Sant'Agostino de Civitate Dei

          

SANT'AGOSTINO

DE CIVITATE DEI


                          ELEMENTI AUTOBIOGRAFICI


Agostino nasce nel 354 a Tagaste, nell'attuale Algeria; la madre Monica è cristiana, mentre il padre, Patrizio è pagano; Agostino riceve un'educazione letteraria e retorica, studia, dapprima, a Madaura, e, successivamente, nel 371, a Cartagine, ma non apprende il greco; nel corso della sua giovinezza conduce una vita sgregolata e di dissipazione ed ha rapporti con una donna, con la quale convive per  15 anni e dalla quale ha un figlio: Adeodato, Dopo la lettura dell' opera perduta di Cicerone, l' Ortensio, nella quale si afferma il primato della vita  filosofica, si avvicina al manicheismo diffuso in Africa. Il  fondatore, Mani, di origine persiana, svolge un' intensa attività di predicazione e sostiene l'esistenza di due regni: quello della luce e quello delle tenebre, ciascuno ha origine da un principio divino; Mani, nel 276, venne giustiziato e l' attività missionaria fu proseguita dai suoi discepoli. 

 Agostino aderisce al manicheismo dal 374 al 383, malgrado l'opposizione della madre;  come uditore; nel 375, si reca a Cartagine per continuare i suoi studi e insegnare la retorica. A Cartagine ha rapporti con alcuni amici, compone il suo primo  scritto "Sul bello e sul conveniente" che non ci è pervenuto;  nel 382 si trasferisce con la madre, la concubina, il figlio e alcuni amici, a Roma, dove insegna, con successo, retorica tanto da attrarre l'attenzione del  prefetto della città, Simmaco, che lo sceglie come insegnante di retorica per Milano, dove risiede la corte imperiale. Nel 384, giunge a Milano e assiste alle predicazioni di Sant' Ambrogio, che sostiene l'interpretazione allegorica e spirituale delle Sacre Scritture e la superiorità dell'anima rispetto al corpo e il suo destino ultraterreno; le prediche di Sant'Ambrogio lo inducono alla lettura della Bibbia; nel 385 diventa catecumeno, abbandona la sua concubina, legge le opere di Plotino e Porfirio  nelle quali si sostiene la priorità e l' autonomia dell' incorporeo; Agostino ritiene che neoplatonismo e cristianesimo siano concialibili. Nel 386 avviene la conversione che è narrata, successivamente, nelle Confessioni; decide di ritirarsi con la madre, il figlio e degli amici, a Cassiciaco, vicino al lago di Como, dove scrive alcune opere in stile dialogico: "Contro gli Accademici,"  "Sulla vita beata", "Sull' immortalità dell' anima" e i "Soliloqui", quest' ultimi  si presentano come  un colloquio con la ragione  e con l' anima.

Nell' aprile del 387, riceve il battesimo a Milano da Sant' Ambrogio  e decide di tornare in Africa, durante il viaggio la madre muore a Ostia; giunto in Africa si stabilisce a Tagaste, dove, per due anni vive con una piccola comunità, secondo il modello monastico e compone alcuni libri: "Sul maestro" (De magistro) nel quale espone le modalità dell' apprendimento, "Sul libero arbitrio" e "Sulla vera religione" nel qual Sant'Agostino sostiene che il Cristianesimo è l'unica vera religione; compone pure scritti contro il manicheismo, Nel 392 si reca ad Ippona dove è fatto sacerdote, nel 395 è nominato vescovo, e nel 396, dopo la morte del vescovo Valerio, diviene vescovo di Ippona; in questo periodo compone scritti contro il donatismo, fondato dal vescovo Donato che sostiene una concezione  rigoristica della comunità ecclesiale e nega validità  ai sacramenti, se amministrati da sacerdoti in condizione di peccato;  nel 411 il donatismo verrà condannato dal sinodo di vescovi riunitosi a Cartagine.

Agostino, è impegnato nell' attività di vescovo, ma  continua anche a scrivere:  compone opere in cui affronta i problemi della comunità, ma anche scritti di più ampio respiro; compone "Sulla dottrina cristiana" in quattro libri  in cui considera, come fondamento della cultura cristiana, la cultura classica e afferma che il Cristianesimo ha, quale vertice, lo studio e l' interpretazione della Bibbia; nel 397 inizia a comporre le "Confessioni" in 13 libri,  fra il 399 e il 419  compone i 15 libri "Sulla Trinità"; dal 401 al 414 compone un commento alla "Genesi".

Nell'agosto del 410, i  Goti, guidati da Alarico, saccheggiano Roma, Agostino, anche per rispondere alle accuse dei pagani che sostengono che, tali eventi,  sono provocate dall' ira degli  dei, compone l' opera "La città di Dio" (De civitate Dei") in 22 libri, che, iniziata nel 413, sarà terminata nel 426. Tra la fine del 429 e la primavera del 430, i Vandali, guidati da Genserico, invadono l'Africa  settentrionale e pongono l'assedio a Ippona; nell' agosto del 430, Agostino muore. Nel 431 Ippona è evacuata e in parte incendiata.

Verso la fine della sua vita, Agostino aveva voluto riordinare i suoi libri, rileggendoli e scrivendo le "Retractationes" (nuova trattazione) allo scopo di delineare il percorso compiuto dall' autore e l' evoluzione del suo pensiero.



          L' EPOCA STORICA IN CUI VISSE SANT' AGOSTINO


Agostino fu testimone della  grave crisi dell'impero romano, crisi che si conclude nel 476 con la deposizione, da parte di Odoacre, dell' imperatore Romolo Augustolo; la crisi fu provocata sia dalla minaccia delle popolazioni germaniche, sia dall' affermarsi del Cristianesimo che si basava su una serie di elementi del tutto originali quali:  "l'esclusivismo del suo culto; la rottura che poteva provocare e provocava rispetto ad ogni altro vincolo o condizione di natura sia pubblica che familiare o sociale; il carattere intimo e personale che la solidarietà cristiana determinava nei rapporti  tra i fedeli e nel loro linguaggio,  fondato sul concetto di una nuova fraternità e di un nuovo amore in Cristo La carità e la disposizione all' amore cristiano estesa, oltre che ai cristiani, a ogni altro essere umano, fratello nella comune origine da Dio, sono affermate, come virtù fondamentali rispetto a ogni virtù teorizzata nella tradizione ellenica e romana, dalla "medietà" aristotelica (in medio stat virtus) alla fortezza e alla temperanza stoica. I concetti di comune ed uguale umanità sono fatti valere al di là di qualsiasi  distinzione etnica o sociale;è  fondata    una vera e propria inversione di valori; sono  esaltati lo spirito rispetto alla carne e il destino non terreno dell' uomo; la sovversione che ne derivava  tanto nell' ordine delle gerarchie quanto nei modelli consueti di  comportamento; le differenze evidenti rispetto allo stesso giudaismo nel quale se ne indicava la matrice; le originali forme associative e culturali ben presto maturate e suscettibili di essere individuate come fornite di una obbidienza secessionista rispetto all' ordine costituito.".

 La visione cristiana divenne dominante dopo l'editto emanato da Costantino nel 313,   con il quale veniva riconosciuta la libertà di culto e dopo che Costantino convocò il concilio di Nicea (325), per risolvere lo scontro tra il cristianesimo e l' arianesimo per quanto  attiene  la "natura" di Cristo. I vescovi che parteciparono al concilio espressero all' unanimità la condanna di Ario che non riconosceva in Cristo la natura divina. Tale decisione  divenne un dogma della Chiesa e, da questo momento, furono considerati eretici tutti quei movimenti che non accettavano i dogmi decisi dalla Chiesa;  la decisione di Costantino  costituiva una novità rilevante in  quanto veniva meno  quella distinzione tra politica e religione che Cristo aveva posto. Nel 391, con l' editto di Tessalonica, Teodosio stabilì che il Cristianesimo era la religione ufficiale dell' impero, si rafforzò l' unità della Chiesa con il dogma della Trinità (Dio è uno e trino) e con la lotta contro le dottrine di Nestorio che sosteneva la presenza della doppia persona (quella umana e quella divina) in Cristo; il concilio di Calcedonia tenutosi nel 451 stabilì “la coesistenza in Cristo di un' unica persona."   I dogmi di Nicea e di Calcedeonia, furono accolti in tutta la Chiesa d' Occidente che  si rafforzò  ed affermò l' originalità della visione da lei proposta non solo in campo religioso, ma anche  sociale e etico: l' etica  del sacrificio e della rinuncia, il fine della vita posto fuori dal mondo, il rigoroso monoteismo erano principi totalmente nuovi che si affermarono, progressivamente, con il processo di cristianizzazione.  

Nel corso del IV e del V secolo l' impero dì Occidente fu travolto dalle invasioni barbariche: la pressione  germanica travolse l' impero che soggiacque alle continue invasioni: Roma fu saccheggata dai Goti di Alarico nel 410 e dai Visigoti di Genserco nel 455, eventi che suscitarono una profonda  emozione;  nel 476 gli Eruli, guidati da Odoacre, deposero  l' imperatore regnante: Romolo Augustolo e inviarono a Costantinopoli le insegne imperiali.

L' insediamento dei barbari si verificò con distruzioni, violenze e massacri: l' invasione provocò uno scontro violento a cui le forze romane non  riuscirono a resistere;  il dominio di Roma cessò, venne meno l' unità imperiale: intorno al VI secolo, i Visigoti controllavano la penisola iberica e il sud della Francia; gli Ostrogoti occupavano l' Italia; il regno franco  s' installa nel territorio francese dai confini visigoti  fino a oltre il basso corso del Reno; gli Alamanni  occupano le due sponde del medio Reno, nella Valle del Rodano si costituisce il regno burgundo; i Bavari s' insediano nell' attuale Baviera; Svevi e Alani nelle regioni nord-occidentali della penisola iberica; Angli e Sassoni in Inghilterra; i Vandali sulla costa africana da Tunisi a Tangeri. Viene meno l' unità imperiale sostituita da una frantumazione  tuttora vigente "il filo storico di una lunghissima tradizione venne troncato non solo simbolicamente e non solo contingentemente. Quel che era stato il dominio di Roma era ora il teatro, in Occidente, di una storia nuova e diversa." 


STRUTTURA DELL' OPERA


Il sacco di Roma del 410 fu considerato dai pagani come un castigo degli dei per la diffusione del cristianesimo; S. Agostino, tra il 413 e il 430,  compose il "De civitate Dei" per dimostrare che tale tesi era errata e per affermare la "superiorità" del Cristianesimo;  per dimostrare ciò, elabora una "teologia della storia:" gli eventi storici si snodano secondo un piano provvidenziale voluto da Dio, gli uomini non possono comprendere come tale piano si stia realizzando; la storia deve essere considerata come "un' unica totalità", la "Provvidenza divina è un "principio  unificatore" del susseguirsi degli avvenimenti, il senso dei singoli eventi è imperscrutabile e deve essere inserito nella struttura teologica sottesa al  loro susseguirsi. Secondo tale visione anche il "male", il "negativo" s' inserisce all' interno del piano divino e può trasformarsi in bene; la malvagità non è una cosa naturale, Dio non crea il male che nasce solo dalla volontà umana. 

Sant' Agostino, nel De Civitate Dei, condanna sia la cultura greca che quella romana sia sul piano etico che su quello religioso; dalla condanna è escluso solo il Platonismo. L'opera  è suddivisa in due parti: nella prima parte (cap. 1-10), Agostino  critica il paganesimo  e  difende il cristianesimo; nella seconda parte (cap. 12 -22) espone la visione cristiana delle "due città," il rapporto tra la Chiesa e il mondo, tra la storia degli eventi umani  e quella della salvezza; secondo sant' Agostino "queste due città nel corso del tempo sono intrecciate e mescolate tra loro, fino a quando saranno separate nell' ultimo giudizio; con l' aiuto di Dio io mi riprometto di dire ciò che ritengo  opportuno sull' origine, lo sviluppo e i fini loro dovuti. Devo però ancora dire alcune cose contro coloro che attribuiscono  la rovina dello Stato romano alla nostra religione, che proibisce di offrire sacrifici ai loro dei."

Nel primo libro Agostino sostiene  che la religione cristiana non è stata la rovina dell' impero e rievoca la devastazione di Roma compiuta nel 410; nel secondo affronta il tema della corruzione sociale che ha provocato il crollo della Repubblica; nel terzo sottolinea come la violenza e l' ingiustizia abbiano accompagnato  tutte le vicende  di Roma, che hanno avuto inizio con l' uccisione, da parte di Romolo, del fratello e sono proseguite con il ratto delle Sabine,  la guerra contro Alba,  le guerre sociali, civili e servili: "Quante battaglie furono combattute e quanto sangue fu sparso per domare, come fossero dei barbari selvaggi, tutte quelle genti d' Italia che costituivano la forza più importante dell' impero romano" e le guerre rovinose che hanno preceduto la nascita di Cristo; nel quarto libro Agostino  sostiene  la grandezza dell' impero è stata costituita "non per intervento degli dei, o del destino, ma per volontà "dell' unico vero Dio"   che stabilisce la durata dei regni  e di tutti i re”.

Nei libri 6-10 Agostino affronta il tema del paganesimo dal punto di vista filosofico, con particolare riferiento  al platonismo: Platone  ha teorizzato la trascendenza divina, ma ha introdotto i demoni quali mediatori tra gli uomini e Dio mentre unico mediatore è Cristo che è contemporaneamente Dio e uomo.  

La seconda parte (libri 11-22) è dedicata  all' analisi delle due città: quella terrrena e quella divina; innanzi tutto Agostino analizza il problema del bene e del male: Tutto ciò che Dio ha creato è buono......Il male quindi non viene da Dio nè da un principio opposto a Dio, ma dalla volontà cattiva della creatura che si allontana dal Creatore." Nel libro 14 è analizzata la condizione dell' uomo dopo il peccato originale: gli uomini possono scegliere se "vivere secondo la carne  o vivere secondo lo spirito," dipende dalla volontà quale via scegliere e l' uomo è libero nella sua scelta; quindi  è affrontato il tema delle due città: sono analizzati i fini propri  della città terrena e della città di Dio e viene condotto un confronto tra le due città per  dimostrare il fallimento della città terrena nella ricerca della felicità su questa terra, la felicità può essere conseguita solo entrando nella città di Dio.

LE DUE CITTA'   

                          

Agostino distingue due città: la città di Dio,  che ha quale fondamento l'amore divino, e la città terrena dove domina l' amore di sè; il processo storico è costituito da tre momenti: il "prima" quando il male non  faceva ancora parte dell' agire umano; l' "adesso" che comprende tutta la storia dell' umanità dominata dallo scontro  tra il male e il bene; il "dopo" che riguarda il trionfo della città celeste. S. Agostino delinea inizi, sviluppo, e fine del processo storico, nei dodici libri che costituiscono la seconda parte quattro contengono  l'analisi dell' origine delle due città; i successivi quattro lo svolgimento storico; gli ultimi quattro il fine; S.Agostino  affronta i seguenti temi: Dio creatore della natura e dell' uomo; la presenza del male; il nascere  e lo sviluppo delle due città;  la separazione finale e definitiva dei giusti che saranno ammessi alla beatitudine eterna e dei malvagi che saranno puniti  per sempre alle pene infernali, la Provvidenza divina che opera nella storia nel senso che dà un senso al processo storico: "Dio vigila su tutto e tutto ordina al bene secondo  imperscrutabili  disegni".

 Il tema  della Provvidenza ha avuto anche una valenza letteraria, in modo particolare nei "Promessi sposi" di Manzoni, più volte nel romanzo è citata la Provvidenza intesa  come intervento divino nelle vicende umane, che opera secondo finalità che trascendono l' agire degli uomini.”

Il problema del male è fondamentale nel pensiero agostiniano: in gioventù Agostino aderisce  al manicheismo che ammette l' esistenza di due principi, quello del bene e quello del male, in lotta tra di loro; successivamente , nel periodo della conversione, si avvicina alle soluzioni dei neoplatonici che sostengono  che tutto ciò che esiste è "bene" in quanto proviene dal "Sommo Bene", il male in senso metafisico non esiste quindi non si può ammettere un principio costitutivo del male; il male non esiste in natura ma dipende dalla libera volontà dell' uomo: "L'avarizia non è un vizio dell'oro,ma dell' uomo che ama l' oro in modo sbagliato ,trascurando la giustizia. Neppure la lussuria è un vizio dei corpi belli e soavi, ma dell'anima perversa, che ama i piaceri corporei e ignora la temperanza, con la quale aspiriamo alle cose  più belle, perchè spirituali e più soavi, perchè incorrutibili. Neppure la iattanza è un vizio  della lode umana, ma  dell' anima perversa che vuole essere lodata dagli uomini  senza pensare alla testimonianza della coscienza. Neppure la superbia è un vizio di chi dà il potere o del potere stesso, ma dell'anima che ama in modo perverso il proprio potere e disprezza quello più giusto di un potente. Così,chiunque ama in modo perverso un bene di qualsiasi natura, anche se lo raggiunge, diviene cattivo nel possesso di quel bene e misero per la privazione di un bene migliore. Il male,  non è un principio metafisico, ma sussiste quale male morale, quale peccato, che dipende, esclusivamente,   dalla volontà umana  malvagia che si oppone a Dio: la causa efficiente della volontà cattiva, è la volontà stessa che si allontana da Dio, dalla verità, dal bene.

Sant' Agostino introduce una nuova visione della storia  per quanto riguarda  l’inizio e la  fine:  l' inizio ha origine con la creazione, la fine con il  "giudizio universale" quando i buoni saranno distinti dai malvagi, i primi godranno della beatitudine  eterna, irreversibile sia nello spirito che nel corpo, i malvagi, invece, saranno dannati in eterno:"Quando verrà il Figlio dell' uomo nella sua maestà...tutte  le nazioni saranno radunate davanti a Lui. Egli separerà gli uni dagli altri come il pastore separa le pecore dai capri e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistra. Allora il Re dirà a quelli che sono alla sua destra: "Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno  preparato per voi fin dalla creazione del mondo.......Poi dirà a quelli che sono alla sua sinistra:"Andate lontano da Me, maledetti  nel fuoco eterno preparato al diavolo e agli angeli suoi..E costoro andranno al supplizio eterno, i giusti, invece, alla vita eterna". 

Solo alla conclusione del processo storico vi sarà la netta distinzione tra buoni e malvagi, nella vita presente sussiste sempre l' alternativa tra vivere secondo "la carne" o secondo lo "spirito"; nessun periodo della storia, nessuna istituzione è dominata esclusivamente dall' una o dall' altra delle due città:"Due amori hanno fatto due città l' amore di sè fino al disprezzo di Dio ha fatto la città terrena, l' amore di Dio fino al disprezzo di sè ha fatto la città celeste. Perciò l' una si gloria in se stessa, l' altra nel Signore. L' una cerca la gloria dagli uomini, l' altra trova in Dio, testimone della coscienza, la sua gloria più grande. Quella innalza la sua testa nella sua gloria, questa dice al suo Dio"Sei tu la mia gloria e innalzi la mia testa2 (salmo 3,4). Quella nei suoi capi, e nelle nazioni che sottomette,è dominata dal desiderio di dominare in questa si vive un reciproco servizio nell' amore, i superiori nel prevedere e i sudditi nell' ubbidire. Quella nei suoi grandi ama la propria virtù, questa dice al suo Dio "Ti amo, Signore, mia virtù" (salmo 17,2). In quella ai suoi sapienti sono vissuti secondo l'uomo e hanno ricercato il bene del corpo, o dell' animo, o di entrambi e coloro che hanno potuto conoscere Dio non lo hanno onorato come Dio nè gli hanno reso grazie; ma si sono persi nei loro vani ragionamenti e il loro cuore insipiente si è offuscato considerandosi sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell' incorruttibile Dio  con immagini fatte  a somiglianza di uomini, di uccelli, di quadrupedi e di rettili perchè essi hanno guidato o seguito i popoli  nell' adorare tali simulacri e venerano e servono la creatura al posto del Creatore che è Dio benedetto nei secoli (Tm1, 21-25). In questa invece l' uomo non ha altra sapienza che la pietà (Gb28,28 LXX) con cui si adora in modo giusto il vero Dio ,e si aspetta come premio la società dei santi, composta non solo di uomini ma anche di angeli"   

Agostino distingue due forme di amori: l' amore di sè che caratterizza la città terrena, l' amore di Dio che caratterizza la città celeste costituita dagli uomini giusti che vivono secondo lo spirito; la città terrena venera i falsi dei e   segue i falsi valori; la  città di Dio è la Chiesa. Agostino distingue tra la Chiesa visibile e la vera Chiesa che si affermerà solo al momento del giudizio universale quando "il grano e il loglio" saranno separati  e Babilonia non sarà più mescolata con Gerusalemme; prima  di tale evento  l' uomo è "un pellegrino," uno "straniero in terra" che vive nel mondo dove si trova come "un' oliva pressata in un frantoio," ma è distaccato dal mondo in attesa di  accedere alla patria celeste e, in questo mondo,  potrà  realizzare  il desiderio fondamentale dell' uomo: il desiderio della pace;  nella città terrena bene e male coesistono e sono  in perenne conflitto; la pace, in terra, è sempre effimera, solo  alla resurrezione finale ogni conflitto  scomparirà  e si realizzerà la vera pace e il bene trionferà  "solo alla scomparsa della storia.

Sant'Agostino distingue tre periodi secondo i gradi del progresso spirituale: nel primo gli uomini vivono senza leggi, nel secondo gli uomini vivono sotto le leggi; il terzo è il tempo della grazia. Roma è considerata la Babilonia dell' Occidente: alle sue origini c' è il fratricidio di Romolo simile al fratricidio di Caino da cui ha avuto origine la città terrena e le virtù dei cittadini sono solo apparenti, perchè la virtù senza Cristo  non è possibile.  L' indebolimento dell' impero romano,  non è dovuto all' abbandono del culto degli dei, ma è provocato dai costumi corrotti che hanno funestato Roma e la stessa formazione dell' impero non dipende dalle divinità della mitologia, ma fa parte dei disegni della Provvidenza.


                              IL TEMPO DELLA STORIA


L' opera di Agostino riveste notevole importanza  sugli sviluppi successivi relativi alla filosofia della storia e al rapporto tra Stato e Chiesa; per quanto attiene la filosofia  della storia, Agostino fa propria la visione del tempo introdotta dal Cristianesimo: il tempo ha  origine con la creazione del mondo compiuta da Dio e una fine al momento del Giudizio universale: "Dio...è il creatore e l' ordinatore del tempo, non vedo come si possa dire che egli abbia creato il mondo dopo un certo periodo di tempo; a meno che si dica che già prima del mondo ci si stata qualche creatura, il cui movimento abbia prodotto lo scorrere del tempo”. le sacre Scritture altamente veritiere dicono: "in principio Dio creò il cielo e la terra" in modo da far capire che prima non era stato fatto nulla; ......senza dubbio il mondo  non è stato fatto nel tempo, ma col tempo. Ciò che si fa nel tempo, infatti,viene fatto prima o dopo un certo tempo: dopo ciò che è passato e prima di ciò che è futuro; ma allora non poteva esserci alcun passato, poichè non c' era alcuna creatura che lo facesse passare con i suoi movimenti mutevoli. Invece il mondo è stato fatto col tempo, perchè nella sua creazione  è stato fatto il movimento  mutevole; come si vede nella serie di quei sei o sette giorni in cui si parla di sera e mattina, fino a quanto  tutte le opere che Dio ha fatto vengono completate nel sesto giorno e nel settimo si presenta, in una forma densa di mistero, il riposo di Dio. Di che natura siano  questi giorni per noi è difficilissimo, anzi, impossibile immaginarlo tanto meno dirlo". Sono quindi abbandonate le teorie dell'eternità del tempo sostenute dai pensatori greci ed  è abbandonata la teoria della ciclicità del tempo e introdotta quella della sua linearità che verrà fatta propria anche dall' indagine scientifica; la Divina Provvidenza  giustifica e ordina il processo storico che si conclude con  il giudizio universale e la resurrezione finale. 

La visione lineare della storia affermata dalla religione ebraica, è fatta propria dalla religione cristiana ed è dominante nella cultura occidentale; secondo questa teoria il processo storico tende dal passato al futuro  e attua un miglioramento continuo; il concetto di progresso, introdotto dall' Illuminismo, trasforma la visione cristiana in una prospettiva laica: il processo storico si snoda  con una tensione che mira al miglioramento delle condizioni di vita attraverso la tecnologia che conosce uno sviluppo all' infinito. 

Il tempo è stato creato da Dio quando ha creato tutte le cose, prima della creazione il tempo non esisteva, quindi non ha senso chiedersi che cosa Dio facesse prima della creazione. Tutto ciò che costituisce la Natura nasce e muore, poichè è nel tempo, mentre Dio è una "presenza eterna," quindi non c' è un prima e un dopo. Ma che cos' è il tempo? Si chiede Sant' Agostino: "Se nessuno me lo domanda, lo so; se voglio spiegarlo a chi me ne domanda, non lo so più. Tuttavia senza esitazione affermo di sapere che, se nulla passasse, non esisterebbe il tempo passato, e se nulla arrivasse, non esisterebbe il tempo futuro, e se nulla fosse, non esisterebbe il tempo presente. Ora quei due tempi, il passato e il futuro, in qual modo esistono, se il passato già non è più e il futuro non è ancora?"

Ma come misuriamo il tempo? si chiede Sant' Agostino che  risolve questo problema nelle "Confessioni" sostenendo  che la misura del tempo è attuata dall' anima: il passato non è più ma  "la memoria è il presente del passato," il futuro non è ancora, ma c' è "l' attesa che è il presente del futuro," il presente passa continuamente nel passato, ma  c' è "l' attenzione che è il presente del presente;" la misura del tempo è data dalla continuità della vita interiore: " Gli è in te, o anima mia, ch' io misuri il tempo. Non mi frastornare, voglio dire, non frastornare te stessa con la folla delle tue impressioni. Ripeto: è in te ch' io misuro il tempo. L' impressione che le cose fanno in te nel passare e in te rimane quando sono passate, è questa ch' io misuro, quando misuro il tempo."

La"soggettività" del tempo non è estesa alla storia che per Agostino ha inizio  con il peccato originale e si concluderà alla fine del mondo, quando i buoni saranno separati dai malvagi; la storia si snoda in una continua lotta tra la carne e lo spirito: "la città celeste" e"la città divina" non sono mai nettamente separate, dall' inizio della storia alla fine del mondo. Simbolo della città terrena sono Babilonia e Roma, simbolo della città celeste è  Gerusalemme, solo al momento del Giudizio universale le due città  saranno separate.








                          L’ EREDITA’ DI SANT’ AGOSTINO


La teoria di Sant’ Agostino sulla città terrena e la città di Dio è stata oggetto di molteplici interpretazioni; Sant’ Agostino distingue tra religione e politica; la città terrena è costituita da coloro che hanno come unica finalità  l’amore di sé stessi e dei beni terreni, la città celeste è formata da coloro che perseguono l’amore di Dio. Inoltre, configura la Civitas Dei in modo  contradditorio: a volte la Civitas Dei è configurata come trascendente, la Gerusalemme celeste, a volte  come la Chiesa terrena. Secondo alcuni, fanno parte della Chiesa terrena i cristiani giusti ma anche i  cristiani che, al momento del Giudizio universale, saranno condannati e, sulla terra, i cristiani fanno parte di entrambe le città. Per quanto riguarda lo  Stato, Sant’Agostino a  volte ritiene che lo Stato debba esercitare un potere coercitivo per garantire l’ordine e la giustizia, pertanto il cristiano deve obbedienza alle leggi, anche se fossero ingiuste, il cristiano può rifiutarsi di obbedire solamente quando le norme  dello Stato sono contrari alla legge divina; ma, per converso, a volte,  lo Stato terreno è  rifiutato, perché la giustizia che persegue, è una giustizia terrena, quindi non è la vera giustizia e il potere è sempre  una forma di sopraffazione.












BIBLIOGRAFIA


G, Galasso, Storia d’Europa, vol. I Antichità e Medioevo, Laterza 1996;

G. Cambiano- M.Mori, Storia e Antologia della filosofia, Laterza, 2010;

S. Agostino, De Civitate Dei;

S. Agostino, Le confessioni;

Vangelo Secondo S. Matteo.