SIMONE WEIL: La ricerca della prima radice

SIMONE WEIL: LA RICERCA DELLA PRIMA RADICE 



NOTAZIONI BIOGRAFICHE

Simone Weil nasce a Parigi il 3 febbraio 1909, figlia del dott. Bernard Weil e di Salomea Reinherz-Weil, sorella di Andrè Weil; nel 1914 il padre è mobilitato e i familiari lo seguono nelle sue diverse destinazioni militari. Nel 1919, la famiglia ritorna a Parigi e, il 3 ottobre, Simone entra al liceo Fènèlon; la sua salute fragile la costringe ad assentarsi frequentemente, nel 1923 ha una grave crisi di sconforto che riesce a controllare. Nel 1924 supera la prima parte del baccellierato e entra al liceo Victor Duruy, per seguirvi le lezioni di filosofia, stringe amicizia con Suzanne Gauchon (che sarà la moglie di Raymond Aron) e con Edwige Copeau (che diverrà una religiosa benedettina). Nel 1925, a giugno, è ammessa alla seconda parte del baccalaureat e, in ottobre, entra alla classe preparatoria al corso propedeutico all’ Ecole Normale Supèrieure, dove, per tre mesi è allieva di Emile Chartier (Alain); in questo periodo ha rapporti di amicizia con Simone Pètrement (che scriverà una biografia della Weil).  Nel 1926, compone il saggio “Le beau et le bien” apprezzato dal suo maestro Alain (1) e, in ottobre, s’ iscrive al corso propedeutico all’ Ecole Normale Supèrieure; nel 1928 è ammessa al corso preliminare per l’ Ecole Normale Supèrieure, contemporaneamente continua a seguire i corsi di Alain e partecipa a diverse azioni sindacali e antimilitariste; l’ anno successivo si iscrive alla Lega dei Diritti dell’ uomo e prepara la tesi “Science et perception dans Descartes” per conseguire il diploma di studi superiori in filosofia. L’anno successivo inizia il terzo anno all’ Ecole e prepara l’ agrègation in filosofia; nel 1931 è ammessa all’ agrègation e nominata insegnante  di filosofia al Liceo femminile a Le Puy; in autunno ha contatti con  gli ambienti sindacalisti rivoluzionari di Saint-Etienne e svolge attività a favore degli scioperanti e dei disoccupati di Le Puy, scrive numerosi  articoli sulla crisi economica, sull’ attività sindacale  e su questioni politiche e sociali. Nell’ottobre 1932 insegna al liceo di Auxerre e, l’anno successivo, dopo la soppressione della cattedra di filosofia a Auxerre. Al liceo di Roanne ed inizia la sua  collaborazione ai  giornali “L’ Effort” e “La Critique sociale.” Nel  novembre 1933 furono pubblicate due recensioni della Weil, una sulla “Lettere dal carcere di Rosa Luxemburg” e l’ altra sullo scritto di Lenin “Materialismo ed empiriocriticismo”; nel  primo la Weil esprime la sua simpatia per la Luxemburg, non analizza le sue idee politiche, ma il suo amore per la vita e per il mondo; nel secondo critica la visione filosofica di Lenin, soprattutto la teoria materialistica della conoscenza.(2) Redige, inoltre, lo scritto “Rèflexions su le cause de la libertè et de l’ oppression sociale” che è molto apprezzata da Alain. Dal dicembre  1934 all’aprile 1935, lavora all’Alsthom, successivamente, alla Renault (aprile/ luglio 1935) per vivere un’esperienza quale operaia; quindi, nel luglio  1936, parte per la Spagna e s’impegna nella guerra civile, nelle file degli anarchico-sindacalisti; partecipa ad alcune azioni di un piccolo  gruppo internazionale e, nel settembre dello stesso anno,  rientra in Francia (3).  Dal 1937 redige scritti sulla condizione operaia, sulla questione coloniale, sul regime hitleriano; nel 1940 inizia la redazione dei “Cahiers” e incontra padre Perrin che ha una considerevole influenza sulla crisi spirituale di S.Weil e la avvicinerà al cristianesimo; compone alcune lettere inviate a padre Perrin, l’ultima risale al maggio 1942, quando s’imbarca verso gli Stati Uniti per accompagnarvi i genitori. Durante la sosta di diciassette giorni nel campo di Ain Seba, presso Casablanca, scrive ”Intuitions prèchretiennes“; all’inizio di luglio giunge a New York. Nel novembre 1942 ritorna in Europa, appena giunta a Liverpool, è trasferita in un campo di smistamento che si trovava alla periferia di Londra, lasciato il campo, va a Londra dove incontra Schuman, collabora con Andrè Philip,(4) compone “L’Enracinement”, “Thèorie des Sacraments” (Lettera a Maurice Schumann) e scrive numerosi testi raccolti negli “Ecrits de Londre” dove espone le proprie idee, a volte “ardite e paradossali.”
 Nell’aprile 1943 è ricoverata all’hopital Middlesex di Londra, quindi ad agosto è trasferita al sanatorio di Ashford, nella contea di Kent, dove muore il 24 agosto ed è sepolta nel “New Cemetery” di Ashford.

 IL CONTESTO STORICO – CULTURALE
Simone Weil ha svolto l’attività di studiosa nei venti anni tra la prima e la seconda guerra mondiale; le tensioni, le inquietudini che hanno pervaso l’Europa sono state oggetto di riflessione in tutta la sua vita. Nel periodo tra il 1930 e il 1940, si sono verificati profondi sconvolgimenti politici ed economici: gli stati europei furono colpiti dalla crisi economica che provocò gravi dissesti in tutti i settori produttivi e causò la crescita della disoccupazione. L’avvento del fascismo in Italia, del Nazionalsocialismo in Germania e dello stalinismo nell’Unione Sovietica segna una profonda crisi del sistema liberal-democratico: il totalitarismo  si afferma come una nuova forma di gestione del potere conquistato con la violenza. Il partito fascista ed il partito nazionalsocialista organizzarono dei gruppi paramilitari gerarchizzati con il compito specifico di eliminare  qualsiasi tipo di opposizione politica. La persecuzione sistematica degli oppositori con il ricorso ad ogni forma  di repressione è una caratteristica anche dello stalinismo, che si avvalse, non tanto,  di gruppi paramilitari, ma piuttosto utilizzò il sistema  dello spionaggio e delle delazioni. Le milizie ed i gruppi armati divennero “elementi istituzionali ordinari della  struttura pubblica dei rispettivi regimi, accompagnandosi a ordinamenti e a norme di diritto che ponevano fuori legge coloro che a quelle milizie e violenze o, comunque, al regime totalitario riluttassero.”(5)     
Nel corso del ventennio, soprattutto in Francia, si sviluppa la figura dell’intellettuale impegnato e coinvolto nelle questioni politiche e sociali ed è in questi anni che viene introdotto il termine “engagement” per indicare la partecipazione politica  degli intellettuali che svolgono la loro attività di “direzione della coscienza politica” attraverso i giornali. La rivoluzione russa, il cartello delle Sinistre, il Fronte popolare, la guerra di Spagna, provocano un ampio dibattito a cui partecipano, soprattutto, i giovani che criticano aspramente la società e la politica del tempo; essi propongono un profondo cambiamento e la costruzione di un mondo nuovo. Si costituiscono nuovi gruppi quali: la “Jeune Droite” legata ai partiti di destra; l’ “Ordre nouveau” che profetizza un ordine nuovo; le riviste polemizzano in modo violento con il mondo politico, sociale, economico e intellettuale tradizionale e sostengono che è in atto una “crisi di civiltà;” questi gruppi  non aderiscono a nessun dei partiti politici  esistenti, rifiutano il sistema democratico, condannano senza riserve il capitalismo liberale considerato causa di disordine “economico e spirituale”, poiché si preoccupa solo del profitto, della speculazione finanziaria, concentra la proprietà e la ricchezza in un limitato numero di persone per cui la libertà sussiste solo teoricamente; si  oppongono, inoltre, alla centralizzazione statale che elimina ogni autonomia e pongono  in discussione il mito delle scienze e del progresso.              
Si configura, inoltre, un nuovo tipo di intellettuale: “l’ intellettuale di partito;” strettamente collegato ai partiti che rappresentano il movimento operaio; per quanto attiene il Partito Comunista si può distinguere tra coloro che divengono membri del Partito, altri che, dopo aver aderito al partito, lo abbandonano o ne sono espulsi; infine altri che si avvicinano al partito senza  aderirvi, definiti “compagnons de route”; tra questi vi furono  intellettuali di rilievo quali: Nizan, Anatole France, Gide, Aragon e Breton.

L’ OPPRESSIONE SOCIALE: LE DIVERSE FORME DI  SRADICAMENTO.
Simone Weil, in seguito agli accordi con Andrè Philip, nel novembre 1942 lasciò gli Stati Uniti e rientrò in Europa, s’ imbarcò su un mercantile svedese e, dopo una quindicina di giorni, giunse a Liverpool; verso il 25 novembre fu trasferita nel campo di smistamento a Patriot School, alla periferia di Londra, dove i servizi di sicurezza vi trattenevano alcuni giorni le persone che sbarcavano in Inghilterra, per interrogarle ed individuare le eventuali spie o coloro che fossero indesiderabili in tempo di guerra”(6). La Weil rimase nel campo per diciotto giorni e mezzo; uscita dal campo  il 14 dicembre giunse a Londra e alloggiò, provvisoriamente, nella caserma delle Volontarie francesi; incontrò Schumann e Closon e cercò di convincerli a farla ritornare in Francia per una missione.
 Philip decise che avrebbe lavorato nei servizi civili; ebbe un ufficio al n. 19 di Hill Street  e le fu affidato l’ incarico di esaminare alcuni progetti che i comitati resistenti avevano elaborato per la riorganizzazione della Francia alla fine della guerra e  che li avevano inviato a Londra. La Weil, esaminando i testi, decise di esporre le proprie idee  in merito ai problemi posti e scrisse, nei pochi mesi di vita che le rimasero, numerosi testi pubblicati negli Ecrits de Londre, tra cui “ L’enracinement. Prèlude à une dèclaration des devoirs envers l’etre humain” che fu pubblicato postumo a Parigi nel 1949; nella traduzione italiana, a cura di F. Fortini, il titolo è il seguente “La prima radice – Preludio a una dichiarazione dei doveri verso l’ essere umano”” e venne pubblicato per la prima volta nel 1954.
Il saggio comprende tre sezioni: nella prima vengono analizzate quali siano le esigenze dell’ anima, nella seconda sono analizzate le cause dello sradicamento, nella terza  la Weil esamina come sia possibile attuare una nuova forma di radicamento.
Simone Weil distingue, innanzi tutto, tra diritto e obbligo e sostiene che “Un diritto non è efficace di per sé, ma solo attraverso l’ obbligo corrispondente; l’ adempimento effettivo di un diritto non viene da  chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si riconoscono, nei suoi confronti, obbligati a qualcosa. L’obbligo è efficace  allorché  viene riconosciuto. L’obbligo, anche se non fosse riconosciuto da nessuno, non perderebbe nulla della pienezza del suo essere. Un diritto che non è riconosciuto da nessuno non vale molto”(7) e ritiene  che l’ obbligo abbia maggior valore che il diritto, poiché l’ obbligo “lega solo gli esseri umani…che compongono, servono, comandano o rappresentano una collettività,” e oggetto dell’ obbligo “nel campo delle cose umane, è sempre l’essere umano in quanto tale. C’ è obbligo verso ogni essere umano per il solo fatto che è un essere umano, senza alcun’ altra condizione abbia a intervenire.”(8) 
L’ obbligo non si basa  su alcuna situazione di fatto, né su alcuna convenzione, ma è eterno, nel senso che il dovere, verso l’ essere umano come tale, è eterno; pertanto, secondo S.Weil, “l’obbligo ha carattere metafisico” e si riferisce ad un principio assoluto che travalica la realtà empirica, come è  chiarito nel saggio “La personalità humaine, le juste et l’ injuste”(9): l’obbligo non si fonda su nessuna situazione di fatto, su alcuna convenzione,  è eterno e “risponde al destino eterno dell’ essere umano. Soltanto l’essere umano ha un destino eterno……. E’ eterno solo il dovere verso l’ essere umano come tale.”  Tale obbligo si manifesta come rispetto: “Il fatto che un essere umano possieda un destino eterno impone un solo obbligo, il rispetto.”(10) Rispettare l’essere umano significa soddisfare i bisogni umani che sono vitali e tra, questi bisogni la Weil pone  il radicamento: “Il radicamento è forse il bisogno più importante e più misconosciuto dell’ anima umana. E tra i più difficili da definire. Mediate la sua partecipazione reale, attiva e naturale all’esistenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro, l’essere umano  ha una radice. Partecipazione naturale, cioè imposta automaticamente dal luogo, dalla nascita, dalla professione, dall’ ambiente. A ogni essere umano occorrono radici multiple. Ha bisogno di ricevere quasi tutta la sua vita morale, intellettuale, spirituale tramite gli ambienti a cui appartiene naturalmente. Gli scambi di influenze fra ambienti molto diversi tra loro sono altrettanto indispensabili quanto il radicamento nell’ambito naturale.   Un determinato ambiente dev’essere influenzato dall’esterno, non per essere arricchito, ma per essere stimolato e rendere più intensa la propria vita. Deve nutrirsi degli apporti esterni soltanto dopo averli assorbiti e gli individui che lo compongono li devono ricevere soltanto da esso. Quando un pittore di autentico valore va in un museo, la sua originalità si sente rafforzata. Lo stesso deve accadere alle diverse popolazioni del globo terrestre e ai diversi ambienti sociali.”(11)
Lo sradicamento, la mancanza di radici, è considerato dalla Weil, una malattia e sussiste quando l’individuo non si sente parte della società in cui vive e manca, per lui, ogni punto di riferimento.       Vengono esaminate tre diverse forme di sradicamento: quello operaio, quello contadino e quello coloniale; Simone Weil aveva fatto esperienza dello sradicamento operaio,  durante l’ esperienza di lavoro in fabbrica che si è svolta dal quattro dicembre 1934 al 23 agosto 1935: nella lettera inviata a Jules Romains,(12) Simone Weil afferma esplicitamente che “ gli operai sono in realtà come degli sradicati, in esilio sulla terra della loro stessa patria.” (13) In fabbrica non ci si sente a casa, e non vi si ha diritto di cittadinanza, vi si è uno straniero ammesso come semplice intermediario fra le macchine e i pezzi forgiati.”(14) L’ operaio, in fabbrica,  si sente “in esilio,” straniero nel suo stesso paese:”(15) tale sentimento suscita un senso di  straniamento, che costituisce  l’ aspetto più grave della condizione operaia.
Il problema dello sradicamento operaio è ripreso nel saggio “La prima radice,” Simone Weil ribadisce che gli operai  “sono stati sradicati moralmente, esiliati….Non si sentono in casa propria né in fabbrica ,né nelle loro abitazioni, né nei partiti e sindacati che sarebbero per  così dire, fatti per loro, né nei luoghi di divertimento,né nella cultura intellettuale qualora,  tentino di assimilarla.”(16) Il  sentimento di essere “esiliati in fabbrica” costituisce, secondo Simone Weil, l’essenza della condizione operaia: tutte, o quasi tutte, le rivendicazioni  operaie costituiscono un segno  delle sofferenze dello sradicamento.
Ugualmente grave è un’ altra forma di sradicamento: quello contadino: Il problema dello sradicamento contadino non è meno grave di quello dello sradicamento operaio: benchè la malattia sia meno acuta è ancora più scandalosa, lo spopolamento delle campagne, che appare inarrestabile, riguarda non solo gli aspetti materiali della vita contadina, ma, soprattutto quelli spirituali: “Prima essi avevano tutto quello che può essere necessario a un essere umano, come arte e come pensiero, in una forma che era loro propria e che era della migliore qualità”(17).
Lo sradicamento è considerato dalla Weil una delle conseguenze maggiormente negative della conquista delle colonie da parte delle potenze occidentali. L’Occidente, sradicato al suo interno, ha esportato ovunque lo sradicamento, malattia che ha infettato l’intera storia dell’Europa e la stessa Chiesa è corresponsabile di tale evento(18): “L’ Europa è stata sradicata spiritualmente, recisa da quella antichità in cui  tutti gli elementi della nostra civiltà hanno la loro origine, e a sua volta a partire dal XVI secolo, è andata a sradicare gli altri continenti. Lo zelo dei missionari non ha cristianizzato l’ Africa, l’ Asia e l’ Oceania, ma ha portato queste terre sotto il dominio freddo, crudele e distruttivo della razza  bianca, che ha annientato tutto”(19)
Nello scritto”A propos de la question coloniale, dans ses rapports avec le destin du peuple francais” la Weil sostiene che “il male inflitto alle colonie è in particolare il male dello sradicamento; ”(20) la stessa Chiesa è corresponsabile dello sradicamento subito dai popoli conquistati; nei territori conquistati, tutto è stato annientato.(21) 
Chi è sradicato non è in grado di cogliere lo spirito della città in cui vive: non hanno alcun rapporto con la città  i congiurati che, nella tragedia “Venezia salva”,  vengono assoldati dalla Spagna per un colpo di mano che dovrebbe portare all’asservimento della città alla potenza spagnola;  uno di loro Jaffier, che forse ama Venezia,  rivela la congiura  spagnola ai Dieci, ma nemmeno lui ha compreso quale sia “l’ anima di Venezia” solo Violetta, figlia del Segretario del Consiglio dei Dieci,  pronuncia parole che colgono la divina bellezza della città:   

Giorno che sorgi puro, sorridere sospeso
Sulla città d’un tratto e i suoi mille canali,
Quanto agli umani che accolgono la tua pace
Vedere il giorno è soave!

Il sonno mai mi aveva colmato
Come stanotte e dissetato il cuore.
Ma il giorno dolce ai miei occhi è venuto,
Dolce più del mio sonno!

Ecco, il richiamo del giorno tanto atteso
Tocca la città tra le acque e la pietra.
Un fremito nell’aria ancora muta
Sorge per ogni dove.

Vieni e vedi, città, la tua gioia ti attende,
Sposa dei mari, vedi, lontano e più vicino,
Tanti flutti rigonfi di sussurri felici
Benedirti al risveglio.

Sul mare si distende lentamente la luce.
Tra un attimo la festa colmerà i nostri voti.
Il mare calmo attende. O bellezza sul mare
Dei raggi dell’aurora!(22)

Simone Weil precisa che, opporsi allo sradicamento, non significa un ritorno al passato in senso conservatore; non sussiste un’ opposizione fra avvenire e passato: è possibile costruire il futuro solo se “i tesori ereditati dal passato” costituiscono la linfa  che nutre  l’ anima umana. “L’ amore per il passato non ha nulla a che fare con un orientamento  politico reazionario…. Da alcuni secoli gli uomini di razza bianca hanno distrutto dovunque  il passato,stupidamente, ciecamente, nelle loro patrie e nelle patrie altrui. ….Il passato distrutto non torna più. La distruzione del passato è forse il delitto supremo…Bisogna arrestare il terribile sradicamento che viene continuamente prodotto dai metodi coloniali europei, persino quando assumono le forme meno crudeli…In qualsiasi innovazione politica, giuridica o tecnica suscettibile di ripercussioni sociali, bisognerebbe anzitutto mettere in programma provvedimenti che consentano agli esseri umani di riavere radici”(23).                 



IL RADICAMENTO 
Simone Weil considera il radicamento quale bisogno fondamentale per ogni essere umano, ma anche il più misconosciuto; l’ essere  umano ha una radice solo “mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale all’ esistenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro.”(24) Nel saggio essa riconosce il valore del patriottismo che, a suo giudizio, non va inteso in senso esclusivo: ogni popolo deve riconoscere le proprie tradizioni, il proprio passato non solo quello recente (per quanto attiene la Francia i ricordi della rivoluzione del 1789), ma anche quelli più antichi che risalgono alla civiltà Grecia. Il passato, infatti,  non deve essere dimenticato, gli esseri umani hanno bisogno di salde fondamenta  per costruire un stabile edificio: Simone Weil ritiene che sia una cosa vana distogliersi dal passato per pensare soltanto all’ avvenire e ritiene che l’ opposizione tra avvenire e passato sia  assurda;  il futuro non  ci dà nulla, siamo noi che, per costruirlo, dobbiamo dargli tutto, dargli persino la nostra vita; ma,   per dare, bisogna possedere, e noi non possediamo altra vita, altra linfa che i tesori ereditati dal passato e digeriti, assimilati, ricreati da noi. Simone Weil è convinta che, fra tutte le esigenze dell’ anima umana, nessuna sia   più vitale di quella del passato. Il passato distrutto non torna più. La distruzione del passato è forse il delitto supremo.
La perdita del passato, che sta compiendosi, costituisce  la tragedia dell’Occidente,  occorre, pertanto, mantenere  in vita quanto ci è stato tramandato; ciò non significa  mitizzare il passato, o contemplarlo  in modo nostalgico, occorre saper individuare quanto di positivo ci sia stato tramandato  sul piano religioso, politico culturale.  Lo scorrere inesorabile del tempo che “con sue fredde ali” spazza “fin le rovine” non significa che  tutto ciò che appartiene al passato venga annullato;  nella memoria di ognuno devono  permanere le molteplici radici, che consentono l’ appartenenza a una comunità: “Ad ogni essere umano occorrono  radici multiple. Ha bisogno di ricevere quasi tutta la sua vita morale, intellettuale, spirituale tramite gli ambienti cui appartiene naturalmente.”(25)
 Il radicamento non ha carattere oggettivo, ma è soggettivo e riguarda la dimensione interiore di ogni uomo; ciò significa che i valori che costituiscono il fondamento di una comunità devono essere  fissati “permanentemente nell’anima in modo che sia presente persino quando l’ attenzione si rivolge ad altro”(26) Ogni collettività deve essere rispettata:  ognuna è unica e, se viene distrutta, non può essere  sostituita; il  nutrimento che una collettività fornisce all’anima dei suoi membri non ha  equivalente   in tutto l’ universo. In secondo luogo,  la collettività  ha una durata  più lunga rispetto a quella individuale, e offre nutrimento alla vita dell’ anima alle generazioni  future; infine “la collettività ha le sue radici nel passato. Costituisce l’ unico organo di conservazione per i tesori spirituali accumulati dai morti, l’ unico organo di trasmissione mediante il quale i morti possono parlare ai vivi. E la sola cosa terrestre che abbia un legame diretto con il destino eterno dell’ uomo è lo splendore di coloro i quale hanno saputo prendere coscienza completa di quel destino, trasmesso da generazione in generazione.”(27)
 L’ anima umana  ha bisogno di essere radicata in molteplici ambienti naturali, privilegia, quale ambiente naturale la patria: la patria, gli ambiti definiti dalla lingua, dalla cultura, da un passato storico comuni, la professione, il  paese, sono esempi di ambienti naturali. Simone Weil riconosce il valore del patriottismo, ma a condizione che l’attaccamento alla patria implichi il riconoscimento delle altre “patrie” e il rispetto reciproco dei cittadini; inoltre auspica che sia riconosciuto il valore  di ciò che è più piccolo della nazione, e di ciò che è più grande: l’ Europa;  è necessario evitare che l’ attaccamento alla patria si tramuti in forme di totalitarismo o in un orgoglio nazionale che si manifesta nell’ uso della forza  e nella ricerca del predominio sulle altre nazioni.
Si tratta di riallacciare i legami con coloro che ci hanno preceduto e di conservare i tesori del passato allo scopo di  dar vita ad un nuovo modello di patria radicata nel passato  e, contestualmente, aperta ad un futuro  fondato sulla giustizia e sul riconoscimento  della dignità di ogni essere umano.

ATTUALITA’ DEL PENSIERO DI SIMONE  WEIL

Le riflessioni di Simone Weil relative alla giustizia e al “radicamento” possono essere considerate attuali: la giustizia è intesa come accordo, armonia, libero consenso e ciò è possibile solo riconoscendo la dignità di ogni essere umano  e l’ obbligo che ognuno ha verso l’ altro. Attualmente le disuguaglianza  diventano sempre più profonde sia sul piano economico che su quello culturale e sociale; i rapporti  si dissolvono e domina l’ indifferenza e la difesa  del proprio diritto fa dimenticare gli obblighi verso gli altri.
 Il Novecento è il secolo dello sradicamento: “Il macchinismo invade a poco tutto l’ ambito del lavoro, le statistiche assumono un’ importanza crescente e, su un sesto del globo, il potere centrale tenta di regolare l’ insieme della vita sociale in base a dei piani…Nell’ambito del lavoro, sono le macchine ad assumere  le funzioni essenziali:.”(28) Gli uomini sono asserviti alle macchine, sottomessi all’apparato burocratico che schiaccia gli individui, privati di ogni autonomia e creatività. Le rapide trasformazioni che investono le società umane ed i singoli individui, suscitano dubbi e incertezze. La civiltà odierna può distruggere l’ uomo: la globalizzazione, le migrazioni di massa che riguardano. ormai, migliaia di persone, il divario crescente tra coloro che godono di redditi elevati  e chi vive ai limiti della sussistenza, i rischi di un olocausto nucleare, i timori suscitati da una tecnologia che può sfuggire al controllo umano, creano le condizioni favorevoli allo sradicamento, inteso come perdita dei vincoli comunitari, dell’eredità culturale che caratterizza ogni società, del linguaggio che contraddistingue le diverse società. Gettare un ponte  che colleghi passato e futuro potrebbe  costituire l’ ancora di salvezza  per l’ umanità. Si tratta di recuperare l’amore per la bellezza e per l’arte, di riconoscere  la dimensione spirituale che caratterizza l’essere umano e di sfuggire al contagio della follia e della vertigine collettiva.
 La Weil, pur riconoscendo che la civiltà attuale contiene quanto basta per schiacciare l’ uomo, è convinta che sia possibile attuare  una trasformazione a livello spirituale, politico e sociale tale che tutti si sentano parti della società in cui vivono. Il “radicamento” non implica un semplice “attaccamento” al passato, ma significa riconoscere che il passato costituisce una linfa vitale: “Per dare occorre possedere, e noi non possediamo altra vita, altra linfa che i tesori ereditati dal passato e digeriti, assimilati, ricreati da noi. Fra tutte le esigenze dell’ anima nessuna è più vitale di quella del passato”(29). L’ essere umano ha delle  radici, mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale, all’esistenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro;  ogni essere umano ha bisogno di ricevere quasi tutta la sua vita morale, intellettuale, spirituale tramite gli ambienti cui appartiene naturalmente.
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Di grande attualità, nel contesto spersonalizzante del mondo contemporaneo, risuonano nelle nostre menti, come un monito i versi della Divina Commedia “Tu lascerai ogni cosa diletta/più caramente/ e questo è quello strale che l’arco dell’ esilio pria saetta”(30), che esprimono, in modo magistrale il dolore, la sofferenza di coloro che, per sottrarsi alla violenza della guerra,  alla fame, sono costretti ad abbandonare i luoghi dove hanno radicato le loro “radici.” Dante eleva a un “sentimento universale” lo struggimento di chi deve vivere ai margini di una collettività che non gli appartiene.
Simone Weil ha sempre operato per elaborare un progetto che consentisse di fondare un nuovo tipo di società fondata sul rispetto reciproco e sul riconoscimento di una dimensione spirituale che accomuna tutti gli uomini  ed era persuasa che i “tesori del passato” quali la civiltà greca, la visione evangelica di San Francesco d’Assisi,  potessero essere fonte d’ispirazione per attuare un rinnovamento dei rapporti umani. Sotto la stretta di un mondo tecnologico e virtuale quale il mondo odierno, dilaniato da contrasti e guerre, la voce di Simone Weil apre ancora uno spiraglio di speranza nel futuro, la speranza che attraverso un ripensamento della nostra umanità, sia ancora possibile costruire una società giusta, in cui il benessere non sia privilegio di pochi e in cui la pace non sia un’utopia lontana.




                 BIBLIOGRAFIA
Gerardo di Nola, Simone Weil una voce profetica per il nostro tempo, Ed. Studio domenicano, 1993;
Giuseppe Galasso, Storia d’ Europa, vol III, Laterza, 1998;
Simone Pètrement, La vita di Simone Weil,Adelphi,1994;
Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà e dell’ oppressione sociale, Adelphi, 2016;
Simone Weil. La prima radice, Edizioni CD,1994;
Simone Weil, Venezia  salva, Adelphi, 1994;
Simone Weil, La condizione operaia, Mondadori, 1994 


NOTE


(1)Emile-Auguste Chartier detto Alain ( Montagne-au-Perche, 3 marzo 1868 – Le Vèsinet 1951) , frequentò il liceo d’ Alencon  che, nel 1956, ha preso il nome di liceo Alain; dopo l’ Ecole Normale supèrieure fu nominato professore   a Parigi. A partire dal 1903 pubblicò, su diverse testate giornalistiche cronache brevi; divenuto professore al liceo Henri IV nel 1909 esercitò una profonda influenza sui suoi alunni tra cui S. Weil, Raymond Aron, Simone Pètremont. Partecipò alla prima guerra mondiale e, nel 1921, pubblicò un pamphlet “Marte o giudizio sulla guerra nel quale condannava la guerra fonte di atrocità, s’ impegnò a fianco del movimento radicale.
(2) Simone Pètrement, La vista di Simone  Weil, Adelphi, 1994, p.241,242
(3) Simone Pètrement, id, p. 364-370.
(4) Andrè Philip (\902-1970) fu professore di diritto, svolse attività politica antifascista; ricercato dalla Gestapo, nel giugno 1942 si trasferì a Londra, dove fu nominato commissario nazionale; a ottobre dello stesso anno si recò negli Stati Uniti per incontrare Roosevelt e ottenere il riconoscimento ufficiale di “France libre” dal governo americano Nello stesso periodo, incontrò Simone Weil e concordò con lei che, ritornata in Francia sarebbe stata tra i suoi collaboratori.
(5) G. Galasso, Storia d’ Europa, vol.  Età contemporanea. Ed. Laterza, 1998, p. 298.
(6) S. Pètrement, La vita di Simone Weil, Adelphi,1994, p.615.
(7) S. Weil, La prima radice Mondadori,1996, p.15
(8)S. Weil, ib. P. 16.
(9) Traduzione italiana “La persona e il sacro”, in Simone Weil, Pagine scelte, Marietti, pp. 177-204 
(10)S. Weil, ib., p. 16-17
(11) S. Weil, ib., p. 49.
(12) Jules Romains (1885 – 1972), pseudonimo di Louis Farigoule, è autore dell’ opera Hommes de bonne volontà in 27 volumi.. Simone Weil nel 1936,dopo la lettura del IX volume dedicato alla vita operaia, iniziò a scrivere una lettera all’ autore. La lettera non fu né terminata, né spedita; nel 1941, durante il soggiorno a Marsiglia, Simone Weil riprese il suo progetto e trasformò la lettera in un saggio, che fu pubblicato sul secondo numero, giugno luglio 1942,  della rivista “Economie et humanisme”, diretta dai domenicani di Marsiglia. Nel frattempo Simone Weil aveva lasciato Marsiglia, la direzione della rivista  decise di apportare cambiamenti al testo e di farlo precedere da  una presentazione redazionale allo scopo  di smussare i punti più critici e  di renderlo accettabile al governo di Vichy. Il testo, nella versione originale  fu pubblicato nell’ opera “La condition ouvrière”:
(13) S. Weil, La condizione operaia, a cura di F. Fortini,  Ed. SE, 1994, p. 260.
(14) S. Weil, La condizione operaia, op. cit., p. 262 
(15) S. Canciani, Simone Weil. Il male dell’ Occidente: lo sradicamento, relazione presentata al seminario sul pensiero di Simone Weil,  tenutosi a Venezia il 17 novembre 2011. 
(16) S. Weil op. cit., p. 50-51.
(17) Simone Weil, op. cit., p. 81.
(18) D. Canciani, cit. p. 21.
(19) Simone Weil, Lettera a un religioso, Adelphi, 1996, p. 34.
(20) Pètrement, op. cit., p.
(21) S. Weil, lettera a un religioso, Adelphi, 1996, p. 34
(22) Simone Weil, Venezia salva, Adelphi, 1994, p.106.
(23) Simone Weil, op. cit. p. 55-56.
(24) Simone Weil, op. cit., p. 49. 
(25) S. Weil, 
(26) S. Weil,
(27) S. Weil, ib., p. 19.
(28) Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà e dell’ oppression4e sociale, Adelphi 1983 p. 109-111.
(29) Simone Weil, op. cit.
(30)D. Alighieri, Divina Commedia, Canto XVII, vv. 55-57