La genesi dell'umanità - Il mito di Prometeo e Pandora

 LA GENESI DELL’ UMANITA’  -  PROMETEO E PANDORA





Immagini cortesemente concessa dall'artista:

Cristina Vergano

Olio e acrilico su pannello ligneo

©Cristina Vergano 2022




La scelta delle immagini è legato al presente saggio, in quanto le donne raffigurate dall’artista hanno un atteggiamento "ieratico" che esprime una sensualità volta a dominare e a oltrepassare il bene e il male.



ESIODO: NOTAZIONE BIOGRAFICHE

 

Le scarse notizie biografiche relative a Esiodo che abbiamo. possiamo dedurle dalle sue opere; nacque a Cuma (Asia Minore), il padre esercitava l'attività di mercante  e si traferì in Beozia a Ascra, un "misero borgo" che Esiodo descrive (Opere 640):  "penoso l’inverno, insopportabile l'estate,  ameno mai." Dopo la morte del padre, vi furono lunghe  liti  con il fratello, Perse; pare che la lite si sia conclusa a favore di Perse, che riuscì a corrompere i giudici.

Di Esiodo rimangono due poemi conservati integrali: "Le opere e i giorni" e "La Teogonia"; ne “Le opere e i giorni" Esiodo elogia il lavoro e la giustizia, nella "Teogonia" sono ordinati, in modo organico,  i miti presenti nell' ampio materiale religioso. Sono attribuite a Esiodo anche il Catalogo delle donne e Lo scudo di Eracle; per quanto attiene la prima opera, abbiamo alcuni passi e può essere considerata come seguito della Teogonia; nello "Scudo" Esiodo narra la lotta tra Eracle e Cicno, un brigante mostruoso e descrive lo scudo di Eracle ispirato da quello di Achille narrato da Omero nell' Iliade.

Esiodo si recò a  Calcide dove partecipò ad una gara poetica durante i giochi funebri in onore di Anfidamante; Esiodo vinse la gara e conquistò un  tripode di bronzo.

 


                                   ELEMENTI STORICI


Una cronologia  di carattere storico inizia a costituirsi in Grecia quando  si afferma  una scrittura alfabetica; i documenti più antichi sono rappresentati  dagli elenchi dei vincitori di Olimpia e dalla lista spartana degli efori; occorre tener conto che le date anteriori all'VIII secolo sono approssimative. Per stabilire la cronologia,è importante conoscere  la cronologia relativa al regno di Hammurabi, all'attacco del re ittita Murashilisb databile al 1758 a. C. circa e la cronologia dell' area dell'Egitto: la storia dell' antico Egitto inizia intorno al 3.000/2900 con il re Menes. La cronologia egiziana costituisce una guida importante per stabilire le storia cretese divisa in Antico minoico, Medio Minoico,  XVI secolo; per quanto riguarda  il continente greco è stata  considerata  distinta  in Antico Elladico che comincia verso il 2500, segue il Medio Ellenico dal 1900 al 1550  circa a. C., in questi periodo giunsero  gli Indoeuropei; infine il Tardo Ellenico dal 1550 circa al 1150, che coincide con il periodo  miceneo.

Verso il 1400 a.C. l’impero di Creta si dissolve e, sulle coste della Grecia, si costituiscono i regni egei: a ovest gli Egei hanno portato la loro civiltà fino allo stretto di Tunisi; raggiunsero pure l’area di Taranto, di Siracusa e le isole Eolie e Ischia; a Sud la Sicilia e la Siria. 

I movimenti dei popoli indoeuropei all'inizio  del II millennio a.C.  l' arrivo dei Greci nord-occidentali e dei Dori furono causa di una "stasi culturale" e anche di regresso; in sostanza il periodo, fra il 1100 e l' 800, a.C. non offre alcuna conoscenza; comunque il  popolo  assimilò le culture straniere ed ebbe contatti con l' Oriente.

All’inizio del 1100 a.C. si ha dell’Età del Ferro e nel medesimo periodo si verificano le prime sepolture a incinerazione, anche se i Greci continuarono in maggioranza l'inumazione; verso il mille ha inizio la colonizzazione greca delle Cicladi e della costa dell'Asia Minore: alle spedizioni sulla costa dell’Asia Minore presero parte esponenti di tutte le stirpi greche. Dalla madrepatria portarono con sé, nelle nuove sedi, le proprie usanze, i propri miti, le proprie forme di culto e anche molti toponimi a loro familiari. 

A partire dall'VIII secolo si verificarono due importanti fatti: l'invenzione della scrittura e la creazione dell' Iliade e dell'Odissea; ormai gli studiosi sono concordi che i poemi sono frutto di un lungo processo creativo e di trasmissione prima orale e poi scritta. 





                         LA PUNIZIONE  DI PROMETEO.


  Erodoto nel II libro della sua opera scrive: “Omero ed Esiodo per quanto riguarda la loro cronologia, io credo che siano più antichi di me di quattrocento anni, non più. Sono loro che hanno creato la teogonia dei Greci, sia attribuendo i nomi degli dei, sia distinguendo le loro prerogative e le competenze, sia descrivendo il loro aspetto” (n. 1). 

Velleio Patercolo sostiene che Esiodo visse circa cento vent’anni dopo Omero, e che era: “un uomo di raffinato ingegno e degno di essere ricordato per la molle dolcezza della sua poesia, desiderosissimo di tranquillità e di pace” (n.2.)

Esiodo per comporre la Teogonia, presumibilmente, ha fatto riferimento ai miti elaborati in Mesopotamia, dagli Ittiti e della Genesi ebraica; s’ignora come Esiodo abbia saputo di tali miti che sono stati da lui rielaborati.

" Una figlia d'Oceano dalle belle caviglie,  

Climene, sposò Giàpeto, salì in comune letto

Gli generò lei un figlio,il tracotante Atlante,

partorì poi l'esìmio Menèzio ed il versatile,

ingegnoso Prometeo e l' incapace Epimèteo,

che diede presto un male agli uomini industriosi,

primo, accolse la donna fatta ad arte da Zeus,

vergine. Lampiveggente Zeus, il violento Menezio

mandò all' Erebo, colpendolo col fulmine fumante

per l'insolenza e la sua temeraria arrroganza.

Con grave obbligo, Atlante sostiene l' ampio cielo

del mondo ai   margini, oltre le Espèridi sonore,

eretto, con la testa e le braccia infaticabili:   

tal compito assegnò a lui l' accorto Zeus. (n. 3.)


Il nome Prometeo (Pro-metes) significa il “preveggente”, colui che pensa prima degli altri; secondo alcuni studiosi, il nome Prometeo deriva dal sanscrito, (pramati); Prometeo era il più saggio dei fratelli e, nella lotta tra Zeus e i Titani, preferì schierarsi a favore di Zeus; egli assistette alla nascita di Atena che gli insegnò l’architettura, l’astronomia, la matematica, la navigazione, il lavoro dei metalli tutte arti che Prometeo trasmise a sua volta agli uomini.

Un giorno, nella piana di Sicione, Prometeo scuoiò un toro e fece due sacche; una sacca conteneva la carne, l’altra conteneva le ossa nascoste sotto uno strato di grasso; quindi presentò le sacche a Zeus perché le scegliesse; Zeus scelse la sacca con il grasso e le ossa che, da quel giorno, rimase la porzione degli dei; Zeus allora punì Prometeo e privò gli uomini del fuoco; Prometeo si recò da Atena che lo aiutò a entrare di  nascosto nell’ Olimpo; accese una torcia e ridiede il fuoco al genere umano.

Zeus si vendicò: fece incatenare Prometeo, nudo, a una vetta del Caucaso, dove un’aquila gli divorava il fegato che ricresceva ogni notte: poi ordinò a Efesto di creare una donna di creta e di soffiare in essa la vita; quindi ordinò a tutte le dee di adornarla.

Epimeteo sposò Pandora che, per volontà di Zeus, era molto bella: Pandora aprì l’orcio, vaso che Prometeo aveva dato a Epimeteo, raccomandandogli di non aprirlo; dentro all’orcio c’erano tutte le pene: la vecchiaia, le fatiche, le malattie che affliggono l’ umanità: subito volarono via e attaccarono i mortali: 

Prima infatti sopra la terra la stirpe degli uomini viveva

lontano e al riparo dal male, e lontano dall’ aspra fatica

da malattie dolorose che agli uomini portan la morte

veloci infatti invecchiano i mortali nel male” (4)


Solo la Speranza rimase nell’orcio; Esiodo intende la Speranza (elpis) come una visione positiva, poiché è il desiderio di qualcosa di migliore; Platone, nel Sofista, intende la Speranza come pensiero, congettura, previsione, cioè è legata al pensiero  razionale proiettata al futuro. 

“Solo Speranza, come in una casa indistruttibile,

dentro all’ orcio rimase, senza passare la bocca, né fuori

volò, perché prima aveva rimesso il coperchio dell’ orcio

per volere di Zeus e gioco che aduna le nubi.

E infinite tristezze vagano tra gli uomini

e piena è la terra di mali,pieno n’è il mare;

i morbi fra gli uomini, alcuni di giorno, altri di notte

da soli si aggirano , ai mortali mali portando,

in silenzio, perché della voce li privò il saggio Zeus. 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             


                                     PANDORA


Allora Zeus:

 “in cambio del fuoco ordì un  male per gli uomini:

infatti l’ illustre  Efesto formò con la terra

un’ immagine di vergine vereconda, per il valore del figlio di Crono,

l’ornò di cintura la dea glaucopide  Atena e la vestì

di candida veste; dall’ alto del  capo un velo

dai mille ricami di sua mano le fece cadere, meraviglia a vedersi;

e intorno collane di fiori d’ erba appena fiorita,

amabili,pose sulla sua testa Pallade Atena;

e intorno alla testa un aureo diadema le pose

che fabbricò apposta l’illustre Efesto,

con le sue mani operando, per compiacere a Zeus padre;

in esso, meraviglia a vedersi, aveva scolpite molte

 belve terribili, quante la terra in gran numero nutre –ed il mare

e di queste tante  poste ne aveva, e grazia su tutte aleggiava,

magnifiche, simili in tutto agli animali dotati di voce” (6)


Quindi, Efesto condusse Pandora dove erano gli dei e i mortali che furono stupiti quando videro la punizione che Zeus aveva inferto agli uomini; da Pandora, infatti:

 “viene la stirpe nefasta e la razza delle donne,

 che sciagura grande per i mortali, fra gli uomini hanno dimora,

compagne non di rovinosa indigenza ma d’abbondanza.

Come quando negli alveari ombrosi le api 

nutrono i fuchi, partecipi di opere cattive:

esse per tutto il giorno, fino al tramonto del sole,

ogni giorno s’affrettano  sollecite e fanno i bianchi favi,

ma quelli restando dentro gli ombrosi alveari,

l’ altrui fatica nel loro ventre raccolgono;

così per gli uomini mortali un male, le donne,

Zeus alto tonante fece, partecipi d’ opere

moleste, e un altro male diede  in cambio d’ un bene“(n.7.)


Ma gli uomini che, per timore delle opere delle donne, rifiutano il matrimonio, giungono ad una vecchiaia triste, senza che qualcuno abbia cura di loro e dei  beni: 

ma chi s’imbatte in una funesta genia

Vive tenendo dentro nel petto incessante dolore,

nel cuore e nell’ anima,  e il male non  ha medicina” (n. 8)

Se invece, l’uomo “ ebbe una buona sposa, saggia nel cuore,/ per lui, per tutta la vita, il male contende con il bene,/ senza sosta, ma chi s’imbatte in una funesta genia/vive tenendo dentro nel petto incessante dolore,/ nel cuore e nell’anima, e il male non ha medicina” (n. 9)

Il tema di Pandora è ripreso nell’ opera “Opere e giorni,” Esiodo sottolinea che, con la sua azione, Pandora ha fatto distinguere agli uomini il bene dal male, mentre prima:

 “la stirpe degli uomini viveva/ lontano e al riparo dal male, e lontano dall’ aspra fatica/da malattie dolorose che agli uomini portan la morte/ -veloci infatti invecchiano i mortali nel male –/Ma la donna, levando con la sua mano dall’ orcio il grande coperchio/                                                                                                               

li disperse, e agli uomini procurò i mali che causano pianto./

 Solo Speranza come in una casa indistruttibile,

dentro all’ orcio rimase, senza passare la bocca, né fuori

volò, perché prima aveva rimesso il coperchio dell’ orcio

per volere di Zeus e gioco che aduna le nubi.

E infinite tristezze vagano tra gli uomini

E piena è la terra di mali, pieno n’è il mare;

i morbi fra gli uomini, alcuni di giorno, altri di notte

da soli si aggirano, ai mortali mali portando,

in silenzio,perché della voce li privò il saggio Zeus.

Così non è  possibile ingannare la mente di Zeus.(n 10)


Molteplici studiosi ritengono che Esiodo disprezzi  le donne, ma occorre  tener conto che, quando Esiodo compone i suoi scritti, il matriarcato stava dissolvendosi e si affermava il patriarcato, visione sostenuta dalle popolazioni indoeuropee che, a partire dal duemila a.C., occuparono la Grecia. 

Nell’ Ecclesiaste è scritto: “trovo che amara  più della morte, è la donna, la quale è un laccio, una rete il suo cuore, catene le sue braccia” (11):  se ne può  dedurre che gli indoeuropei, giunti in  Grecia e nel Medio Oriente, abbiano diffuso i loro miti; infatti  si possono individuare miti simili a quelli narrati da Esiodo  nel racconto della Bibbia: Geova, nel sesto giorno della creazione, crea Adamo “a sua immagine e somiglianza”, poi il Signore Iddio fece cadere Adamo in un sonno profondo, quindi prese una costola e formò una donna. Dio fece germogliare nell’ Eden ogni specie di alberi piacevoli di aspetto e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e  l’albero  della conoscenza del bene e del male.                                     

Il Signore Iddio prese l’uomo e lo pose nel giardino dell’ Eden perché ne fosse il cultore e il custode e gli disse: “puoi mangiare liberamente di ogni albero del giardino,ma dell’ albero della conoscenza del  bene e del male non devi mangiare poiché qualora tu ne mangerai di certo tu morrai. (12).

Eva “la madre di tutti  i viventi” persuasa dal serpente a mangiare il frutto dell’albero della conoscenza, invitò Adamo a  mangiarlo anche lui;  all’ improvviso Adamo e Eva udirono  il rumore del Signore Iddio che chiese perché si fossero nascosti; Adamo rispose che aveva sentito un rumore ed aveva avuto paura e si era accorto della loro nudità, era la donna che gli aveva dato il frutto dell’ albero del bene e del male: Dio chiese alla donna “Perché hai fatto questo? E la donna rispose “Il serpente mi ha traviata ed io ho mangiato il frutto”. Allora Dio  punì Adamo e Eva: disse alla donna che avrebbe partorito i figli nel dolore e ad Adamo  che avrebbe lavorato  la Terra con il sudore della fronte, finché sarebbe ritornato alla terra “poiché sei polvere e in   polvere ritornerai.

Sia Pandora che Eva sono spinte dalla curiosità e dalla disobbedienza: o  entrambe sono  causa di dolore per tutta l’umanità che sarà per sempre soggetta al lavoro, alla malattia e alla morte.

I temi della creazione del mondo, dell’uomo e della donna furono affrontati anche dai Sumeri,dagli Accadi e dai Babilonesi e si possono considerare come le “radici” della cultura  universale.



   IL DESTINO DELL’ UOMO


Sia nelle opere di Esiodo che nella Genesi si prospettano due diversi destini  degli uomini: inizialmente le divinità, pur mantenendo un “maestoso distacco”  non considerano gli uomini come loro sottoposti:

l’ essere umano si colloca ad un livello simile a quella divina;  

 ma l’intromissione della donna sconvolge tale rapporto: l’umanità viene  punita, in modo irreversibile; per la disubbidienza commessa: ma Prometeo fece dono agli uomini del fuoco e, grazie al fuoco, l’ umanità seppe elaborare le attività tecniche; Erone di Alessandria cercò di costruire delle macchine a vapore, nel settecento e nell’ottocento si sviluppò la termodinamica  e le ricerche  relative all’informatica; come sottolinea Eraclito: “questo ordine del mondo non lo fece né uno degli dei, né uno degli uomini, ma è sempre stato ed è e sarà fuoco vivo in eterno”  



LA DIFFUSIONE DELL’ OPERA DI  ESIODO


 Le opere di Esiodo, in particolare la Teogonia ebbero notevole  successo, in particolare  Eschilo compose  “Prometeo incatenato” e “Prometeo liberato” (di cui sono giunti alcuni frammenti), successivamente, in età imperiale, bizantina e durante il Medioevo, gli scritti Esiodo furono quasi abbandonati  Nell’ Ottocento diversi poeti affrontano, il tema di Prometeo in particolare Goethe e Shelley: Goethe nel 1773-1774 compose “L’ Inno a Prometeo” e Shelley compose “Prometeo liberato”.


Eschilo sottolinea le sofferenze di Prometeo e  il contrasto tra la generosità del titano che ruba il fuoco per donarlo agli uomini e la condanna gravissima di Zeus:

Non è più parola. La terra trema,:

E’ l’ urlo cupo, sordo  del tuono,

il bagliore del lampo, il vortice del fuoco

turbina polvere, I venti si lanciano

violenti in lotta aperta,          

cielo mare sconvolti

E’ la mano di Zeus su me,

visibile, viene io tremo.

Guardate, tu santità di mia madre,

tu cielo che volgi la luce del mondo:

quello che soffro è contro la giustizia (13)  





SHELLEY


Shelley compose il Prometeo liberato nel 1818/19; la maggior parte del Poema fu pubblicata sulle rovine delle terme di Caracalla e lo pubblicò nel 1820; prometeo è simbolo della trasformazione dell’umanità: Prometeo non  solo ha donato agli uomini il fuoco, ma ha dato la capacità di organizzare  tutte le arti  e, soprattutto, la libertà:

Oh! calpestino i liberi l’ empio nome di Re /Nella polvere! o  ve lo scrivano,

così che questa macchia sul libro della fama

sia come la traccia del serpente, che l’ aria lieve

 cancella,mentre dietro le sabbie piatte si richiudono!

Voi l’oracolo avete udito,

levate la spada che balena vittoria,

e recidete i nodi serpentini di questa turpe parola gordiana,

che, seppur fragile come stoppia, può legare

in una massa, solida e infrangibile,

le scuri e le verghe che gli uomini sgomentano;

quel suono ha in sé veleno, è lo sperma

di ciò che fa turpe la vita, odiosa e cancrenosa;

non disdegnare, al prefissato tempo

di premere il tuo tallone armato su questo riluttante verme”                                                                                                                                                                                                                                                   

(14 Shelley,  Prometeo liberato XV,Opere poetiche, Mondadori)





NOTE


1) Erodoto, Storia, libro II, 53-42;

2) Velleio Patercolo, Storia romana, 7/1;

3) Esiodo, Teogonia, Ed. BUR, vv, 506-520;

4) Esiodo, Opere e giorni, Garzanti, a cura di G. Arrighetti, vv.90-95;

5) Esiodo, Opere e giorni, vv. 96-105;

6) Esiodo, Teogonia;

7) Esiodo, Teogonia;

8) Esiodo, Teogonia, vv. 608-612;

Esiodo, Opere e giorni, vv. 90-105;

10 Ecclesiaste, VII,26;

11) Eschilo, Prometeo incatenato;

12) Shelley,  Prometeo liberato, in Opere Poetiche, Mondadori.








BIBLIOGRAFIA


Eschilo, Prometeo incatenato, Mondadori,2016;

Esiodo,Opere e giorni, Garzanti, 1985;

Esiodo, Teogonia, Rizzoli, 1984; 

Esiodo, Teogonia, Elcograf, 2019;

Graves Robert, I miti greci, Longanesi, 1999;

Hermann Bengtson, Storia greca, Il Mulino1988;

Kàroly Kerènyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore 1997;

Luc Ferry, La saggezza dei miti, Garzanti, 2010;

Pierre Demargne, Arte Egea, Rizzoli, 1988;

Mario Rossi, Le origini della filosofia greca, Editori Riuniti, 1984;

M. Rostovtzeff, Storia del mondo antico,Sansoni Editore, 1985;

Rudolf Otto, Il Sacro, 2009, SE: SRL;

Walter Friedrich Otto, Il mito, Il Melangolo2007;

Shelley, Opere poetiche, Mondadori; 

Simon Price,  Peter Thonmann, In principio era Troia,2012.





©Cristina Vergano 2022



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