Fourier-Calvino: La ricerca dell' "Altrove"
FOURIER – CALVINO: LA RICERCA DELL' "ALTROVE"
L’ abbinamento Fourier-Calvino nasce, non solo dal fatto che Calvino ha curato la raccolta degli scritti di Fourier “Teoria dei quattro movimenti. Il nuovo mondo amoroso” e scritto l’introduzione all’ opera, ma, soprattutto, dalla sintonia che li lega: l’uno con lo sguardo del filosofo, l’altro con quello dello scrittore, e, sia pure con linguaggi diversi, entrambi si muovono alla ricerca dell’altrove che si situa al di fuori dell’ esperienza e del quotidiano. Il senso dell’ utopico è stato individuato da Platone quando, nella Repubblica, Adimanto afferma, dopo che Socrate ha delineato la struttura dello stato perfetto, “Comprendo ti riferisci a quello stato di cui abbiamo discorso ora, mentre lo fondavamo: uno stato che esiste solo a parole, perchè non credo che esista in alcun luogo della terra. Forse ne esiste un modello nel cielo per chi voglia vederlo e con questa visione fondare la propria personalità. Del resto non ha alcuna importanza che questo stato esista oggi o in futuro, in qualche luogo, perchè l’uomo di cui parliamo svolgerà la sua attività politica solamente in questo, e in nessun altro.”(Platone La Repubblica, Laterza.)
NOTAZIONI BIOGRAFICHE
Fourier è nato a Besancon (1772), i genitori erano commercianti di stoffe e di prodotti coloniali, il padre muore quando Fourier ha nove anni , lasciando un consistente patrimonio che doveva essere diviso, alla maggiore età, tra lui e le tre sorelle maggiori. La madre prosegue le attività commerciali, mentre Fourier studia al collegio di Besancon, quindi prosegue gli studi da autodidatta.
A partire dal 1789 si dedica all' attività commerciale; scoppiata, nel 1789, la Rivoluzione francese, partecipa alla difesa di Lione contro le truppe della Convenzione; implicato nelle vicende della Rivoluzione francese è arrestato due volte e perde tutti i suoi beni. Nel 1808 pubblicò un opuscolo "Sur des charlataneries commerciales" dove critica duramente l' attività commerciale e, anonima, la "Thèorie des quattres mouvements". Negli anni successi vive in campagna dalle nipoti e dalla sorella e si dedica all' elaborazione del suo pensiero. Nel 1822 pubblica il "Traitè de l' association domestique-agricole " nel frattempo comincia a costituirsi un gruppo di seguaci; pubblica nel 1829 "Le nouveau monde industriel et sociètaire" dove espone il suo progetto societario; si costituisce una scuola fourieriana che pubblica un settimanale "Le Phalanstère" su cui scrive lo stesso Fourier. Nel 1833 si tenta di creare un Falansterio, ma, per carenza di fondi, il tentativo fallisce; nel 1835-1836 Fourier pubblica l'opera la "Fausse industrie," e un suo discepolo Victor Considèrant fonda un nuovo giornale "La Phalange", Fourier muore nel 1837.
La sua dottrina si diffuse, oltre che in Francia per opera di Victor Considèrant, anche in Russia per opera di Herzen e del circolo Petrasevskij, in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Fourier vive in un momento di trasformazioni epocali sul piano economico, politico e sociale: in Inghilterra, a partire dalla seconda metà del Settecento e, successivamente, in Francia si verifica una radicale trasformazione delle strutture produttive: la "Rivoluzione industriale" che si basa sull' uso delle macchine che eseguono operazioni prima svolte dagli uomini e che sfrutta, al posto dell' energia muscolare, quella idrica o quella che si ottiene dal carbon fossile. La rivoluzione industriale fu possibile grazie alla disponibilità di capitali e di manodopera a basso costo e allo spostamento dei lavoratori dalle campagne alle industrie.
La Rivoluzione francese è stato un altro evento epocale che viene appoggiato dalla borghesia e da gruppi di intellettuali che videro negli eventi rivoluzionari l'attuazione delle idee illuministiche; quando le armate repubblicane, agirono al di là dei confini francesi, cercarono di abbattere i vecchi regimi e creare dei nuovi governi repubblicani.
Alla Rivoluzione seguì l'epopea napoleonica: Napoleone mirava a creare, in Europa, un sistema federativo di Stati che doveva modellarsi sulla Francia, accogliendo le forme politiche e giuridiche francesi: venne abolito il regime feudale, furono secolarizzati i beni ecclesiastici, venne promulgato un moderno Codice civile.
Il tentativo napoleonico crollò dopo la sconfitta di Waterloo, il Congresso di Vienna iniziò l’età della Restaurazione: i governi europei cercarono di ripristinare le condizioni esistenti prima della Rivoluzione francese, anche a costo di repressioni poliziesche, per eliminare le opposizioni interne; ma non vennero interrotte le trasformazioni economiche e sociali che si erano verificate a partire dalla seconda metà del Settecento. Il processo di industrializzazione proseguì in Inghilterra e, nella prima metà dell’ Ottocento, alcune regioni europee, quali il Belgio, il Nord-Est della Francia, la Renania tedesca, avviarono l’ industrializzazione; le industrie, nell’area centro-occidentale dell’Europa, si svilupparono in modo rapido; contestualmente, a partire dal 1830, furono costruite le prime ferrovie: nel 1830 venne aperta la ferrovia Manchester-Liverpool; negli anni successivi vennero costruite altre linee ferroviarie in Inghilterra, in Belgio, in Francia e in Prussia. La diffusione delle ferrovie andò di pari passo con la rivoluzione industriale; inoltre, dette impulso all’indusria siderurgica e meccanica e alla produzione del carbone e del ferro. Il processo d’ industrializzazione favorì l’ espansione delle città, il precedente tessuto urbano venne parzialmente distrutto per creare nuovi quartieri residenziali e furono attuate ampie ristrutturazioni urbanistiche.
Mentre nelle città preindustriali convivevano le diverse classi sociali, a seguito della rivoluzione industriale i quartieri borghesi si separarono dalle zone d’ insediamento operaio, dove le famiglie operaie vivevano in condizioni drammatiche come attestano i risultati delle prime inchieste sociali.
L’ UTOPIA
Filologicamente “ou-topia" significa "il luogo che non esiste", ma nel titolo dell' opera di Thomas Moore "De optimo reipublicae statu deque nova insula", il termine ou-topia è anche "eu-topia" cioè la descrizione di un luogo prospero e felice dove c’è pace e concordia tra gli uomini, è assente la proprietà privata, tutti i cittadini lavorano, l’ agricoltura costituisce la principale attività, lo studio e l’educazione hanno un’importanza fondamentale, l’oro è considerato inutile e dannoso e si pone attenzione agli equilibri demografici. L’isola lontana è un luogo immaginato e desiderato, posto in una dimensione fuori dalla realtà.
Il termine utopia, creato da Moore con un gioco di parole basato sulla omofonia dei due termini in inglese (ou-topia e eu-to-pia), è stato utilizzato per indicare una teoria che propone un cambiamento politico e sociale che non potrà mai essere raggiunto completamente, ma che deve servire quale modello. Thomas Moore critica la società, considera l’agricoltura come base fondamentale per l’economia, sostiene l’ abolizione della proprietà privata, propone l’equilibrio della situazione demografica e considera di grande importanza l’ educazione e lo studio .
Il modello proposto da Moore, si diffuse in Europa, ad esso, s’ispirarono Campanella e Bacone; Campanella vagheggia l’ideale di uno Stato giusto e pacifico, dove i cittadini vivono in concordia, sono in grado di “assecondare le proprie naturali inclinazioni” e mettono al servizio della collettività “ogni loro energia o talento in una cooperazione fervida, che assicuri il benessere di tutti e l’ appagamento morale di ciascuno”.
Nella Città del Sole vige la comunione dei beni, è abolita la famiglia ed i congiungimenti, tra uomo e donna sono regolati dal potere pubblico; Campanella delinea anche l’organizzazione politica: il governo della città è affidato ad un sommo sacerdote, Sol, Ministri di Sol sono Pon, Sin e Mor personificazioni delle tre primalità: potenza, sapienza amore; ad essi spetta il controllo della guerra (Pon), delle scienze e delle arti (Sin), della salute e della riproduzione (Mor).
Bacone, nella sua opera la “Nuova Atlantide”, pubblicata postuma un anno dopo la sua morte, delinea uno Stato governato dagli scienziati: Bensalem, la città ideale, è sottoposto all’ autorità scientifico-politica della Casa di Salomone, un istituto di ricerca dove gli scienziati lavorano in collaborazione per fare scoperte che giovino all’ umanità.
A partire dal '700 il discorso utopistico si sviluppa in parallelo con le proposte dei "philosophes" favorevoli a delle riforme, essi non mirano alla "rottura" con il passato ma alla "continuità", mentre l’ utopismo presenta l'avvenire come radicalmente alternativo al presente.
Fourier, per delineare la nuova società, s'ispira a Newton: come i corpi si attraggono reciprocamente e non entrano in collisione, così nella società il principio dell' attrazione può creare l' armonia.
Nell' opera "Teoria dei quattro movimenti" (1808), Fourier sottolinea che la situazione sociale ed economica esistente è irrazionale, durante il Direttorio e l' Impero ha dominato una grande miseria degli operai, provocata dalla rapacità dei mercanti; secondo Fourier, proprio nei paesi più evoluti come l' Inghilterra è evidente la disgregazione sociale, le fabbriche sono delle "prigioni" dove i salariati lavorano come schiavi; il mondo del lavoro e della produzione sono disarmonici, regna il caos e la costrizione.
Fourier propone di creare una armonia sociale, dove le passioni possono esprimersi liberamente e concepisce la “Falange” come una cellula della futura società armonica; il Falansterio è costituito da un complesso di edifici organizzati in modo da creare le condizioni necessarie per una cooperazione tra uomini e donne in tutte le attività e il lavoro è variato frequentemente per non renderlo ripetitivo; Fourier profetizza un ordine sociale privo di "egoistici individualismi", che sono alla base della concorrenza.
Calvino, nella Prefazione agli scritti di Fourier, sottolinea che Fourier presenta il modello di una società nuova che si forma accanto alla vecchia per eclissarla, esprime un'opposizione radicale sia al mondo che ci circonda, sia ai "condizionamenti interiori" e teorizza il desiderio di vivere una vita diversa. Per realizzare la società nuova non basta mutare il mondo esterno, occorre compiere una "Metamorfosi interiore” per essere capaci di "liberarsi esteriormente" e per creare una società dove tutti gli uomini possono esprimere se stessi e dove non esistono costrizioni.
IL MOVIMENTO UNIVERSALE
Fourier sostiene che, per cambiare l’organizzazione sociale, occorre soddisfare e assecondare le passioni che, essendo proprie della natura umana, sono di per sè, buone; le passioni non possono essere mutate, può cambiare il loro orientamento in modo da creare l’ armonia generale dell’ umanità. E’ possibile conseguire tale obiettivo estendendo la Legge di gravitazione universale, che Newton ha applicato alla natura, all’intero mondo umano. Nella nuova società si manifestano liberamente le cinque "passioni dei sensi", le quattro passioni dell'anima (amicizia, amore, paternità, ambizione) e le tre virtù "distributive": Cabalista (passione degli intrighi), Composita (passione che soddisfa i sensi) e lo spirito Farfallante (passione dei cambiamenti).
Fourier, inoltre, distingue quattro movimenti: sociale riguarda le leggi che regolano l'ordine e la successione dei meccanismi sociali, animale relativo alla distribuzione delle passioni e degli istinti di tutti gli esseri; organico riguarda le leggi che regolano la distribuzione della proprietà delle forme, dei colori, dei sapori; materiale riguarda le leggi che regolano la gravitazione della materia; l’ insieme dei quattro movimenti compone il Movimento universale. Le leggi dei quattro movimenti sono coordinate alla matematica; i movimenti materiale e organico sono in accordo con la geometria: le proprietà dell’amicizia sono calcate sulle proprietà del cerchio, le proprietà dell’amore sono calcate sull’ellisse, le proprietà della paternità sono calcate sulla parabola; le proprietà dell’ambizione sull’ iperbole; infine le proprietà collettive delle quattro passioni sono calcate sulla cicloide. Quindi ogni teorema di geometria serve da modello per indicare una passione degli uomini e degli animali; i movimenti animale, organico e materiale sono coordinati a quello sociale che è al primo posto: pertanto, se si riesce a conoscere le leggi del Movimenti sociale, si scoprono le leggi degli altri Movimenti. I Movimenti sono in accordo con la geometria; infatti, tutti i corpi animati e non animati sono mossi e modificati secondo le leggi geometriche; inoltre, la legge della gravitazione universale elaborata da Newton è estensibile al mondo spirituale e viene definita da Fourier “Attrazione appassionata.”
Le passioni hanno un ruolo fondamentale nel movimento dell'universo, non devono, quindi, essere condannate; l’ordine societario non cambia le passioni, ma cambia il loro corso, aprendo nuove prospettive che consentiranno di attuare concordia e opulenza. Fourier distingue le cinque passioni dei sensi, dai quattro appetiti semplici dell’ anima: gruppo dell’ amicizia – dell’ amore – della paternità o famiglia – dell’ ambizione o corporazione (in totale nove passioni); suddivide ulteriormente “l’albero passionale” in tre ramificazioni: Lussismo (amore del lusso interiore, cioè della salute che garantisce l’esercizio dei sensi) – Gruppismo (che comprende le quattro passioni affettive: gruppo d’ onore o corporazioni – gruppo di amicizia - gruppo di amore – gruppo di famiglia o parentela); a loro volta le passioni indicate si suddividono in una moltitudine di gradazioni. Fourier, infine, introduce tre nuove passioni: la cabalista – passione degli intrighi e della rivalità; composita ( o ingranante) – la composita (bisogno di piaceri che soddisfino i sensi e lo spirito); la farfallante (alternante) - passioni dei cambiamenti e delle novità. La vita sociale dell’ Armonia si basa sulla passione cabalistica e su quella farfallante; infatti, nella nuova società, il societario passa da un gruppo all’ altro nelle coltivazioni e nei laboratori, si dedica ad un lavoro per non più di due ore; per soddisfare la passione farfallante è necessario un’organizzazione molto precisa per formare le squadre e per distribuire i turni. La passione Farfallante è fondamentale poichè favorisce la salute e il benessere.
Fourier valuta che il “ciclo sociale” duri 80.000 anni e si divide in quattro fasi, suddivise in 32 periodi; l’ umanità, attualmente, vive ancora nella prima fase dell’ incoerenza ascendente, quella dell’infanzia, che dura 5.000 anni, presto entrerà nella seconda fase della “crescita o della combinazione ascendente” per elevarsi all’ ottavo periodo della “serie combinata semplice” caratterizzato dall’ Armonia ascendente.
LA FAMIGLIA - L’ EDUCAZIONE DEI FIGLI - IL LAVORO SOCIETARIO
Fourier affronta le problematiche relative alla famiglia, all’educazione dei figli e al lavoro societario, innanzitutto sottolinea i molteplici aspetti negativi del matrimonio: i costi, la vigilanza, la monotonia, la sterilità, la vedovanza, le "corna"; inoltre, la vita matrimoniale è infelice a causa dell'oppressione a cui sono assoggettati i coniugi e, in questo legame, la maggioranza trova solo tormenti; la vita coniugale non dà felicità, neppure quando tra i coniugi vi sia un accordo perfetto.
Di fronte alla negatività del matrimonio, Fourier propone di creare la "Convivenza progressiva" o “Tribù” composta da nove gruppi ciascuno costituito da nove persone; a tal fine occorre realizzare un edificio in cui possano alloggiare alcune centinaia di persone di diversa condizione, le donne non dovranno dedicarsi alle faccende domestiche che sono affidate a coloro che si occupano dei lavori domestici. Ogni tribù ha tre occupazioni tra loro compatibili (esempio carpentiere – falegname -ebanista), ogni associato fornisce un fondo capitale quale garanzia, non vi sono statuti, nè coercizioni; i singoli edifici devono comunicare tra loro per mezzo di gallerie coperte, per poter circolare sia di notte che di giorno, i passaggi devono essere ventilati e riscaldati per poter ovviare ai rischi delle strade aperte, infine, non devono esistere differenze estreme tra chi è molto ricco e chi è molto povero. Fourier ammette che una donna possa avere molti uomini, così gli uomini possono unirsi a diverse donne; in tal modo scompare "l'ipocrisia" di cui il matrimonio è la fonte; a suo parere coloro che desiderano sposarsi, dovrebbero unirsi in matrimonio in età avanzata; in tal modo il matrimonio avrebbe conseguito il suo scopo: essere un "appoggio della vecchiaia, un ritiro dal mondo, un legame basato sulla ragione" (Fourier, Teoria dei quattro movimenti, Laterza 2010). In tal modo verrebbero meno tutti i pregiudizi, le dicerie relative all'onore e alla virtù delle donne e le galanterie sarebbero considerate "piaceri decenti".
L' abolizione del matrimonio è stata teorizzata , per la prima volta da Platone e, successivamente da Tommaso Campanella; Platone, nel dialogo "La Repubblica," sostiene che i filosofi e i guerrieri non devono avere famiglia, ma avranno in comune le donne e i figli; il genitore non conosce la propria prole, nè il figlio il genitore; ciò non implica la prostituzione della donna, nè la subordinazione della donna all'uomo; le donne devono avere una completa uguaglianza con gli uomini e possono partecipare al governo dello Stato: le magistrature sono comuni alle donne e agli uomini. Platone è contrario alla promiscuità e al "libero amore," ritiene che le unioni debbano essere regolate dai filosofi che hanno il compito di governare lo Stato, in modo che gli uomini migliori si uniscano alle donna migliori affinchè generino una "bella prole." A tale scopo i filosofi organizzeranno, per legge, determinate feste dove di riuniscono i giovani in età di matrimonio e i poeti devono comporre inni adatti alla celebrazione dei matrimoni. I bambini, appena nati, sono tolti ai genitori e si farà in modo che i genitori non sappiano quali siano i loro figli, e i figli ignorino chi siano i loro genitori: "e così saranno di tutti anche i figli, nè i padri conosceranno i propri figli, nè i figli i propri padri"( Platone La Repubblica, Laterza 1966).
Analogamente, Campanella nell' opera "La città del Sole" afferma che nella città del Sole non esistono nè la proprietà privata, nè la famiglia, i bambini per i primi due anni sono allevati dalla madre, successivamente spetta allo Stato il compito di far crescere e educare i bambini che vivono in locali comuni e non conoscono i loro genitori.
Secondo Fourier, l’educazione deve essere integrale e composita: integrale in quanto deve abbracciare tutti gli aspetti del corpo e dell’anima, composita nel senso che deve formare contemporaneamente il corpo e l’ anima. Fourier prospetta l’educazione dell’Armonia in senso morale e politico; l’educazione deve tener conto della vocazione di ogni individuo, deve essere rivolta a tutti indipendentemente dal censo. L’educazione societaria comprende nove momenti: i lattanti e i pargoli (O-21 mesi): i bambini sono affidati a delle governanti e collocati in tre sale diverse, tenendo conto del temperamento dei piccoli; le sale sono riscaldate, le culle sono mosse meccanicamente, oltre alle culle sono previste delle stuoie elastiche per consentire ai bambini di muoversi, di vedere attorno a sè, di avvicinarsi reciprocamente; le governanti si succedono ogni due ore e provvedono a tutte le necessità dei bambini. Oltre alle governanti sono previste delle “ufficialesse” con compiti di ispezione e di direzione e delle nutrici.
Le governanti devono prevenire i pianti dei bambini, che devono vivere in un ambiente calmo e tranquillo, riducendo al minimo il baccano, in tal modo i bambini si abitueranno alla calma e a stare tranquillamente insieme. Nel sistema dell’ Armonia si dedicano alle cure dei bambini piccoli solo le donne competenti, che hanno attitudine per questo lavoro; le madri, non dovendo accudire ai figli, potranno dedicarsi alle attività che sono loro più congeniali. Alle cure dei figli è meglio che non partecino le rispettive madri, perchè tenderebbero a curare solo il proprio figlio.
Segue l’ educazione dei “frugoli” da 21 mesi fino ai tre anni, i bambini non sono più seguiti dalle governanti, ma da bambinai e da bambinaie che conducono i bambini in tutti i laboratori dove si trovano piccoli attrezzi, che i bambini possono usare; in tal modo si potrà capire quali sono i laboratori che “l’attraggono”. I bambini da due a tre anni sono molto industriosi, senz’altro, ognuno troverà l’occupazione che soddisfa i suoi istinti dominanti, e hanno la tendenza a imitare coloro che sono più grandi di loro. Il Bambinaio interverrà, insegnando loro qualche piccola operazione, quindi il bambino potrà procedere da solo; inoltre il bambinaio/ o la bambinaia, devono saper scegliere i periodi opportuni per “presentare” un certo lavoro e essere consapevoli che la loro azione educativa si svolge in un periodo di vita del bambino che è fondamentale. Secondo Fourier, non deve esserci alcuna distinzione di sesso, nemmeno negli abiti; all’ età di due/tre anni è opportuno che le tendenze extra sessuali, femminile nel bambino, maschile nella bambina, possano “fiorire senza ostacolo”; anche se ci sono attività per le quali hanno maggiore attitudini gli uomini ed altre in cui hanno maggiore attitudini le donne, le donne, tuttavia, non possono essere escluse dalla medicina e dall’ insegnamento e ridurle solo “al cucito e alla zuppa.”
I bambini dai tre ai quattro anni: sono affidati ai Mentorini e alle Mentorine che devono sviluppare il carattere dei bambini per poter stabilire la collocazione nella “scala generale dei caratteri” e “discernere il temperameno” ; è positivo l’uso dei giocattoli come mezzo per istruire i bimbi.
Seguono “Le piccole orde” si dividono in due corporazioni: piccole orde addette ai lavori che ripugnano alla sensibilità e all’amor proprio; piccole bande addette al lusso collettivo. I bambini che hanno gusto per la sporcizia, in uniforme da ussaro, galoppano in sella a cavalli nani, accompagnati dallo strepitio di trombette, campanacci e timpani; con acconciature di tipo grottesco e barbaro e parlano in gergo. Sono divisi in tre gruppi: operazione immondizie (esempio spurgo fogne, servizio nei lettamai); lavori pericolosi; partecipanti ad entrambi i lavori; per dedicarsi a lavori ripugnanti si procederà per gradi; inoltre è affidata a loro la sorveglianza degli animali, quindi controllano che nelle macellerie non si facciano soffrire gli animali e che la morte sia data nel modo più dolce possibile; chi maltratta gli animali è sottoposto al Tribunale delle piccole orde. Fourier distingue i bambini dalle bambine: la maggioranza dei maschi preferisce il baccano e la sporcizia; la maggioranza delle bambine tendono ad agghindarsi e a comportarsi con buone maniere.
La falange comprende persone di condizione ineguale, in tal modo è possibile stabilire un’ amicizia sincera tra la classe ricca e quella povera; è necessario formare “lo spirito di proprietà societaria”, pertanto ad ogni gruppo è assegnato una porzione del cantone; per una associazione da 1.550 a 1.600 persone è necessario un terreno di una lega quadrata, dotato di un corso acqua, una foresta. I societari dovranno essere avviati alla “dedizione collettiva e individuale” per il sostegno della falangee, soprattutto, all’ accordo perfetto nella ripartizione dei benefici.
Gli associati non sono dei salariati, ma sono dei “cointeressati ” per quanto riguarda i dividendi sono stabilite tre categorie: il lavoro – il capitale messo a disposizione – il talento. Considerato che tutti ricevono ciò che è necessario (cibo, alloggio, vestiti), anche coloro che sono poveri, già nel primo anno possono avere a disposizione un piccolo capitale da investire.
Il sistema di Armonia, secondo Fourier, crea un rapporto di benevolenza all’interno della falange, dal momento che tutti, anche i più poveri, possono esercitare il diritto di proprietà; tutti lavoreranno con impegno, poichè operano non solo per sè, ma per una massa di associati tutti proprietari, quindi gli interessi sono comuni: tutti sono interessati a compiere il lavoro da svolgersi nel modo migliore.
Fourier fa l’esempio della coltivazione della frutta: i molteplici lavori (potatura, innesto, difesa dagli insetti, ricerca delle specie di frutta migliore ) sono divisi tra i vari gruppi, in modo che ognuno svolga il lavoro in cui è più esperto, aumentando, quindi, la produzione; nessuno sarà tentato a compiere furti, poichè gli interessi di ognuno sono legati a quelli di tutti, tra poveri e ricchi non ci sarà più alcuno motivo di antipatia e di opposizione.
Il lavoro è organizzato tenendo conto delle tre passioni distributive: la farfallante (bisogno di varietà), pertanto ogni due ore si cambierà lavoro, onde impedire la noia, per cui il lavoro diventerà fonte di gioia e di effettivo benessere; la Cabalista (mania di intrigo), ardente negli ambizioni, nei commercianti, nei cortigiani, negli affiliati a corporazioni, nel mondo galante; eccita la discordia e la rivalità; la cabalista ha il ruolo di favorire la discordanza tra i gruppi per avere una migliore produzione. La Composita o esaltante, nasce dall’insieme dei piaceri dei sensi e dell’ anima; questa passione deve essere applicata a tutti i lavori societari. In Armonia ognuno è associato agli utili; i ricchi dovranno fare gli stessi lavori dei poveri; tutti devono essere in grado di svolgere diverse attività e non esiste più la distinzione tra produttori e consumatori. I bambini, sia ricchi che poveri, saranno educati al lavoro predisponendo molteplici laboratori in miniatura; i bambini potranno usare strumenti adatti a loro, ad esempio una fucina in miniatura con incudini in miniatura per realizzare qualche oggetto; i bambini saranno soddisfatti di avere fatto un oggetto come gli adulti.
IL FALANSTERIO
Fourier è ricordato, soprattutto, per aver teorizzato il "Falansterio:" alla società capitalistica Fourier contrappone l’ideale di un sistema sociale “armonico” che può essere attuato dalla “falange,” associazione che opera nel settore agricolo ed in quello industriale, che comprende 1600/1800 persone ed è organizzata come una cooperativa di produzione e consumo; per eseguire i lavori sono create le “serie,” ognuna si suddivide in “gruppi;” i membri della falange non compiono un lavoro uniforme, ma prendono parte all’ attività delle diverse “serie” per cui il lavoro è fonte di soddisfazione.
L' edificio ha forma di ferro di cavallo, la medesima della reggia di Versailles, secondo Fourier, deve essere costruito in mezzo ad un paesaggio campestre, sono esclusi il fango, le immondizie, il puzzo, il rumore che sono presenti nelle periferie delle città. La costruzione comprende un corpo centrale destinato alle occupazioni tranquille: sala per pasti, per il consiglio, la biblioteca, lo studio; inoltre nel corpo centrale si trovano i templi, le forze di comando, il telegrafo, i piccioni viaggiatori, il carillon da cerimonia, l’ osservatorio, il cortile d’inverno, il cortile d’estate guarnito da piante resinose è posto dietro il cortile da parate. Una delle ali laterali è adibita ai lavori rumorosi (carpenterie – fucine – lavori di martello – riunioni industriali dei bambini che fanno molto rumore nell’ attività industriale come nella musica); l’ altra ala comprende la sala da ballo e di ricreazione per i forestieri; infatti, secondo Fourier, molti forestieri si recheranno al falansterio se non altro per curiosità. Il falansterio deve comprendere gli appartamenti individuali, sale per le relazioni pubbliche (Seristeri) dove si riuniscono i gruppi che compongono una Serie che, a sua volta, comprende diversi gruppi, ognuno ha a disposizione una sala: ogni seristerio dispone di tre sale principali e delle salette per i gruppi e i comitati di serie; ogni serie è composta da persone diverse per età, ricchezza, cultura carattere; il gruppo ha “disparità graduali”, in tal modo il rendimento sarà più produttivo e vi sarà l’ armonia sociale. Di fronte all’ edificio si trovano stalle, granai, magazzini; tra il palazzo e le stalle si trova uno spazio che serve da corte d’ onore.
Il falansterio, frontalmente, è lungo 600 tese (ogni tesa è di circa 1,95 metri); le due ali laterali sono lunghe 150 tese; dietro al corpo centrale, le mura delle ali si prolungano per includere un giardino d’ inverno con piante resinose e sempreverdi. Per evitare un’estensione troppo vasta, il corpo centrale e le ali devono essere costruite doppie, disposte parallelamente, con in mezzo uno spazio vuoto di 15/20 tese, che forma cortili allungati e trasversali. A livello del primo piano si trovano dei corridoi chiusi, con vetri riscaldati; la lunghezza dei corridoi è di 15 tese.
Il palazzo deve esere attraversato da gallerie a volta, deve avere quattro piani e il sottotetto: il pianterreno dove vivono gli anziani, il mezzanino per i bambini che devono rimanere separati dagli adolescenti e dagli adulti chee abitano ai piani superiori. Anziani e bambini devono avere proprie sale di relazione al pianterreno e al mezzanino. L’ accesso principale introduce ad una corte centrale con la torre dell’ orologio; a livello del pianterreno si trovano numerose entrate attraverso le quali possono transitare anche le vetture. Nella civiltà mancano le strade e le gallerie, mentre in Armonia è possibile a tutti, anche ai più miserabili, attraversare un portico ben riscaldato e al chiuso di una carrozza, recarsi dal palazzo alle stalle attraverso sotterranei ben rifiniti e pavimentati; tutti possono recarsi dall’alloggio alle sale pubbliche ed ai laboratori servendosi di strade-galleria riscaldate in inverno e ventilate in estate. Il falansterio è autosufficiente, essendo dotato di tutto quanto necessita alla comunità; è previsto un raccordo tra i falansteri che operano in reciproca collaborazione, realizzando un’ organizzazione universale che si basa sull’Armonia universale, dove tutti gli organismi repressivi: tribunali e carceri sono aboliti e dove la vita e la proprietà hanno assunto carattere collettivo.
E’ POSSIBILE UNA NUOVA SOCIETA’?
Diversi architetti, tra cui Courbusier, s'ispirarono allo stile architettonico che Fourier aveva proposto, ma senza tener conto che il "Falansterio" costituiva solo un aspetto di un cambiamento radicale della società.
Il pensiero di Fourier si diffuse, tra il 1830 ed il 1848, a livello internazionale ed ebbe influenza sull' intellighenzia russa; esperimenti furono attuati negli Stati Uniti con la creazione della collettività di Brook Farm fondata nel New England dal reverendo George Ryley; altri esperimenti si ebbero in Spagna e in Romania. ma il fourierismo crollò sia per le divisioni interne, sia perchè era difficile mutare la società con la creazione di piccoli gruppi societarii.
Marx e, soprattutto, Engels, difesero Fourier per le sue critiche alla società, alla famiglia, all'economia; Engels sostiene che Fourier ha posto in evidenza come per il capitalismo, la sovraabbondanza diventi fonte di miseria.
Un notevole contributo è stato dato da Fourier per quanto attiene il mondo del lavoro: innanzi tutto il lavoro viene considerato come un mezzo offerto all' uomo per la propria realizzazione; inoltre Fourier ha sottolineato l'importanza delle associazioni per consentire "l' autodeterminazione" dei lavoratori ed ha affermato il diritto al lavoro. L' esperimento socialista di Fourier si basa sul riconoscimento della positività delle passioni e sul diritto alla felicità, tale visione si contrappone a quella dominante nella società dell' '800; egli propone un mutamento radicale della società; teorizza la creazione di una società fondata saull’ Armonia, l’ uguaglianza, la solidarietà, la libertà e la felicità di tutti e sostiene che la nuova società deve essere creata mediante una trasformazione sociale pacifica, considerando negativa la lotta di classe. Fourier delinea una società, senza produzione e commercio privato, senza lavoro salariato e miseria, ideali che hanno quale finalità l’uguaglianza sociale; poco prima della morte tentò di creare un falansterio, ma la sperimentazione non fu portata a termine; dei falansteri furono creati in America e in Europa.
Il fourierismo crollò sia per le divisioni interne, sia perchè era difficile mutare la società con la creazione di piccoli gruppi societari; i suoi seguaci abbandonarono quanto c'era di visionario nel suo pensiero e conservarono solo il messaggio di riformismo sociale; per alcuni anni (1836-1840), dopo la sua morte, fu pubblicata la "Phalange" diretta da Victor Considèrant, sospesa la pubblicazione della Falange, nel 1851 venne fondato il giornale "Dèmocratie pacifique" e nel 1845 l' Almanach Phalansterien, tali giornali affrontarono le questioni inerenti alle condizioni dei lavoratori e denunciarono i conservatori della monarchia di luglio, ma ebbero scarso seguito.
LA LETTERATURA UTOPICA
Non solo i filosofi hanno elaborato progetti di riforma della società e dello stato, progetti che non hanno mai avuto attuazione, ma anche scrittori e artisti hanno ritenuto possibile un cambiamento radicale; è valido pensare che si possa realizzare una società giusta e pacifica, organizzata secondo nuove regole che garantiscono la cooperazione, la libera associazione e la felicità a tutti.
Caratteri utopici possono essere individuati nel futurismo, nel surrealismo e in letteratura: filosofi e artisti, sia pure con linguaggi diversi, rifiutano la società esistente e cercano di individuare quale sia la via per attuare un totale cambiamento.
Nelle opere di Calvino si possono individuare una molteplicità di temi che spazziano dalla tematica relativa alla Resistenza, al neorealismo dei primi scritti, alle prospettive sconvolgenti delle scoperte scientifiche. Il tema dei guasti irreparabili provocati dal processo di industrializzazione, dalla convulsa trasformazione delle città, è stato affrontato da Calvino, negli scritti composti negli anni cinquanta, in chiave neorealistica: i racconti “La formica argentina” (1952), “La speculazione edilizia” (1957), “La nuvola di smog” (1958) hanno un chiaro riferimento ai mutamenti verificatosi nel paesaggio urbano e nella natura sfigurata dall’ intervento dell’ uomo.
Il racconto “La formica argentina,” può essere considerato come metafora di un mondo invaso da una melassa informe, vischiosa, fangosa, pesante, segno della dissoluzione della città intesa come luogo abitato da una comunità, dove i rapporti tra gli uomini sono caratterizzati dalla socievolezza reciproca. L’ invasione delle formiche è inarrestabile “in ogni orto, in ogni casa indovinavo le file di formiche che salivano sui muri, che coprivano gli alberi da frutto, che muovevano le antenne verso ogni cosa zuccherosa o grassa; e il mio occhio ormai sull’avviso scopriva subito le masserizie messe fuor di casa a sbattere perchè le formiche le avevano invase, e il soffietto dell’insettifugo in mano a una vecchia, e il piattino di veleno, e, aguzzando gli occhi, la fila che camminava, imperturbabile, lungo il cornicione.” (La formica argentina, in Racconti, Einaudi, 1958).
Nel racconto “La nuvola di smog,” (pubblicata nel 1958), Calvino torna ad affrontare i temi della distruzione della natura e dell’ avidità umana, la caligine avvolge la città come una cappa di grigiore della polvere e dello smog domina sopra la città: “Era giugno avanzato ma l’ estate non cominciava; il tempo era greve, le giornate oppresse da una fosca caligine, nelle ore meridiane. La città era immersa in una luce da finimondo. I passanti parevano ombre fotografate al suolo dopo che il corpo era volato via”. Solo nella campagna è possibile, sia pure per un attimo, avere un rapporto con la natura che rasserena l’ animo: “la campagna nel sole dava fuori il suo verde...e l’ acqua correva via gonfia di bolle azzurrine.” (Calvino, La nuvola di smog, In Racconti, Einaudi 1958).
Nel racconto “La speculazione edilizia” (pubblicata su “Botteghe oscure” nel 1957), Calvino critica i cambiamenti edilizi che si sono verificati nel dopoguerra e che hanno sfigurato il territorio, provocando la cementificazione di vaste aree. Quinto Anfossi si mette in società con l’impresario Caisotti, che si è arricchito fabbricando palazzi, per costruire un edificio su un pezzo di terra che la madre aveva adibito a giardino; ma l’affare diventa sempre più ingarbugliato e si rivela un fallimento. Calvino, nel racconto, evidenzia l’affarismo della amorale borghesia che mira, esclusivamente, al tornaconto personale; emblematica la figura della madre, intenta a salvare qualcosa dall’invasione del cemento curando quello che resta del giardino dove i caprifogli odoravano e i nasturzi erano una macchia di colore fin troppo vivo.
LE CITTA’ INVISIBILI
L’ opera è divisa in nove sezioni, ognuna delle quali comprende la descrizione di un gruppo di città che M. Polo ha conosciuto durante i suoi viaggi, ogni sezione è introdotta da un dialogo tra Marco Polo e Kublai Kan. Le città rappresentano un “altrove,” Calvino, nell’introduzione sottolinea il senso del romanzo: le molteplici città invisibili che M. Polo descrive all’ imperatore dei Tartari, implicano, in modo ora esplicito, ora implicito una discussione sulla città moderna
Attualmente si parla molto della distruzione della natura e della crisi delle megalopoli che coprono sempre più vasti territori; si può accettare l’ inferno delle città reali fino al punto “di non vederlo più,” ma è pure possibile ”cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’ inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.” (Calvino, Le città invisibili, Mondadori, pag.160). Le parole conclusive del romanzo danno un senso alla ricerca della città ideale, al desiderio di cambiare; il modello ideale può essere irraggiungibile, ma si può tentare di avvicinarsi ad esso.
Nello scritto "Le città invisibili", Marco Polo narra le città che si trovano nel vasto impero di Kublai Kan; l' imperatore non può visitare tutte le città, e chiede a Marco Polo di descrivere le città che ha visitato. M. Polo evoca "un' idea atemporale di città" e sviluppa, anche, "una discussione sulla città moderna:" le città invisibili "sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili." Kublai Kan, "melanconico imperatore", ha compreso che "il suo sterminato potere conta ben poco;" egli è consapevole che non può fare nulla per mutare il corso degli eventi e immagina un "altrove" che da un lato si riferisce al passato quando sollevava la polvere sui campi di battaglia, dall' altro è rivolto a un futuro irragiungibile.
Calvino conduce il suo discorso secondo una duplice prospettiva: presenta le città d' utopia avvolte nel sogno e, contestualmente, narra le citta infernali dove viviamo. La descrizione di M. Polo è come una reverie, un' immaginazione che si snoda nei racconti che egli fa a Kublai Kan; la fantasia disegna città filiformi, dove domina la leggerezza, città fuori dal tempo e dallo spazio, immerse in un’ atmosfera fluttuante, avvolte in una dimensione fantastica, ma,nello stesso tempo, fa riferimento alla realtà delle città contemporanea, caotica e disumanizzante.
LE CITTÀ E IL DESIDERIO: DESPINA
“In due modi si raggiunge Despina : per nave o per cammello. La città si presenta differente a chi viene da terra e a chi dal mare.
Il cammelliere che vede spuntare all’orizzonte dell’altipiano i pinnacoli dei grattacieli, le antenne radar, sbattere le maniche a vento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli, pensa a una nave, sa che è una città ma la pensa come un bastimento che lo porti via dal deserto, un veliero che stia per salpare, col vento che già gonfia le vele non ancora slegate, o un vapore con la caldaia che vibra nella carena di ferro, e pensa a tutti i porti, alle merci d’oltremare che le gru scaricano sui moli, alle osterie dove equipaggi di diversa bandiera si rompono bottiglie sulla testa, alle finestre illuminate a pianterreno,ognuna con una donna che si pettina.
Nella foschia della costa il marinaio distingue la forma d’una gobba di cammello, d’una sella ricamata di frange luccicanti tra due gobbe chiazzate che avanzano dondolando, sa che è una città ma la pensa come un cammello dal cui basto pendono otri e bisacce di frutta candita, vino di datteri, foglie di tabacco, e già si vede in testa a una lunga carovana che lo porta via dal deserto del mare, verso oasi d’acqua dolce all’ombra seghettata delle palme, verso palazzi dalle spesse mura di calce, dai cortili di piastrelle su cui ballano scalze le danzatrici e muovono le braccia un po’ nel velo e un po’ fuori dal velo.
Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone ; e così il cammelliere e il marinaio vedono Despina, città di confine tra due deserti (Calvino, Le città invisibili, Mondadori, p. 17).
La città di Despina è metafora dell' altrove che avvolge la città: è posta tra il mare ed il deserto, a chi viene dal deserto appare come un bastimento, un veliero che salpa verso luoghi lontani dove ci si può smarrire, dove si trovano osterie per gli equipaggi, finestre illuminate a pianterreno e a ognuna c' è una donna che si pettina vicino alla finestra; chi viene dal mare pensa la città come un cammello carico di "otri e bisacce di frutta candita, vino di datteri, foglie di tabacco," all'improvviso, vede una carovana che si dirige verso un' oasi dove si trova l' acqua dolce e cortili dove danzano, scalze, le danzatrici e " muovono le braccia un po' nel velo e un po' fuori dal velo". Visioni ammalianti che suscitano desideri di evasione, erotismo che travolge l'anima, nascosti desideri di un mondo privo di regole desideri di piaceri che suscitano felicità.
Il diritto alla felicità è stato inserito nella Costituzione americana approvata a Filadelfia nel 1776, su proposta di Thomas Jefferson: "noi riteniamo che le seguenti verità siano sacre e innegabili che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro creatore di alcuni Diritti inalienabili, che tra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità. Che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini, i Governi, i quali derivano i giusti poteri dal consenso dei governati"
LE CITTÀ E IL DESIDERIO: FEDORA
Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modello di un’ altra Fedora. Sono le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse, per una ragione o per l’ altra, diventata come oggi la vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora qual era, aveva immaginato il modo di farne la città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura già Fedora non era più la stessa di prima, e quello che fino a ieri era stato un suo possibile futuro ormai era solo un giocattolo in una sfera di vetro.
Fedora ha adesso nel palazzo delle sfere il suo museo: ogni abitante lo visita, sceglie la città che corrisponde ai suoi desideri, la contempla immaginando di specchiarsi nella peschiera delle meduse che doveva raccogliere le acque del canale (se non fosse stato prosciugato), di percorrere dall’ alto del baldacchino il viale riservato agli elefanti (ora banditi dalla città), di scivolare lungo la spirale del minareto a chiocciola (che non trovò più la base su cui sorgere).
Nella mappa del tuo impero, o grande Kan, devono trovar posto sia la grande Fedora di pietra sia le piccole Fedore nelle sfere di vetro. Non perché tutte egualmente reali, ma perché tutte solo presunte .L’ una racchiude ciò che è accettato come necessario;mentre non lo è ancora; le altre ciò che è immaginato come possibile e un minuto dopo non lo è più.( Calvino, Le città invisibili, Mondadori, p.31).
Fedora è un enigma, città che contiene in sé molte città, mai costruite, solo immaginate. E’ la città che racchiude forse tutto lo spirito delle “Città invisibili”, un intreccio magico di sogni e giochi della fantasia, dove ogni mondo possibile è descritto come realizzabile e realizzato. Come altri libri di Calvino, ad esempio “Il Castello dei destini incrociati,” è presente nelle Città invisibile una trama postmoderna, destrutturata, per cui la fantasia si scambia con la realtà e viceversa, fino a confondersi e a confondere il lettore, immerso nel gioco degli specchi del narratore.
Fedora, infatti, è una metropoli in pietra grigia, con al centro un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza, dentro ogni sfera si trova il modello di un’altra Fedora. Ognuno può guardare le sfere e vedere dentro la città ideale progettata e mai realizzata, le mille possibilità di essere di Fedora, le infinite varianti rimaste solo progettate e mai portate a compimento. Così gli abitanti possono vedere nelle sfere ad esempio la pescheria delle meduse, il viale per gli elefanti, la spirale a chiocciola di un minareto, opere che non hanno visto la luce. Fedora metropoli di pietra e le mille Fedora di vetro dovrebbero, dice Marco Polo a Kublai Kan, trovare posto nel suo impero, non perché sono reali, ma in quanto sono presunte: la metropoli presenta ciò che è stato ritenuto necessario, le Fedora di vetro presentano ciò che si è immaginato possibile e subito dopo si è abbandonato.
La storia delle mille Fedora narra dell’impossibile separazione tra reale e immaginario, pone la domanda su che cosa sia realmente reale: è reale ciò che esiste solo in quanto necessario, o è reale ciò che si è immaginato e poi si è lasciato come impossibile, salvo poi continuare a ricordarlo e ad ammirarlo? E’ reale Fedora metropoli o sono reali le Fedora di vetro che tutti gli abitanti vanno ad ammirare?
Nel mondo di Calvino è arduo tracciare una linea di confine netta tra reale e immaginario: la chiave delle Città invisibile potrebbe risiedere in questa domanda, senza risposta data, è reale ciò che vediamo o è reale ciò che immaginiamo possibile?
Un quesito questo a cui si accompagna un altro pressante interrogativo: quale è il senso del nostro immaginare e sognare? Se ciò che immaginiamo è lontano dal reale potrebbe essere un inutile vaneggiare della mente. Come gli abitanti di Fedora, quale è il senso di continuare ad ammirare le sfere di vetro con le Fedore immaginate?
La problematica è interna a tutta l’opera di Calvino: una possibile risposta si trova proprio nella chiusura delle Città invisibile, una risposta che trova un diretto filo conduttore con il grande utopista dell’800 Fourier. Kublai Kan, infatti, replica a Marco Polo che non esiste la città perfetta, ma questo non significa che bisogna smettere di cercarla. Marco Polo conclude con un’affermazione sibillina e profetica, affermando che noi abitiamo l’inferno ogni giorno e che per non soffrirne non vi sono che due soluzioni, una facile, accettare l’inferno e diventarne parte fino a non notarlo più; la seconda soluzione è più difficile, necessita di attenzione e di apprendimento continuo, in quanto è il cercare e il saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.
Se la società industriale ha trasformato in un inferno la vita dell’uomo contemporaneo, un inferno che vede nelle guerre mondiali e nei regimi totalitari il suo epicentro, la fantasia, l’immaginazione sono la chiave per la salvezza dell’individuo. Un concetto presente già nel Calvino de Il Sentiero dei nidi di ragno, dove la violenza della guerra era opposta al luogo immaginifico (il sentiero dei nidi di ragno) e segreto di Pin e nella Trilogia degli Antenati, con il Barone Rampante che si auto esilia dal mondo e dalla storia. Nella chiusura delle Città invisibili, tuttavia, la prospettiva è cambiata, anzi ribaltata: l’immaginazione non dà salvezza in quanto strumento di fuga, ma in quanto permette di cogliere i frammenti di bellezza presenti nel mondo e di chiuderli nel cuore, facendoli durare per sempre, frammenti di paradiso in un universo infernale. Continuare ad avere nella mente e nel cuore la “città perfetta”, irrealizzabile ma possibile, è forse metafora del conservare dentro un modello di felicità, di ideale, non presente, non realizzabile, ma che dà forza all’animo di resistere all’inferno senza diventare come coloro che per non soffrire si adeguano, chiudono gli occhi della mente e del cuore, credono di vedere la realtà, ma sono ciechi, perché hanno perso di vista ogni possibile cambiamento, ogni possibile futuro. E chi non immagina un futuro possibile, è sconfitto nel presente, non è più un uomo, ma una “pecora” che vede chiusa la sua esistenza in impercettibili attimi del presente.
Immaginare un mondo possibile e perfetto, quanto meno migliore del presente: ecco ciò che unisce il pensatore Fourier e lo scrittore Calvino.
LE CITTÀ SOTTILI: OTTAVIA
“Se volete credermi, bene. Ora dirò come è fatta Ottavia, città-ragnatela. C’è un precipizio in mezzo a due montagne scoscese : la città è sul vuoto, legata alle due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine di legno, attenti a non mettere il piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle maglie di canapa. Sotto non c’è niente per centinaia di metri : qualche nuvola scorre ; s’intravede più in basso il fondo del burrone.
Questa è la base della città : una rete che serve da passaggio e da sostegno. Tutto il resto, invece d’elevarsi sopra, sta appeso sotto: scale di corda, amache, case fatte a sacco, attaccapanni, terrazzi come navicelle, otri d’acqua, becchi del gas, girarrosti, cesti appesi a spaghi, montacarichi, docce, trapezi e anelli per i giochi, teleferiche, lampadari, vasi con piante dal fogliame pendulo.
Sospesa sull’abisso, la vita degli abitanti d’Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge." (Calvino, Le città invisibili, Mondadori, p.73).
Ottavia è una città-ragnatela: costruita su un precipizio,legata alle due creste delle montagne con funi catene e passerelle; sotto un crepaccio profondo centinaia e centinaia di metri; la città è sospesa sull’abisso, ma possiede una sua armonia: il bilanciamento delle strutture è essenziale. Le città dell’ impero “pesano sulla terra e sugli uomini,” la mente si abbandona al sogno di una città leggera, dove gli abitanti sono strettamente legati gli uni agli altri in un rapporto di reciproca condivisione; tutti sono consapevoli che il territorio non consente costruzioni che potrebbero far crollare la struttura nell’ abisso. Passioni quali: l’ invidia e l’ orgoglio sono bandite per poter difendere il bene comune; la coesistenza umana è possibile poichè l’ uguaglianza e la solidarietà costituiscono i presupposti su cui si basa la città, tutti sono consapevoli che la vita di ognuno è indissolubilmente legata a quella degli altri.
LA CITTÀ E GLI OCCHI: ZEMRUDE
"E' l' umore di chi la guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su: davanzali, tende che sventolano, zampilli. Se ci cammini con il mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s' impiglieranno raso terra, nei rigagnoli, i tombini, le resche di pesce, la cartaccia. Non puoi dire che un aspetto della città sia più vero dell' altro, però della Zemrude d' in su senti parlare soprattutto da chi se la ricorda affondando nella Zemrude d' in giù, percorrendo tutti i giorni gli stessi tratti di strada e ritrovando al mattino, il malumore del giorno prima incrostato a piè dei muri. Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato. Il caso inverso non è escluso, ma più raro: perciò continuiamo a girare per le vie di Zemrude con gli occhi che ormai scavano sotto le cantine, alle fondamenta, ai pozzi." (Calvino, Le città invisibili, Mondadori 4).
La città perfetta che qualcuno, ancora, pensa di realizzare, è un sogno; M. Polo narra di città leggere come aquiloni, città traforate come pizzi, città trasparenti come zanzariere, città nervatura di foglia, città linea della mano, città filigrana da vedere attraverso il loro opaco e fittizio spessore Se si cammina fischiettando, a naso librato dietro il fischio, possiamo pensare città diverse da quella che vediamo tutti i giorni: la cartaccia disseminata ovunque, i mucchi della spazzatura ad ogni angolo, il rumore assordante delle auto aggrovigliate lungo le strade, i tombini che ad ogni piovasco rigurgitano acque puzzolenti, gli edifci ammucchiati in modo disordinato. Gli occhi dovrebbero guardare verso l’ alto, pensare che siano possibili città diverse; occorre intravedere, attraverso la nebbia, i segni, la forma di una città che ha abbandonato “dei estranei” ed ha ritrovato “ i suoi dei” E’ fondamentale che non si assuefi “alle sue piaghe”.
LE CITTÀ E GLI OCCHI: BAUCI
Le città pesano sulla terra "stipate di ricchezze e d' ingorghi," stracariche di edifici cementificati, gonfie di merci; l' imperatore sogna una città dai pinnacoli sottili, fatti in modo che la Luna nel suo viaggio possa posarsi ora sull' uno ora sull' altro, o dondolarsi appesa ai cavi delle gru
Modello di città "leggera" è Bauci chi vi giunge, dopo sette giorni di cammino attraverso la boscaglia, non vede la città:
"I sottili trampoli che s' alzano dal suolo a gran distanza l' uno dall' altro e si perdono sopra le nubi, sostengono la città. Ci si sale con scalette. A terra gli abitanti si mostrano di rado: hanno già tutto l' occorrente lassù e preferiscono non scendere. Nulla della città tocca il suolo tranne quelle lunghe gambe da fenicottero a cui si appoggia e, nelle giornate luminose, un' ombra traforata e angolosa che si disegna sul fogliame.
Tre ipotesi si danno gli abitanti di Bauci: che odino la Terra; che la rispettino al punto d' evitare ogni contatto; che la amino com'era prima di loro e con cannocchiali e telescopi puntati in giù non si stanchino di passarla in rassegna, foglia a foglia, sasso, a sasso, formica per formica, contemplando affascinati la propria assenza" (Calvino, Le città invisibili, Mondadori, p.75).
Città, dove gli uomini vivono su trampoli che si perdono tra le nubi, immagine che ricorda il "Barone rampante" che vive sugli alberi e non scende mai a terra, quale rifiuto del fragore e ricerca di un silenzio che aiuti a comprendere se stessi: è tempo che il mio impero, già troppo cresciuto verso il fuori, - pensava il Kan -cominci a crescere al di dentro.
La città di Bauci è un'immagine sottile e rarefatta, sospesa nel vuoto e nell'assenza: vuoto è lo spazio tra la città e la terra, assenza è quella degli abitanti, che si sono rifugiati lontano dal mondo. A catturare l'attenzione non è soltanto la fantasiosa immagine della città che si regge sulle lunghe, esili zampe da fenicottero, ma è anche la conclusione, che si configura come una domanda aperta, quasi un indovinello. Perchè gli abitanti di Bauci non scendono nel mondo? E' odio, è amore o è nostalgia. Si potrebbe dire che la rappresentazione di questa città sia funzionale a porre proprio questo quesito senza risposta, come se in tale dilemma risiedesse lo scopo ultimo di Calvino, il centro nel racconto. La descrizione diventa così un espediente letterario di grande bellezza per porre al lettore l'enigma: abbandonare il mondo è un atto di amore o un atto di odio? L'isolamento è frutto della malinconica nostalgia?
Non è un dilemma casuale, anzi è centrale nella poetica di Calvino: è il centro narrativo de "Il barone rampante", si ritrova nel malinconico e pensieroso mondo di Palomar. Forse è l'asse centrale dell'anima di Calvino: stare nel mondo e affrontare le sue brutture, il naturale disfacimento delle cose o abbandonare il mondo, rifugiarsi in una dimensione eterea, sollevata da tutto e da tutti, distante e distaccata? La domanda rimane qui senza risposta: Calvino non ne ha una definitiva da proporre e lascia al lettore l'inquietudine di trovare una risposta, nel dubbio che tale risposta non esista veramente.
LE CITTÀ E GLI OCCHI: MORIANA
Moriana da un lato appare come una città lussuosa, perfetta, dall’altra parte è buia colma di oggetti abbandonati sparsi ovunque; le due parti non possono essere disgiunte sono “come fogli di carta con una figura di qua e una di là che non possono staccarsi nè guardarsi.” Metafora delle contraddizioni insite in ogni città? O dell’ opposizione bello/brutto indisgiungibili?
"Guadato il fiume, valicato il passo, l' uomo si trova di fronte tutt'a un tratto la città di Moriana, con le porte d' alabastro trasparenti alla luce del sole, le colonne di corallo che sostengono i frontoni incrostati di serpentina, le ville tutte di vetro come acquari dove nuotano le ombre delle danzatrici dalle squame argentate sotto i lampadari a forma di medusa. Se non è al suo primo viaggio l' uomo sa già che le città come questa hanno un rovescio: basta percorrere un semicerchio e si avrà in vista la faccia nascosta di Moriana, una distesa di lamiera arrugginita, tela di sacco, assi irte di chiodi, tubi neri di fuliggine, mucchi di barattoli, muri ciechi come scrittura stinte, telai di sedie spagliate, corde buone solo per impiccarsi a un trave marcio.
Da una parte all' altra della città sembra continui in prospettiva moltiplicando il suo repertorio d' immagini: invece non ha spessore, consiste solo in un dritto e in un rovescio, come foglio di carta, con una figura di qua e una di là, che non possono staccarsi nè guardarsi" (Calvino, Le città invisibili, Mondadori, p.103) .
Il tema della crisi della società odierna, sia pure espresso in modo allusiva, è presente nell’ opera di Calvino; trattasi di un tema affrontato con una sottile melanconia per il tramonto di giovanili illusioni e l’ affermarsi di un mondo dominato,esclusivamente, dall’ affarismo. nel racconto “La speculazione edilizia,” Calvino tratteggia la figura di un giovane intellettuale, che decide di vendere gran parte del giardino che circonda la sua casa, per costruirvi un nuovo caseggiato, pensando che, in tal modo, potrà guadagnare lauti proventi, ma l’ impresa è un fallimento.Il racconto vuol essere una metafora della crisi, della caduta di valori della società odierna: la città di Quinto, un tempo era circondata da giardini ombrosi d’ eucalipti e magnolie ora, dal cielo dove si sarebbero affacciate le future soleggiate tri-camere-servizi“le scavatrici ribaltavano il terreno.......e il piccone diroccava le villette a due piani, e la scure abbatteva in uno scroscio cartaceo i ventagli delle palme Washingtonia, dal cielo dove si sarebbero affacciare le future soleggiate.tricamere-servizi. Quando Quinto saliva alla sua villa, un tempo dominante la distesa dei tetti della città nuova e i bassi quartieri della marina e il porto, più in qua il mucchio di case muffite e lichenose della città vecchia, tra il versante della collina a ponente dove sopra gli orti s’ infittiva l’ oliveto,e, a levante, un reame di ville e alberghi verdi come un bosco, sotto il dosso brullo dei campi di garofani scintillanti di serre fino al Capo: ora, più nulla, non vedeva che un sovrapporsi geometrico di parallelepipedi e poliedri, spigoli e lati di case, di qua e di là, tetti, finestre, muri ciechi per servitù contigue con solo i finestrini smerigliati dei gabinetti uno sopra l’ altro”(Calvino, La speculazione edilizia).
La descrizione particolareggiata del panorama si riferisce, chiaramente, alla città di Sanremo, il ramnmarico di Quinto per la distruzione subita dal territorio, è rivolto al passato, il futuro è privo di prospettive, è animato da una profonda rabbia di fronte alla corruzione dilangante per cui non restano che la nostalgia e il rimpianto.
La creazione di una società alternativa a quella reale non avviene solo attuando dei cambiamenti esteriori, ma occorre, innanzitutto un mutamento “interiore” degli uomini, che può verificarsi non con l’ uso della forza, dell’ obbligo autoritario, ma attraverso la persuasione; la violenza non può essere usata per cambiare il modo di vivere delle persone, o per creare la costituzione migliore: occorre persuadere gli uomini che, solo operando secondo giustizia e ragione, è possibile costituire una società che tenda, quale fine ultimo, alla giustizia e all’ ideale di pace.
BIBLIOGRAFIA
Charles Fourier, Teoria dei quattro movimenti – Il nuovo mondo amoroso, a cura di I. Calvino,Einaudi, 1971,
Italo Calvino, Racconti, Einaudi, 1958;
Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi, 2010;
Italo Calvino, La speculazione edilizia, Mondadori, 2013;
Mario Berenghi, Italo Calvino, le linee e i margini, Il Mulino, 2007;
Nicola Turi, L’ identità negata, il secondo Calvino e l’ utopia del tempo fermo, Società Editrice Fiorentina, 2003.