La candidatura delle Alpi del Mediterraneo
LE ALPI DEL MEDITERRANEO
Alla fine del gennaio 2018, dal Ministero italiano dell' Ambiente, Territorio e Mare era stato ufficialmente depositato a Parigi il Dossier della candidatura a Patrimonio dell' Umanità, sezione Beni Naturali, delle Alpi del Mediterraneo un territorio transnazionale a cavallo della frontiera ligure occidentale. Purtroppo, alla fine dell' anno, il Principe di Monaco ha ritirato la sua adesione ed ha motivato il ritiro, sostenendo che l' Unesco non avrebbe riconosciuto l' area proposta come "bene dell' Umanità" e che si sarebbe ripresentato il progetto.
In realtà, non è stata più elaborata alcuna richiesta in merito; si ignora quali siano i motivi che abbiano impedito di redigere un altro progetto.
Occorre evidenziare che la presentazione del progetto non aveva solo lo scopo di favorire un "turismo sostenibile", ma mirava, soprattutto, a rafforzare la collaborazione transfrontaliera: era in atto un "clima di armonia" e di concordia tra tutte collettività locali allo scopo di ampliare i rapporti di amicizia già esistenti tra le Amministrazioni italiane di Triora e di Briga Alta e quella francese di La Brigue che erano stati fissati a partire dal 2009, quando è stata eretta una stele "della fraternità montanara" presso la statua del Redentore quale segno della definitiva cancellazione delle divisioni create dal trattato di pace del febbraio 1947 che sancirono il passaggio alla Francia di tutta la parte alta della val Roja, compresa la Valle Meraviglie, dove si trovano le incisioni rupestri (circa 40.000) e dove, tra il 1910 e il 1914 sono state costruite le dighe a dieci laghi, per la produzione annua di 140 milioni di kw che alimentavano le principali ferrovie in Liguria e Piemonte, la Cuneo -Ventimiglia e le principali industrie dell’ Italia del nord tra cui i complessi siderurgici di Genova, i cantieri navali della Spezia e gli stabilimenti chimici della Montecatini. Inoltre, era divisa in tre parti il comune piemontese di Briga Marittima: Briga Alta che comprendeva le frazioni di Piaggia, Upega e Carnino destinata all' Italia, il Comune di La Brigue assegnato alla Francia, mentre le frazioni di Realdo e Verdeggia furono accorpate al Comune di Triora.
Occorre ricordare che tutta l’ area, era abitata dai Ligures e venne conquistata dai Romani che vi crearono la “Civitas Intemeliorum”, con capoluogo Albium Intemelium (l’attuale Ventimiglia); dopo la caduta dell’ Impero Romano d’ Occidente la vallata mantenne la propria unità grazie alla protezione del vescovo di Ventimiglia. Durante il X e l’ XI secolo venne costituita la Contea di Ventimiglia, totalmente indipendente; però, in seguito al trattato di Aix del 13 luglio 1262, che poneva fine alla guerra tra Genova e la Provenza, la contea fu smembrata: alla Provenza fu annessa la parte centrale della valle, mentre quella inferiore passò a Genova; l’ alta valle con Tenda e Briga divenne la Contea di Tenda governata dai conti di Ventimiglia, che rimase indipendente sino all’ annessione del Ducato di Savoia.
Con l’ascesa di Napoleone, la Francia ebbe il completo controllo dell’Italia nord – occidentale e -nel 1802- la Repubblica Cisalpina, fondata a Milano nel giugno del 1797, venne trasformata in Repubblica Italiana con presidente Napoleone e vicepresidente Francesco Melzi d’Eril, patrizio milanese; nel 1805 la repubblica fu trasformata in Regno d’ Italia, Napoleone fu re e vicerè il figliastro del Buonaparte Eugenio di Beauharnais che risiedette a Milano. Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte, nel 1815, tutta la contea fu attribuita al regno piemontese.
La situazione mutò di nuovo nel 1860: il 24 marzo 1860 furono siglati gli accordi che stabilirono la cessione alla Francia della Savoia e di Nizza; il 15 e il 16 aprile fu indetto un plebiscito e la maggioranza (25.7843m su 30.712 iscritti) votarono a favore dell’ annessione alla Francia; rimase al Regno d’ Italia tutto l’ alto e medio bacino della Roja, Briga, Tenda e le riserve di caccia del re nell’ alta Tinea e alta Vesubia, compreso l’ abitato di Mollières; mentre rimase alla Francia il medio bacino della Roja con Breil, Saorge e Sospel; tutti i tentativi di modificare l’ assetto del confine non furono realizzati(1).
Furono siglati numerosi accordi, ma con scarsi risultati: nel 1875 furono iniziate trattative per la costruzione di quattro chilometri di strada da Breil al confine italiano; nel 1982 fu stipulato un documento per definire le zone di pesa al largo di Mentone. il 6 giugno 1892 fu firmata la convenzione per la costruzione di una linea ferroviaria Cuneo-Nizza (che venne realizzata nel 1928), nel dicembre 1914 fu concluso un accorso sull’ impiego delle acque della Roja, ma non venne modificata la situazione e la frontiera nelle Alpi Marittime “rimase immutata”(2).
Alla fine della seconda guerra mondiale, numerose forze politiche, sia italiane che francesi, proposero la creazione di una zona “franca” che avrebbe dovuto comprendere l’ intero bacino della Roja; il territorio della zona franca avrebbe dovuto comprendere 19 comuni italiani (compresi quelli di Briga e Tenda) e undici francesi; lasciando immutata l’appartenenza politica ai rispettivi paesi. Nell’ agosto 1945 l’Unione democratica federalista inviò ai rappresentati dell’ Italia, a quelli della Francia e a quelli delle Nazioni Unite un rapporto con il quale si evidenziava che la zona franca avrebbe favorito l’economia dell’intera area e avrebbe migliorato i rapporti tra l’Italia e la Francia. Furono sottolineati i precedenti storici della zona e “l’ unità politica e spirituale” della valle.(3)
La richiesta della candidatura a Patrimonio dell' Umanità delle Alpi del Mediterraneo non mirava solo a favorire un’ area dalle caratteristiche terrestri e marittime estremamente significative, ma aveva anche lo scopo di eliminare, finalmente, ogni divergenza creando un territorio transnazionale a cavallo della frontiera, come è evidenziato dal Giuramento tra i Sindaci di Briga, di Briga Superiore e di Tenda, affinchè pace e concordia abbiano valore e tutti abbiano rapporti di fedele amicizia.
Si sottolinea l’impegno profuso dal Club Alpino Italiano, in particolare dalle sezioni di Sanremo, Imperia, Bordighera, Ventimiglia, per l’elaborazione del progetto, che è stato presentato al pubblico nell’incontro del 4 luglio 2018, alla luce della stele di granito, recante l’ incisione “Le montagne dividono le acque e riuniscono gli uomini” collocata sul monte Saccarello.
E’ altamente auspicabile che il progetto sia solo rinviato, ma venga effettivamente realizzato nel nome della Pace e della Concordia tra i popoli.
(1) Gianluigi Ugo, Il confine italo-francese, storia di una frontiera, Xenia Edizioni, 1989.
(2) Gianluigi Ugo,op.,cit., p.83.
(3) Gianluigi Ugo, op. cit. p. 77