abbandono al piacere carnale e fisico. Sulla stessa linea il coro delle rane si pone sotto la protezione di Pan, dio dei boschi e caro ai culti agresti e di Apollo, dio protettore delle arti di cui Atene ha la supremazia nel mondo greco. Sembra pertanto che Aristofane lanci una forte sfida sia contro i sofisti, che mettono in dubbio il pantheon tradizionale, sia contro  Euripide, che propone una personale interpretazione della religione tradizionale, spesso marcando l'aspetto terribile e distruttivo della divinità. Aristofane, dunque, intende ripristinare la visione tradizionale della divinità, proponendo al pubblico un ritorno al sistema antico di valori: il mondo agricolo-pastorale di contro alla pretesa di Pericle di rendere Atene potenza navale, snaturandone le tradizioni, il mondo delle arti, quale emblema della supremazia intellettuale di Atene, il mondo del divertimento e dello spirito popolare, sarcastico, anche volgare ma verace, autentico, non lezioso e fintamente intellettuale. 

Qui troviamo l'essenza della commedia di Aristofane: un gioco che in realtà scopre le sue carte, riportare il pubblico all'antico sistema di valori tradizionali, all'antica organizzazione sociale, all'antica mentalità legata all'economia agricola.

Negli studi critici prevale la linea secondo la quale Le rane sarebbero un'opera divisa in due parti, da un lato la discesa nell'Ade di Dioniso, dall'altra la contesa tra Eschilo ed Euripide. Questo perché questi due macro segmenti narrativi sembrano divisi per tono, stile e contenuti, in quanto nella prima parte prevale la giocosità anche con battute triviali e gergali, mentre nella seconda parte si dipana il grande scontro tra i due tragediografi. Tuttavia è possibile riscontrare un filo conduttore che unifica le due parti, che si configurano pertanto come non contrapposte ma complementari ed intrecciate: il punto comune infatti è da ravvisarsi nella volontà di Aristofane di deridere il nuovo corso politico e insieme le novità del pensiero intellettuale, in particolare dei sofisti. Tale duplice intento derisorio è presente in tutte le commedie di Aristofane e unisce Le rane in una unità concettuale: il ripristino del sistema dei valori sociali, culturali, economico e politico del passato, dell'epoca pre-periclea. La discesa all'Ade di Dioniso, come si è notato in precedenza, distrugge la nuova visione panteistica di Euripide, ponendo in rilievo la rappresentazione tradizionale di Dioniso, dio giocoso e goliardico, di Pan e Apollo. La contesa dei due tragediografi segna quindi il coronamento della prima parte: decreta infatti la fine della sofistica, rappresentata da Euripide, e il necessario ritorno al passato, identificato in Eschilo. Opera in conclusione unitaria , resa al recupero integrale del sistema di valori tradizionali.

Le Rane vennero rappresentate alle Lenee nel 405, poco dopo quindi la battaglia delle Arginuse del 406: è naturale ritrovare nel testo riferimenti diretti, come sempre in Aristofane, alle vicende politiche contemporanee. Del resto la grande battaglia navale delle Arginuse, condotta dalla flotta ateniese contro quella spartana, al comando di Callicratida, successore di Lisandro, ebbe un impatto notevole sotto il profilo politico per Atene. Antefatto a tale evento è certo la nuova strategia militare innaugurata da Lisandro, eletto stratego di Sparta e quindi della Lega del Peloponneso, il quale ben comprese che per affrontare Atene, potenza navale di tutto l'Egeo, era necessario rivedere la strategia tradizionale spartana, centrata sulle forze di terra e sulle battaglie campali. Lisandro pertanto intraprese la costruzione della prima flotta navale spartana della storia, battendo quindi gli ateniesi sul loro stesso terreno. A Lisandro succede al comando Callicratida, protagonista indiscusso della battaglia delle Arginuse, che si rivelò una grande vittoria ateniese, tale da portare con entusiasmo l'ekklesia a votare per la concessione della cittadinanza ai meteci e agli schiavi che avevano partecipato alla battaglia. Tale entusiasmo fu presto abbandonato a causa della notizia del naufragio della flotta e del mancato recupero dei corpi dei naufraghi. In due sedute in rapida successione di tempo l'ekklesia ateniese mise sotto processo gli strateghi, giudicati collettivamente e non individualmente come di contro aveva richiesto Socrate, condannati a morte per atimia, tradimento contro lo Stato.

La vicenda ebbe eco profonda ad Atene, che comunque rifiutò una pace proposta da Sparta per giungere poi alla definitiva sconfitta inflitta dalla flotta spartana guidata da Lisandro nella battaglia di Egospotami.