COP26 a Glosgow e G20
ESISTE ANCORA IL NOSTRO MONDO?
G 20
Nel mese di novembre si sono svolti due incontri il G 20 a Roma e il Cop 26 a Glasgow e sono stati molteplici temi: al G 20 hanno partecipato e sono stati discussi, oltre al tema dei cambiamenti climatici, molteplici temi. Il dossier nucleare iraniano, la rimozione dei dazi sull'acciaio tra gli USA e l' Ue, i problemi relativi ai rapporti tra Usa e Turchia, sono state discusse tra Francia e Inghilterra le misure in merito alla pesca nella Manica, la questione tra gli Usa e la Cina circa l' indipendenza di Taiwan alla quale si oppone la Cina. Di contro, a Glasgow hanno partecipato 164 Stati ed è stato affrontato esclusivamente il tema relativo al clima. Purtroppo in entrambi gli incontri non è stato possibile giungere ad un accordo: per quanto riguarda il G 20 Cina, India, Russia, Stati Uniti e Arabia Saudita hanno posto dei freni all'utilizzo del carbone e del petrolio; per cui, alla conclusione dei lavori , c'è stato solamente -e genericamente -un accordo tra gli Stati partecipanti per azzerrare le emissioni attorno alla metà del secolo in corso. Sembra che alcuni Stati abbiano spinto per inserire nel documento finale del summit, il vincolo del 2050 di cui, però, non si è tenuto conto, soprattutto, per l'opposizione della Cina che si è prefissata di azzerrare le emissione entro il 2060. Secondo il "Financial Times" l'Italia ha proposto di vincolare le emissioni entro il 2050 e la riduzione del 30 per cento delle emissioni di metano entro il 2030; ma nessuno di questi obiettivi è stato conseguito.
A conclusione dei lavori, nessuno degli obiettivi, che si sarebbero dovuti attuare per ridurre le emissioni non sono stati realizzati; il freno è stato provocato da Cina, India, Russia e Arabia Saudita; pertanto, è incerto se si resterà entro la soglia di 11,5 gradi entro il 2030 e arrivare a zero emissioni entro il 2050. Il premier inglese Boris Johson ha dichiarato che "bisogna essere molto modesti in questo momento" pertanto, almeno in questo incontro, non è stato raggiunto un accordo sulla decarbonizzazione e l'impegno di rimanere sotto 1,5 gradi di riscaldamento globale; è pure incerto se sarà attuato il sostegno dei "Paesi vulnerabili"; è solamente previsto un impegno di versare 199 miliardi di dollari l'anno, per consentire ai paesi più poveri a contrastare il cambiamento climatico (nel 2020 sono stati circa 80 milioni).
Per quanto attiene le alre questioni esaminati si è concordati impegni generici.
COP 26 A GLASGOW
Il Cop 26, tenutosi al Glasgow, dopo numerose discussioni, si è concluso con un accordo debole, meramente simbolico: alla fine -infatti- dei lavori India e Cina hanno chesto di modificare il testo conclusivo, cosicché "gli sforzi di accelerazione verso l' eliminazione graduale del carbone" diventano "la riduzione graduale dell' energia a carbone".
Di conseguenza, la prospettiva è radicalmente cambiata: in luogo di procedere alla dismissione dell'uso del carbone sia ha un vago proposito, non ben definito in termine di oblighi, circa una riduzione fin troppo diluita nel tempo, senza alcun reale beneficio a breve termine e senza, quindi, senza alcun impatto per contrastare la crescente crisi climatica.
Occorre, inoltre, valutare, se permane l'obiettivo di rimanere sotto la "soglia” di 1,5 centigradi, considerato che potrebbero verificarsi ulteriori esenzioni da parte degli Stati "vulnerabili", per cui si potrebbero verificare un aumento del riscaldamento globale a 2,4 gradi; pertanto, le emissioni rispetto al 2010 sarebbero del 13,7% in più.
Inoltre, per quanto attiene l' aiuto ai Paesi più poveri, i Paesi sviluppati sono giunti solo ad un accordo per discutere le modalità per aumentare il sostegno finanziario; mentre non è stata concordata alcuna struttura per perdite e danni provocati dal cambiamento climatico.
L' unico punto su cui è stato trovato un accordo globale per raggiungere gli obiettivi dell' accordo di Parigi per quanto attiene i veicoli; per conseguire tale scopo, durante la transizione verso l' energia pulita, sarà aumentate le reti elettriche.
CONSEGUENZE
Non avendo raggiunto un accordo in merito all'emergenza climatica, sussiste il rischio di un aumento della temperatura e, di conseguenza, di scioglimento dei ghiacciai; non solo quelli delle montagne, ma anche quelli del Polo Nord e del Polo Sud; è necessario che tutti si rendano conto che l' annullamento dei ghiacciai avrà gravi ripercussioni e si profila il rischio che scompaia totalmente, la civiltà in cui viviamo, per imminente crisi idrica, crisi dell’economia agricola, conseguenti crisi sociali e ripercussioni su ampia scala in termini politici.
Gli incendi, le pioggie torrenziali, le inondazioni sono eventi che attestano la necessità di intervenire e di procedere celermente. E' fondamentale che tutti gli Stati giungano al più presto ad un accordo: le emissioni di carbone e l'impiego dei derivati del petrolio continuano ad aumentare; Cina, India, Stati Uniti, Australia, Paesi del Golfo non sono intenzionati a rinunciarvi.
In conclusione, la gravità della situazione socio-economica, politica ed ambientale, richiede che il sistema produttivo cambi al più presto e, contestualmente, muti lo stile di vita di tutti gli Stati. Ripensare oggi al futuro, vuol forse dire avere un futuro.