Le radici Storiche del Liceo Cassini Sanremo
LICEO CLASSICO CASSINI SANREMO – CENNI STORICI
La prima scuola umanistica sorse a Sanremo per opera dei Gesuiti che, nel 1623, si stabilirono a Sanremo e vi aprirono una Scuola di Grammatica; successivamente, dal 1647, il Comune affidò ai Gesuiti le prime scuole secondarie e fu creato un Collegio che era frequentato non solo dai giovani sanremesi, ma anche da studenti provenienti dai centri limitrofi. L’attività dei Padri fu interrotta quando il Pontefice Clemente XIV, nel 1773, soppresse l’ordine, che fu ricostituito solo nel 1814; di conseguenza, i Gesuiti, nel 1773, lasciarono Sanremo: gli insegnamenti umanistici continuarono ad essere impartiti a cura del Municipio nel Collegio Civico. Nel 1815 alcuni esponenti di spicco della vita pubblica di Sanremo, tra cui il Marchese Tommaso Borea d’Olmo, si recarono a Torino per sollecitare il ritorno dei Padri; ma solo nel 1838, tre Gesuiti, distaccati dal Collegio S. Ambrogio di Genova, poterono ritornare a Sanremo.
L’istruzione classica, sia quando Sanremo faceva parte della Repubblica di Genova, sia dopo il 1815, quando la Liguria fu annessa al Regno Sabaudo, era organizzata in modo analogo: il Consiglio Comunale provvedeva alla nomina dei docenti, fissava gli orari d’insegnamento; l’unica novità era costituita dall’obbligo di sottoporre tutte le deliberazioni all’approvazione dell’apposito ufficio che aveva sede a Nizza e che aveva anche il compito di nominare il Prefetto degli Studi, che doveva sorvegliare il funzionamento delle scuole del Collegio Civico.
Dopo che, nel 1846, il Governo di Torino si oppose alla proposta del Comune di Sanremo di affidare nuovamente la gestione delle Scuole Civiche pubbliche ai Gesuiti, le scuole classiche continuarono a funzionare grazie all’intervento del Comune che sollecitò dal governo di Torino la “regificazione”, come era stato promesso, nel 1847, dal Conte Cesare Alfieri di Sostegno, Magistrato della Riforma degli Studi. Nell’attesa di tale provvedimento, il Governo piemontese inviava al Comune di Sanremo un contributo annuo di 3000 lire che aggiunte alle 3200 stanziate dal Comune dovevano essere sufficienti per pagare gli stipendi ai docenti (di retorica, di filosofia e di grammatica, rispettivamente di L. 750, di L. 1.100 e di L. 800) ed al maestro delle classi elementari.
La città di Sanremo, nel 1821, veniva dichiarata dal sovrano Carlo Felice, capoluogo di Provincia (probabilmente, come riconoscimento del favore dei sovrani sabaudi verso una città che non aveva mai nascosto il suo desiderio di far parte del Regno di Sardegna, essendo i Sanremesi molto contrariati dalle vessazioni a cui erano continuamente sottoposti da parte della Repubblica di Genova). Subito dopo l’unificazione italiana, in seguito della cessione di Nizza alla Francia, Sanremo cessava di essere Capoluogo di Provincia e veniva creato quale capoluogo di Provincia Porto Maurizio; a Sanremo, per decisione del Ministro della Pubblica Istruzione Terenzio Mariani, veniva istituito il Liceo Ginnasio Regio che sostituiva il Civico Collegio.
Il Ministro della Pubblica Istruzione, in data 9 luglio 1860, inviava una nota alla Regia Intendenza del Circondario di Sanremo, con l’incarico di notificarla al Comune stesso, con la quale comunicava la proposta stessa; l’Intendenza invitava il Municipio a far conoscere al più presto le sue decisioni in merito all’accettazione o meno delle condizioni che il Ministero poneva per l’istituzione del Regio Liceo Ginnasio.
Come si può evincere dalla comunicazione del Ministero, alla spesa per la creazione del Regio Liceo avrebbe provveduto il Governo; per quanto attiene, invece, le spese per l’istituzione del Ginnasio, il Governo avrebbe concorso con la somma di 2120 lire, il Comune doveva impegnarsi a versare, annualmente, a partire dal 16 settembre 1860, la somma di 8720 lire; anche il Ginnasio avrebbe avuto la qualifica di “Regio”, per cui gli insegnanti e gli altri impiegati avrebbero ricevuto lo stipendio dallo Stato e goduti degli altri vantaggi assicurati ai dipendenti delle scuole regie.
Il Consiglio Comunale riunitosi in seduta straordinaria il 18 luglio 1860, sotto la presidenza dall’assessore anziano Gerbolini G.Andrea, deliberò, all’unanimità, di accogliere la proposta formulata dal Ministero della Pubblica Istruzione di istituire a Sanremo un Liceo-Ginnasio Regio di III classe; nel corso della seduta fu evidenziato i vantaggi che gli insegnanti e gli altri impiegati del Liceo avrebbero avuto sul piano economico e normativo in base alle Leggi vigenti per le scuole regie e ciò avrebbe garantito “un buon andamento dell’Istituzione scolastica”.
In effetti, il Regio Liceo-Ginnasio, intitolato all’illustre astronomo G.D. Cassini, nato a Perinaldo, venne frequentato, fin dai primi anni, da alunni provenienti da tutta la Provincia e divenne non solo un importante centro di formazione delle giovani generazioni, ma anche sede di manifestazioni culturali di un certo livello, si ricorda, in particolare, la Festa Nazionale Letteraria istituita con Regio Decreto 3 marzo 1865, per favorire gli studi classici e per celebrare i maggiori scrittori e pensatori italiani ed alla quale partecipavano anche personalità italiane e straniere.
(Per inciso, ciò evidenzia, come il Liceo, allora, poteva essere un significativo centro culturale; mentre, attualmente, la sua funzione è stata snaturata ed è stato trasformato in una scuola che “distribuisce diplomi” e, in base alla teoria dei “saperi minimi”, fornisce a tutti, e quindi a nessuno, briciole di un sapere sempre più stantio e totalmente privo di senso).
Il Liceo-Ginnasio iniziò la sua attività nell’ottobre del 1860 e venne ubicato al primo e al secondo piano dell’ex Convento del Gesuiti, che il Comune aveva provveduto ad acquistare dal Demanio; il Comune si assunse gli oneri relativi alla manutenzione dei locali; il Preside, in diverse occasioni, sollecitò l’esecuzione di lavori, chiedendo anche un intervento del Comune per dotare la Scuola di una sala per l’insegnamento della geografia.
Nella seduta del 3 agosto 1860, la Giunta Municipale, presieduta dal Sindaco, Corradi Giuseppe, approvava la perizia predisposta dall’ing. comunale sig. Bonfante e relativa ai lavori necessari per adattare l’ex Convento come edificio scolastico; le spese di ristrutturazione ammontarono a L. 2.500: furono apportate una serie di modifiche ai locali e si procedette al rifacimento dei pavimenti ed ad altre opere murarie. I lavori vennero affidati, con delibera del 26 agosto 1860 al “maestro di muro” Giuseppe Carlo fu Marco.
Considerato che il Liceo era frequentato da alunni provenienti dai centri viciniori e che i trasporti non erano certo agevoli, il Comune decise di aprire un Convitto Nazionale; nella riunione del 1 settembre 1861, il Sindaco Corradi Giuseppe propose al Consiglio di chiedere al Consiglio Provinciale di “accordare al Comune un sussidio di L. 15.000 per le spese di impianto del Liceo-Ginnasio già fatte” e per “l’erezione di un Convitto” non potendo il Comune far fronte a tale spesa se non con “gravissimi sacrifici”. La richiesta del Comune non venne accolta per cui, la prevista sopraelevazione di un terzo piano sopra il secondo piano dell’ex Convento, per ubicarvi il previsto Convitto, non fu realizzata.
Comunque il Municipio cercò di provvedere ai lavori di manutenzione dei locali; infatti, nel settembre 1862 il Geom. Bottini, su incarico del Comune, provvedeva a presentare una relazione nella quale evidenziava la necessità di eseguire le seguenti opere:
- ampliamento del locale dove si insegnava la “prima grammatica”;
- eliminazione dell’umidità;
- sistemazione dei pavimenti.
La spesa prevista ammontava a L. 2.625.
I locali, però, erano scomodi ed antigienici, per cui si ritenne opportuno cercare una sede migliore, che venne individuata nel Convento delle Monache Turchine.
Il Consiglio Comunale fu riunito in seduta straordinaria il 29 gennaio 1869, sotto la Presidenza del Sindaco Corradi Giuseppe, per discutere in merito all’opportunità di individuare una sede per le pubbliche scuole. Aperta la seduta, il Sindaco osserva che era “sempre più sentita ed imperiosa la necessità di dover provvedere a locali adatti per il decorso e comodo stabilimento delle pubbliche scuole” e propone al Consiglio di rinnovare l’istanza al Governo, già avanzata dalla Giunta, per la cessione o del Convento delle Monache Turchine, o di quello delle Salesiane. Il Consigliere Viale Gio. Domenico propone di chiedere al Governo la cessione del Convento delle Monache Turchine perché “più centrale e più adatto” allo scopo per il quale sarebbe stato utilizzato; il Consigliere Verde Bartolomeo dichiara di essere contrario, perché ritiene che non sia previsto, dalla legge relativa alla soppressione delle “Corporazioni religiose”, la possibilità, per il Comune, di ottenere la disponibilità dei locali e perché è contrario ad “espellere le religiose dai loro tranquilli ricoveri” (è opportuno, infatti, ricordare che, nel Convento, viveva ancora un discreto numero di suore per le quali doveva essere trovata, quindi, una sede adatta) . Il Sindaco risponde che la richiesta di concessione di uno dei due Conventi è pienamente legittima e ragionevole ed “ è appoggiata non meno alla legge che alla ragione”, poiché non solo trattasi di cose di pubblica utilità, ma anche della “necessità imprescindibile di rimuovere gli innumerevoli inconvenienti che dal lato dell’igiene, del comodo e della decenza, si riscontrano nelle attuali condizioni delle pubbliche scuole”. I locali dove è ubicato il Liceo non sono assolutamente adatti tanto da aver mosso “l’indignazione” dell’Ispettore scolastico al momento della sua visita e da suscitare una “disagevole impressione nell’intera città”. Le condizioni dei locali sono così deplorevoli che dovranno essere chiusi essendo malsani ed angusti ed insufficienti a “contenere una scolaresca sempre più numerosa” per cui , specie durante la calda stagione possono diventare “pericolosi e letali alla salute degli alunni e degli insegnanti”. Il Sindaco conclude il suo intervento affermando che le religiose potranno stabilirsi “convenientemente” in un’altra sede; certamente le Monache Turchine per la loro “esemplare condotta” ispirano simpatia e godono della “meritata stima” di tutta la cittadinanza, tuttavia la “ineluttabile necessità consiglia e comanda che i sensi del cuore recedano di fronte alle stringenti ed assolute esigenze del pubblico interesse”.
Il Consigliere Asquasciati Bartolomeo dichiara che, dopo le numerose pratiche espletate al riguardo, la “questione della legalità” sollevata dal Consigliere Verda è intempestiva” e che d’altronde “la civiltà ed il progresso e, soprattutto, il bisogno richiedono che uno dei due Conventi sia ceduto alla città”. Il Consigliere Bigio Giacomo Antonio sostiene che, secondo quanto affermato dall’Ingegnere governativo, in una sua relazione, per poter adattare i locali a Scuola è necessario affrontare una spesa di circa ottantamila lire e ciò “fa vedere la convenienza di fabbricare piuttosto un edificio nuovo a spese dalla Città”; secondo il Consigliere, “l’atto di espulsione” delle Monache dal Convento appare quanto mai inopportuno e costituirebbe una mancanza di riguardo nei confronti delle religiose.
Chiusa la discussione, il Sindaco propone al Consiglio di chiedere al Governo “uno dei due monasteri di Monache esistenti in questa Città e preferibilmente quello delle Turchine” e di far presente che è necessario che tale cessione deve avvenire al più presto stante le condizioni precarie dei locali dove era ubicato il Liceo. La proposta viene messa ai voti ed approvata per alzata di mano con 16 voti favorevoli, due contrari ed un astenuto (il consigliere Panizzi Francesco).
Successivamente, nella riunione del Consiglio Comunale del 30 marzo 1869, il Sindaco Giuseppe Corradi comunica che la Direzione Demaniale di Genova aveva precisato le condizioni per la cessione del Monastero delle Monache Turchine: il Comune doveva impegnarsi a fornire “in perpetuo e a titolo gratuito” i locali per collocarvi gli uffici finanziari esistenti e quelli che “in avvenire fossero istituiti”. Il Sindaco precisa che tali condizioni sono, indubbiamente, onerose, ma che è opportuno fare “buon viso alla proposta” onde ottenere la cessione del Convento.
Il Consigliere Bigio Giacomo Domenico, esprime parere contrario alla richiesta; mentre si dichiarano, sostanzialmente, d’accordo i Consiglieri Rambaldi Antonio e Borea Antonio, poiché il Comune, potendo disporre di un così vasto edificio, ha “molto da guadagnare dalla cessione”.
Chiusa la discussione il Sindaco pone ai voti la proposta di chiedere la cessione del Monastero, e, nel contempo, d’impegnarsi a “fornire e a mantenere a titolo gratuito, un conveniente e sufficiente numero di locali nel Convento stesso per gli Uffizi delle Ipoteche, del Registro e dell’agenzia delle tasse “ e per altri Uffici finanziari che fossero istituiti a Sanremo.
La proposta è posta ai voti per appello nominale su richiesta di alcuni consiglieri e viene accolta con 14 voti favorevoli (Asquasciati – Bogge – Bonfante – Borea – Biancheri – Calvino – Guidi – Balestrieri – Raimondo – Rambaldi – Reforzo – Rubino – Sapia – Viale), due contrari (Verde e Bigio) e tre astenuti (Roverizio – Panizzi – Vivaldi).
Le discussioni che si sono sviluppate nella seduta del Consiglio Comunale del gennaio si riferivano non solo all’opportunità, o meno, di costruire una nuova sede per il Liceo, ma, soprattutto, alla questione del diritto di utilizzare edifici originariamente destinati ai Monasteri sottraendoli ai rispettivi ordini. Come è noto le Leggi Siccardi varate nel Regno Sabaudo nel 1850 furono estese in tutto il regno d’Italia; inoltre, furono varate da Cavour nuove norme che prevedevano la riduzione del numero degli ordini religiosi e l’incameramento dei loro beni. Dopo l’unificazione dell’Italia erano state estese a tutto il Regno, per cui numerosi beni appartenenti alla Chiesa o ai Monasteri erano stati acquisiti dallo Stato.
Tali provvedimenti incontrarono un’opposizione sulla quale è opportuno riflettere; a Sanremo si fece portavoce di coloro che erano contrari allo “sfratto” delle Monache Turchine, il Consigliere Bigio che, in una lettera inviata al Sindaco in data 30 marzo 1869, precisa le motivazioni del suo voto contrario nella seduta svoltasi nel marzo 1869.
Il Consigliere dichiara, innanzi tutto, che non ritiene “lecito ad un buon cattolico concorrere alla spoliazione dei Monasteri delle persone religiose”; inoltre, ritiene che la decisione del Comune non solo è contraria a tutte leggi relative alla soppressione degli ordini religiosi, ma non tiene conto che la comunità delle Monache Turchine è di “numero molto superiore a quello che è stabilito da dette leggi perché possa volersene la dispersione ed il concentramento nell’alloggio che alle stesse vorrebbe provvedersi nel monastero delle Salesiane”, ma anche ripugni “alle leggi di umanità” poiché “si restringe in poche camere a modo di prigioniere persone religiose meritevoli di ogni riguardo ed alle quali le stesse leggi di soppressione hanno assicurato una sistemazione decorosa”.
Il Consigliere ribadiva che erano necessari costosi lavori di sistemazione per rendere il convento idoneo ad ospitare il Liceo; infatti, occorreva procedere al rifacimento del tetto ed ad altri lavori all’interno dell’edificio; tali spese erano assai rilevanti, presumibilmente superiori alle ottantamila lire e, pertanto, era opportuno costruire un “nuovo fabbricato” per cui si potrebbe contemporaneamente “provvedere ai bisogni ed all’abbellimento della Città”.
La voce del Consigliere rimase isolata ed inascoltata.
Comunque il trasferimento non avvenne subito; per circa dieci anni il Liceo rimase nell’ex Convento dei Gesuiti e, a partire dal 1870, sia il Ginnasio che il Liceo furono sistemati al secondo piano, poiché il primo piano fu occupato dagli uffici del Tribunale. In tale occasioni il Comune, con delibera del 22 luglio 1869, decise di procedere all’esecuzione di lavori di ristrutturazione dei locali per una spesa complessiva di L. 1792,63.
All’inizio dell’anno scolastico 1881/82 il Liceo–Ginnasio venne trasferito nei vasti locali del Convento delle Monache Turchine che dovettero andare in un altro Convento; successivamente, il Comune ingrandì l’edificio esistente sopraelevandolo di un piano. Nel 1966 venne deciso un nuovo trasferimento: il Liceo fu sistemato nei locali dell’Hotel Excelsior che faceva parte della dèpendance dell’ Hotel Bellevue, acquistato dal Comune nel 1963 ( l’albergo venne edificato nel 1893, secondo il progetto predisposto da Pietro Agosti, mentre l’ Hotel Excelsior, dove è attualmente ubicato il Liceo, venne realizzato negli anni Venti del XX secolo ed era destinato, originariamente, a stabilimento idroterapico, nel secondo dopoguerra venne trasformato in un albergo).
L’attuale sede comprende il Liceo Classico e il Liceo Scientifico, che è stato istituito nel 1961; mentre il Liceo linguistico, creato dalla Dirigente Scolastica Neris Borea, nel 1990, è ubicato a Villa Magnolie.
Come si può evincere dai documenti la questione edilizia degli Istituti scolastici di Sanremo è stato sempre oggetto di dibattito senza trovare una soluzione organica; due “filosofie” si sono confrontate (filosofie che a cento trent’anni di distanze sono ancora attuali): costruire un nuovo edificio, oppure adattare edifici già esistenti, originariamente destinati a tutt’altro uso? Il Comune di Sanremo, salvo rari casi, ha sempre optato per la seconda soluzione; nessuna Amministrazione ha mai concretamente operato per la realizzazione di un piano edilizio che prevedesse la costruzione di edifici adatti allo scopo.
Nel 1900, quando venne approvato un nuovo piano regolatore redatto dall’ing, Lamborizio (ratificato con regio decreto del 14 agosto 1904), che prevedeva una generale sistemazione urbanistica della città, nessuna area era indicata quale sede dove ubicare il Liceo e nulla è stato attuato.
Nel frattempo, la situazione edilizia è diventata sempre più impellente considerato l’elevato numero di alunni che frequentano i tre Licei cittadini (classico, scientifico e linguistico, quest’ultimo è ubicato a Villa Magnolie), ma una soluzione adeguata appare ancora molto lontana.
Comunque tutti e tre Licei sono dotati di moderni laboratori: di Informatica, e di Fisica e Chimica con strumenti per esperienze di fisica; tutte le aule hanno in dotazione la L.I.M., un’aula di lingue è dotata di L.I.M. per lezioni multimediali, sono a disposizione degli alunni; una biblioteca allestita in entrambe le sedi e una palestra. Infine i Licei dispongono di una ricca biblioteca allestite nelle due Sedi ed è previsto il comodato d’uso dei libri di testo, pc e tablet.
Infine è stato realizzato un Museo di Fisica dove sono esposti materiali didattici relativi alla fisica della metà dell’ 800, che furono acquistati quando il Nizzardo e Sanremo facevano parte del Regno di Sardegna.