La Miniera di Vallauria_testo in italiano
LA MINIERA DI VALLAURIA.
MINIERA D’ARGENTO DEL MERCANTOUR
Coordinamento del progetto: C. Le Martelot, Associazione Neige et Merveilles
Responsabile scientifico: B. Ancel
Testi: S. Favier-Cauvin, mediatrice culturale; B. Ancel
PREFAZIONE
La storia attuale del sito della Miniera è in primo luogo una storia di passione.
La passione di Christian Le Martelot, di Solange e dei loro amici che sono riusciti a ridare vita a questo luogo storico del Comune di Tenda, punto d’ingresso alla leggendaria e maestosa Valle delle Meraviglie. Il loro lavoro instancabile ha trasformato questo luogo di sofferenza per i primi minatori del XI° secolo in un rifugio di pace per i visitatori del XXI° secolo!
Con cura e umiltà hanno lavorato per tutte le stagioni, rispettando l’architettura, i materiali, la storia stessa del luogo.
Umiltà….Ho infatti potuto assistere all’inizio dell’avventura e seguirne l’evoluzione grazie ai cantieri dei giovani volontari che sono accolti durante l’estate. Il risultato è sorprendente! Tuttavia, Christian e la sua squadra sono animati unicamente dalla passione di condividere la “loro” Miniera facendola scoprire al maggior numero di visitatori possibile.
E quale lavoro è stato attuato per permettere la visita alle gallerie della miniera!
Si è unito a questo progetto Bruno Ancel, brillante e disponibile archeologo minerario che ha messo a disposizione la sua esperienza acquisita in più di 30 anni di ricerche, scavi e speleologia.
Mi sembra indispensabile che la città di Tenda appoggi questa iniziativa soprattutto con finanziamento annuale.
Il presente libretto è frutto di un minuzioso lavoro sia divulgativo sia scientifico che permetterà al lettore di conoscere meglio la forza di questa passione.
Ringrazio tutta la squadra, a nome del Comune di Tenda, per il viaggio nel territorio delle Meraviglie…
Jean Pierre Vassallo
Sindaco del Comune di Tenda
INTRODUZIONE
Lasciatevi sorprendere da questo patrimonio di archeologia industriale, antico luogo di vita e di lavoro di generazioni di minatori! A Vallauria nel XI e nel XII secolo i minatori scavarono la roccia con la tecnica di abbattimento con il fuoco per sfruttare il filone piombo-argento che plasmavano saloni rocciosi immensi.
Lo sfruttamento riprende a metà XVIII° secolo. Si susseguono numerose imprese sino al 1930, quando la miniera viene definitivamente chiusa. Durante i due secoli sono aperte con l’esplosivo gallerie per circa 20 Km , per 160 metri di altezza. Il villaggio della miniera è stato costruito per contrastare l’isolamento del luogo: gli operai vivono sul posto e lavorano sotto terra o nei laboratori di trattamento dei minerali. Dopo essere servito da caserma per l’esercito italiano nel 1939, poi lasciato in rovina, gli edifici sono stati acquistati nel 1961 dall’associazione Neige et Merveilles. Ora il sito accoglie un centro di attività e di turismo ecosostenibile. Il lavoro degli archeologi iniziato nel 2009 ci permette oggi di comprendere il più grande sito minerario delle Alpi del Sud. Questa piccola guida vi svela i segreti di questo luogo straordinario da scoprire tanto all’esterno, quanto sottoterra.
NOTE STORICHE
Il Vallone della Miniera probabilmente è stato frequentato nelle epoche più lontane. Infatti la miniera è situata vicino alla Valle delle Meraviglie e a Fontanalba dove sono state scoperte quasi 50.000 incisioni rupestri realizzate tra il 3500 a.C. e il Medioevo, che testimoniamo anche le pratiche sociali e religiose degli uomini che frequentavano all’epoca queste vallate. Tuttavia non esiste alcuna traccia di sfruttamento della miniera prima del Medioevo. Nonostante una leggenda ben radicata, né i Fenici, né i Romani, né i Saraceni sembrano aver frequentato il sito.
Lo sfruttamento della miniera di Vallauria inizia verso la metà del XI sec. In tale periodo la regione fa parte della Contea di Ventimiglia, che si disgrega poco a poco. Quando lo sfruttamento della miniera da parte dei diversi concessionari sembra terminare verso la fine del XII sec., la comunità rende ancora omaggio al Conte di Ventimiglia, mentre la Contea di tenda inizia a strutturarsi. La potente famiglia Lascaris, che controlla la Contea da metà del XIII sec. fino al 1581, non s’interessa all’antica miniera.
Solo il toponimo “Alman de Vallauria” appare nel 1405 nelle fonti scritte, toponimo che evoca la presenza di una grotta o di un riparo roccioso può essere utilizzato per la miniera abbandonata.
- UNA FRONTIERA RECENTE: l’insieme delle attività minerarie in epoca moderna si muove in un contesto italiano. Questo spiega la denominazione delle gallerie e dei diversi luoghi della Miniera in piemontese o in italiano nell’insieme dei documenti relativi alla miniera
E’ solo alla metà del XVIII secolo che i lavori di prospezione riprendono, quando il territorio appartiene ormai alla Casa dei Savoia. Segue un breve periodo francese dal 1796 al 1814. Nel 1860, malgrado l’annessione della Contea di Nizza alla Francia, il comune di Tenda resta italiano. E’ nel 1947, data dell’unione dell’Alta Valle Roya, che Tenda passa alla Francia dopo il Trattato di Parigi. La miniera, sfruttata da differenti amministratori ed imprese di varie nazionalità (francesi, belgi, inglesi, italiani) durante tutto il XIX secolo, è poi definitivamente chiusa nel 1930.
GEOLOGIA DELLA MINIERA.
La Valle della Miniera è situata nel cuore del massiccio dell’Argentera-Mercantour, un insieme geologico studiato e importante. Il sottosuolo di Vallauria è costituito da gneiss, una roccia metamorfica formata durante il Precambriano (540 milioni di anni fa). Costituisce lo strato duro della Miniera, vale a dire lo strato in cui è racchiuso il filone minerario.
LA PRODUZIONE IN CIFRE:Si stima che la produzione globale della Miniera di Vallauria, compresa ogni epoca, è di circa 20000 tonnellate di zinco, 10000 tonnellate di piombo,50 tonnellate di argento, produzione che la rende il giacimento più importante di tutte le Alpi del Sud!
Questo zoccolo di gneiss è ricoperto da uno strato sedimentario formato da pelite verde, correntemente chiamati scisti, risalente all’età permiana (27 milioni di anni fa). Questo strato proviene da sedimenti lacustri che si sono depositati in una pianura alluvionale. Al momento dell’innalzamento delle Alpi –circa 50/30 milioni di anni fa- si può collocare la formazione di un filone di blenda (minerale di zinco) e di galena (minerale di piombo argentifero), appena sotto il contatto tra la base (gneiss) e la copertura (peliti). Delle fessure si riempiono di minerale formando un filone che può estendersi fino a 30 metri di spessore ma con vene di minerali ricchi che possono raggiungere 5 metri di profondità nelle zone che saranno sfruttate dal Medioevo in poi. Le faglie guidano la mineralizzazione e spezzano i depositi di minerale chiamati “lentilles”. Il filone si compone di minerali utili: la blenda e la galena e minerali non sfruttati come la ganga (quarzo calcite e barytine) che saranno eliminate durante le tappe dello smistamento e del lavaggio del minerale. Poi i ghiacciai del Quaternario scavano una profonda vallata nella copertura sedimentaria fino al livello dello zoccolo di gneiis.
Dopo l’ultima glaciazione che si data al 10000 a.C uno strato di ghiaccio spesso dai 200 ai 300 metri ricopre il vallone e scende fino a St. Dalmazzo di Tenda! E’ grazie all’erosione di questi ghiacciai che la parte sommitale del giacimento è affiorata. Al momento del ritiro dei ghiacciai, dei depositi morenici si accumulano sui fianchi della vallata, arrivando a nascondere una parte dell’affioramento del giacimento.
LA MINIERA DI VALLAURIA.
Il giacimento si trova nel comune di Tenda, all’interno del Massiccio del Monte Bego, sulla riva sinistra del Vallone della Miniera dove scorre l’Inferno, un torrente alimentato dai laghi della Valle delle Meraviglie. Le entrate dell’antica miniera, scavate nel fianco della montagna, si estendono tra i 1350 e i 1550 metri di altitudine. Sito dove abitavano i minatori, luogo di vita e luogo di lavoro, questo patrimonio industriale collocato in piena montagna comprende tutte le installazioni che permettevano di lavorare il minerale, prima del suo trasporto, nella forma di lingotti (piombo, argento) fino all’inizio del XIX secolo, poi sotto forma di minerale concentrato durante tutto il XIX secolo. Il pianoro della Miniera, ampiamente ricostruito e restaurato nel corso del XX secolo consente di vedere l’infrastruttura completa di un sito minerario, in superficie e sotto terra. Probabilmente alberato in origine, il vallone è stato disboscato per necessità agricole e soprattutto per produrre legna da riscaldamento utilizzata in grande quantità nel Medioevo per aprire le gallerie. Lo sfruttamento medioevale è iniziato a cielo aperto, sull’affioramento di un filone situato al di sotto delle attuali edifici di Neige et Merveilles.
La miniera Moderna e Contemporanea, scavata con esplosivo a partire dal 1750, comprende 5 entrate visibili in superficie, di cui solo 2 sono ancora aperte. Il consumo di legna dai boschi limitrofi è ancora molto importante in quest’epoca, da una parte per la costruzione (falegnameria, lavori in legno, strade di scorrimento), dall’altra parte come combustibile (legna da fuoco e carbone per la fornace e le operazioni di metallurgia, aspetto questo che causa occasionali conflitti con il Comune di Tenda
L’organizzazione della miniera
I siti di sabbiatura sono completati da fori nella roccia di scarto e varie disposizioni che soddisfano le esigenze tecniche:
• gallerie dotate di binari di rotolamento per la circolazione orizzontale dei materiali
• pozzi dotati di verricello per la risalita del minerale verso una galleria di uscita
• camini di scarico per la discesa per gravità del minerale, con tramoggia alla base per il riempimento dei carri
• passaggi dotati di scale o scalette per la movimentazione del personale e la ventilazione
• una galleria di base per il flusso delle acque di infiltrazione o di disidratazione, la galleria Carlo Emanuele nel XVIII e XIX secolo, poi la galleria Negri nel 1915.
LA MINIERA MEDIOEVALE
Lo sfruttamento medievale sarebbe iniziato a fianco della montagna, sullo sperone di mineralizzazione. Secondo gli archeologici, la miniera medioevale dovrebbe aver avuto l’aspetto di un allineamento da 2 a 4 cavità aperte, alte diversi metri, separate da piloni di sostegno. Ad oggi, tutto questo è nascosto da un crollo totale della zona, che risale probabilmente al periodo finale di sfruttamento medioevale, e all’erosione del burrone, fatto che spiegherebbe la ragione per cui la miniera scompare dalle fonti d’archivio tra il XII e il XVIII secolo.
Il deposito sarebbe stato condiviso tra 5 aziende, ognuno ha una concessione di 20 m sull'affioramento. I siti di lavorazione del minerale hanno seguito il filone inclinato fino a 100 metri sotto il pendio. Le gallerie brevi sono state perforate nella roccia sterile per l'evacuazione acqua di infiltrazione da ciascuno rivenditore. All’interno la miniera medievale colpisce con le sue cavità molto grandi, di cui alcune misurano fino a 6,50 metri di altezza e 5 metri di larghezza! La volta della galleria, annerite dalla fuliggine, testimonia la tecnica di scavo impiegato in Vallauria dall’anno 1050.
Una tecnica di estrazione fastidiosa
Per poter estrarre la galena dalla roccia, gneiss, i minatori costruiscono enormi pire (maggiori di un metro cubo) di fronte all'area da scavare. Questi grandi fuochi hanno il vantaggio di permettere un avanzamento relativamente rapido al confronto delle piccole pire, ma ne producono una grande quantità di scarto sterile e consumano molta legna da ardere (larice, abete rosso, ginepro ...). Secondo la normativa mineraria, l'accensione dei fuochi è molto regolamentata e può durare fino ad una settimana con grandi pire, fino all'installazione per la pulizia dopo combustione. Una volta evacuati i fumi e calato il calore, i minatori raccolgono i pezzi di roccia che si sono staccati per effetto del calore (la roccia si spacca intorno ai 600 ° C, questo processo è chiamto "stupore") quindi intervengono con i martelli per pulire la roccia che è diventata friabile.
In Vallauria, la variazione di altezza delle volte su una distanza da 2 a 5 m ha permesso di capire che i minatori lavoravano quasi tutti l'anno. Le altezze più grandi sotto il soffitto si ottengono in inverno, stagione in cui l'aria corrente in galleria è massima, favorendo fuochi molto forti, a differenza che in estate. L’archeologia sperimentale e numerosi test effettuati in miniera da Fournel ad Argentière-la-Bessée (05), confermano questa ipotesi.
In quest’epoca è l’abbattimento con il fuoco che viene utilizzato per scavare la roccia. Tale tecnica consuma molta legna e permette di andare avanti pochi centimetri per settimana. Gli archeologi hanno dimostrato che i minatori progredivano da 2 a 5 metri all'anno! L'attività mineraria avrebbe cessato alla fine del XII secolo con lento impoverimento del minerale ed allagamento dei cantieri in profondità. I minatori dovevano abitare e trattare il minerale non lontano dalla miniera, a causa della lontananza del sito. Tuttavia, nessuna traccia archeologica visibile testimonia un'occupazione in superficie.
Il punto sulla datazione
I vecchi argini sono ricchi di carbone ligneo e a volte di placchette di roccia vetrificata. Resti di focolai, sul posto, sono stati ugualmente studiati. I resti meglio conservati dimostrano l’utilizzo di pire di grandi dimensioni. Le analisi effettuate in laboratorio(radiocarbonio, dendrocronologia, antracologia)sono state praticate su numerosi tizzoni di carbone ligneo. La datazione al C14 di questi carboni indica una data di abbattimento degli alberi tra il 1030 e il 1170.
LA MINIERA MODERNA.
Dopo un lungo periodo in cui la miniera cade nell’oblio, i primi lavori di scavo riprendono a partire dalle antiche gallerie medioevali. Nel 1758, l’amministrazione del Regno di Piemonte-Sardegna accorda il permesso reale di sfruttamento e l’avventura della miniera prende velocità. Questa volta le gallerie sono scavate con l’esplosivo. Le gallerie principali di San Felice (1760), poi di santa Barbara (1770) e di Carlo Emanuele (1780) sono successivamente aperte. Quest’ultima è messa in sicurezza con apparato ligneo di sostegno. In superficie, il Vallone della Miniera si trasforma in modo spettacolare: numerose costruzioni sono edificate per consentire il trattamento del minerale (smistamento, molatura, lavaggio, fonderia). Alla fine del XVIII secolo, l’impresa di estrazione mineraria ha quasi 80 dipendenti, alcuni dei quali vivono con le loro famiglie. Parecchi imprenditori si susseguono, tra cui Giuseppe Felice Chauletti e Sébastien Cresci.
A metà XIX secolo, la miniera è rilevata da numerosi proprietari, tra cui i figli Grandis. Il minerale di piombo argentifero viene spedito a Nizza, ha poi raggiunto i porti di Marsiglia o Genova. Nonostante il lavoro pesante, la vena di galena argentifera sembra terminare. Molti strumenti e infrastrutture di questo periodo sono arrivati a noi (tramogge,canale, carro, pompa).
Alcune gallerie mantengono vestigia di vie di rotolamento che consentono da trasportare facilmente minerale e residui sterili all'esterno. Anche un grande carrello di legno stato trovato negli scavi! I residui di roccia di scarto vengono scaricati all'esterno e formano discariche, pile di pietre che possiamo facilmente osservare in vecchie fotografie ancora oggi. Le gallerie di estrazione e disidratazione sono scavate le une sopra le altre nel corso degli anni e dai vari imprenditori che si susseguono nel tempo. Tramogge, tipi di silos, consentono di evacuare i materiali al livello inferiore. La circolazione verticale nei cantieri è anche assicurato da pozzi (aerazione e circolazione) e da scale e scalette. Certe gallerie antiche già esplorate vengono riempite per evitare il crollo. All'inizio del XX secolo, l'operazione viene riavviata, questa volta per estrarre zinco. La galleria Negri è aperta, il suo ingresso si situa al livello dell'attuale lago delle Mesches. Il sito beneficia di una parziale elettrificazione per il trasporto del minerale dal 1908, mentre la diga delle Mesches sarà costruita solo nel 1916. Al suo apogeo, la miniera, tra il sottosuolo e superficie, dava lavoro a quasi 300 persone!
Evacuare l’acqua
In una miniera due punti sono fondamentali:l’areazione e l’evacuazione dell’acqua. Al livello della galleria di san Felice, gli archeologi hanno trovato una pompa a leva, che permetteva di asciugare i livelli ricolmi delle acque di infiltrazione. Assai raro, questo tipo di attrezzo in parte in legno è ben conservato grazie all’umidità e alla stabilità climatica all’interno della miniera.
L’ORGANIZZAZIONE DELLA VITA NELLA MINIERA.
Verso il 1757 il sito di Vallauria riprende vita e una impresa di trattamento del minerale è costruita sul posto. Per ospitare gli operai, fino a 150, nella bella stagione, sono costruiti piccoli alloggi comuni, soprattutto vicino alle costruzioni deputate al trattamento del minerale, ma c’erano sicuramente anche alloggi individuali. Gli operai provenivano spesso da regioni lontane, soprattutto da zone minerarie come il Tirolo o il Piemonte; pochi di loro sono locali. Le condizioni di vita degli operai nella miniera sono dure, soprattutto in inverno, quando sono frequenti le valanghe, che risultano a volte mortali, come nel 1805 e nel 1915.
Le spese dei beni di consumo e di viveri sono private, i residenti comprano le loro scorte o si vanno nelle trattorie. Gli archivi dimostrano un alto consumo di mais, la “meliga”. Un mulino per il grano costruito sul posto consente la produzione di farina. Per il buon andamento delle attività, è preferibile realizzare delle condizioni di lavoro e di vita favorevoli per fidelizzare gli operai, uomini e donne. All’inizio del XX secolo, è favorita la sistemazione delle famiglie. Nel 1905, l’impresa mineraria fa costruire due caserme, quasi identiche, che comprendono una quarantina di alloggi ciascuna. La “Caserma Reale”, sulla riva sinistra, la “Caserma Magou”, sulla riva destra. Ogni operaio o famiglia dispone all’interno di una stanza di circa 3,50 m x 4 m. Una nuova cappella dedicata a Santa Barbara è costruita, insieme ad una scuola con alloggio per l’istitutore. La riva destra diventa un vero e proprio luogo di lavoro operaio, istinto dalla fabbrica; solo la cantina “il Ristorante” è vicino al luogo di lavoro, sulla riva sinistra. Sempre su quest’ultima riva, l’imponente casa del Direttore domina i laboratori. Nel 1915 con il trasferimento della fabbrica di trattamento del minerale al lago delle Meches, la miniera termina di essere luogo di abitazione degli operai e delle loro famiglie. Anche la scuola è spostata! In caso di forti tempeste di neve, i bambini possono risalire alla Miniera passando attraverso le gallerie e da 120 m di scale sotterranee.
Aggiornamento sull’organizzazione!
Nella miniera, gli uomini lavorano in 3 turni da 8 ore, 6 giorni a settimana. In fabbrica, donne e uomini lavorano in 2 turni da 10 ore. Nel 1905, su 106 i lavoratori, ci sono 15 donne, 6 ragazzi dai 13 ai 14 anni e 20 adolescenti dai 15 ai 20 anni. I bambini vengono educati dall'azienda fino all'età di 13 anni.
LA LAVORAZIONE DEL MINERALE.
Malgrado molti interventi, l’impianto attuale corrisponde nell’insieme allo stato del sito dopo i grandi lavori di rifacimento del1906. In superficie, gli operai lavorano il minerale in differenti laboratori: si tratta di operazioni di metallurgia, prima che il minerale sia fuso o trasformato. Altre costruzioni completano il sito: una fornace, per la fabbricazione e la manutenzione degli attrezzi, un magazzino, una stalla, una Casa di Direzione etc. La qualità del minerale che esce dalla miniera è variabile: quasi puro, misto, o sparso dentro roccia sterile. Una prima tappa consiste nell’eliminare i materiali sterili. I grossi blocchi sono spezzati a terra poi risciacquati in un’area di smistamento. Sui tavoli di smistamento, le donne proseguono la frammentazione con un martello e trattano a mano i frammenti a seconda del loro colore e della loro densità. In seguito i minerali più ricchi partono direttamente al lavaggio, gli altri vengono schiacciati finemente. Posti all’estremità di un canale ad acqua, la “pesta” era azionata da una grande ruota idraulica di 10 metri di diametro, all’esterno dell’edificio, unito ad un albero di trasmissione che sollevava ad ogni rotazione delle travi unite ciascuna ad un pilone in ferro. Nel cadere il pione frammentava il minerale. Nel XVIII secolo la “pesta” è composta da 12 piloni. Nel XIX secolo ci sono sul sito 4 “peste” in tutto. Progressivamente le nuove macchine di frammentazione prendono spazio, l’operazione di frammentazione cessa dal 1870. La lavanderia, inizialmente posta nell’ampio cortile adiacente all’attuale reception di Neige et Merveilles, era il laboratorio dove il minerale viene concentrato con le macchine. La separazione del minerale dalla parte sterile è attuato con l’acqua sfruttando la differenza di densità: il minerale di piombo è molto più denso che la roccia che circonda il filone. Tra il XVIII e il XIX secolo le macchine di lavaggio subiscono una radicale evoluzione: tra le più diffuse si possono citare i "tavoli gemelli", poi il "tavoli tremanti", quindi gli "schermi tremanti", il "round-buddles", e infine gli "spitz-kasten". Nel 1915, tutto viene trasferito nella nuova fabbrica al lago delle Meches, poi la costruzione è distrutta.
In qualche cifra!
In mezzo secolo di funzionamento della fonderia di Vallauria, sono prodotte ogni anno dalle 20 alle 100 tonnellate di piombo e dai 50 ai 150 kg di argento.
Nel 1925 viene costruita a St. Dalmazzo di Tenda una nuova fabbrica, molto moderna per l’epoca, di trattamento elettrolitico: sarà riciclata poi come impianto di cloro dopo la chiusura della miniera, in seguito più di recente in alloggi e laboratori artigianali. Tra il 1761 e il 1817, la Miniera ha una propria fonderia per la metallurgia. Di questo edificio resta solo una parte di muro, sulla riva sinistra del vallone. La fonderia consiste di tre principali fasi: tostatura (eliminazione zolfo), la fusione di minerale tostato (rimozione di ossigeno e impurità) quindi raffinazione (separazione di argento e piombo). Dopo il 1817, il minerale non sarà più trasformato sul sito, ma sarà esportato direttamente dopo le operazioni di lavorazione dei minerali.
IL SITO DOPO LA CHIUSURA.
Dopo la chiusura della miniera nel 1930 il sito viene a poco a poco abbandonato e lasciato ai rivenditori di rottami. Durante il secondo conflitto mondiale i militari italiani del Caposaldo 20 utilizzano gli edifici come base sulla linea di confine. Gli alloggi colletivi dei minatori diventano delle caserme, la “caserma reale” è ribattezzata “San Sebastiano” e il “Mogue” diventa la caserma “Authion”.
Negli anni Cinquanta un gruppo di amici operai metallurgici della fabbrica Renault di Bilancourte sognano di cambiare vita e di creare un luogo di accoglienza ed incontro aperto a tutti. Nel 1957 Raymond Hirzel, fondatore della futura associazione Neige et Merveilles, scopre le rovine del villaggio della Miniera di Vallauria. Affascinato dal luogo, egli si getta a capofitto nel progetto di ricostruzione del sito. Tre anni più tardi è creata l’associazione Neige et Merveilles, in una prospettiva di recupero dell’importanza dell’educazione popolare. Il primo cantiere di volontari per la ricostruzione inizia un anno più tardi con un apporto di persone a livello internazionale. L’associazione conduce ormai un Centro di Attività e Turismo ecosostenibile, che comprende un centro di accoglienza e di animazioni pedagogiche. Negli anni ’60 sono portati avanti studi geologici del giacimento dal Centro di Ricerche Geologiche e Minerarie (BRGM) nella prospettiva di una eventuale ripresa dello sfruttamento per lo zinco, sfruttamento che non verrà portato a termine nonostante l’abbondanza del minerale. L’intervento del BRGM permette di ottenere una carta geologica del sito molto precisa. Verso il 1978 l’entrata della Galleria San Felice è organizzata provvisoriamente come stazione geofisica. L’associazione Neige et Merveilles, che segue da molti anni il sito minerario e i ricercatori che sono intervenuti (geologi, minerari, mineralogisti, archeologi, speleologi) ha iniziato a partire dal 2009 un vasto programma di ricerca e valorizzazione dell’antica miniera. Questi lavori consentono oggi l’apertura al pubblico dell’antica miniera di Vallauria, patrimonio eccezionale e poco conosciuto della Val Roya.
VALLAURIA OGGI: UN SITO DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Il sito della Miniera è stato oggetto di studi archeologici dal 1994. Il sito ha risvegliato l’interesse dei ricercatori. Dopo uno studio d’archivio sulle fonti storiche nel 2009 e dei sondaggi nel 2010, la Miniera di Vallauria è stata oggetto di scavi programmati ogni anno a partire dal 2011, consentendo uno studio pluridisciplinare ed approfondito del sito sotto la direzione di Bruno Ancel, archeologo minerario del Servizio Culturale Municipale dell’Argentiére-La-Bessée (05). Tale attività di ricerche sistematiche ha permesso lo studio della documentazione storica, la messa in opera dei lavori in superficie e sottoterra, oltre all’analisi di una parte dei resti e degli scavi in superficie e nelle profondità della miniera. Numerosi ricercatori specialisti intervengono in Vallauria permettendo di definire la datazione e la comprensione del sito.
Tra archeologia e speleologia
L'archeologia sotterranea riguarda la speleologia! L’esplorazione del sottosuolo dopo l’abbandono non è facile, l'acqua a volte invade gallerie, che sono in gran parte riempite o crollate. Ogni angolo della miniera è soggetto di rilievi topografici che vengono confrontati con i vecchi piani e dati esistenti al fine di stabilire una precisa mappatura mineraria e la sua evoluzione.
Ogni anno, grazie ai cantieri di volontari di Neige et Merveilles, vengono evacuati metri cubi di deposito accumulati dentro le gallerie, al fine di poter studiare i suoli e i prospetti delle gallerie e continuare all’interno. Questi cantieri hanno anche come obiettivo di mettere in sicurezza le entrate, riqualificando i punti di camminamento, sistemando i muri di sostegno nelle zone più fragili o chiudendo le aree considerate più pericolose. Se al momento sono state esplorati e mappati circa 15 km sotterranei, i visitatori possono percorrere un circuito di 900 metri, consentendo di familiarizzare con i cantieri medioevali e moderni del Parco Nazionale del Mercantour.
Qualche domanda a Bruno Ancel, archeologo minerario.
- In confronto ad altre miniere alpine come quelle di Fournel a l’Argentière-La- Bessée (05), quale è la specificità di Vallauria?
Ciò che è spettacolare innanzitutto è l’ampiezza dei cantieri medioevali che i visitatori del XIX secolo paragonavano alle volte di una cattedrale. La buona conservazione e l’evidenza delle volte scavate con il fuoco hanno permesso di ricostruire la progressione dei lavori e l’affioramento a taglio della roccia e di osservare che il campo dello sfruttamento era stato esteso a 4 o 5 concessioni minerarie indipendenti, secondo i regolamenti minerari dell’epoca. Per quanto riguarda la miniera moderna, ciò che è straordinario è l’eccellente stato di conservazione delle attrezzature in legno (tramogge, pozzi) per cui è possibile fare uno studio d’insieme.
- A confronto con uno scavo in superficie quali sono le difficoltà di uno scavo sotterraneo?
Lo scavo sotterraneo è vincolante a causa di buio, umidità e freddo. Lo scavo produce degli accumuli che si devono mettere da qualche parte: a volte è possibile estrarli e buttarli in superficie, ma generalmente devi trovare un modo per conservarli sottoterra, innalzando muri di sostegno. Le antiche macerie formano il riempimento di aree esaurite riempite con prodotti di scarto dei settori vicini durante lo sfruttamento minerario: si procede principalmente per stesura di sezioni stratigrafiche che permettono di raccontare la successione progressiva dei lavori in miniera.
BENVENUTI A NEIGE ET MERVEILLES
L'associazione che ora gestisce un centro di accoglienza e turismo sostenibile ti offre l'opportunità di soggiornare in loco. L’edificio, aperto a tutti, può ospitare fino a 120 persone, famiglie, gruppi, con trattamento di mezza pensione, camere da due a quattro, sale attività, un bistrot ...
Per informazioni: www.neige-merveilles.com
RINGRAZIAMENTI
L'associazione Neige et Merveilles ringrazia per i loro contributi I volontari e il loro supporto per questo progetto di riabilitazione:
• Il Centro Dipartimentale di Speleologia delle Alpi Marittime e il club speleologico Chorum de Veynes (05)
• Sig. René Colas, geologo
• François-Xavier Asso per la sua ricerca storica, il suo sostegno e la sua disponibilità.
• Le centinaia di giovani volontari internazionali e i loro supervisori
che ha lavorato allo sviluppo del sito con il supporto dei partner
progetti per giovani volontari (Direzione regionale della gioventù,
of Sports and Social Cohesion, The Regional Business Department
Culturale, la regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra e la città di Tende)
• Gli studenti di archeologia che hanno scavato la miniera, i ricercatori e gli scienziati
chi è stato coinvolto: Vanessa Py, Chiara Rota, Vincent Labbas ...
• Partner istituzionali che hanno supportato lo studio scientifico e storico:
il Servizio Archeologico Regionale, il Dipartimento delle Alpi Marittime, il Parco
nazionale Mercantour.
• E il Sig. Bruno Ancel, archeologo minerario, per il suo impegno e la sua esperienza in
terra che ci ha permesso di non dubitare mai di questa utopistica avventura!