In difesa dell'orso
IN DIFESA DELL’ORSO
L’intervento dell’uomo sull’ecosistema è ormai diventato estremamente dannoso per gli animali, selvatici ma anche domestici e per le piante. Sembra complesso accettare che la logica e le strategie economiche fondate sullo sfruttamento intensivo delle risorse e sulla produttività immediata a breve termine massima crea un pericoloso cortocircuito nella Natura, in quanto ogni danno alle foreste e alla flora si ripercuote sugli animali e viceversa, per poi ritorcesi inevitabilmente sull’essere umano. Non siamo parte esterna o estranea alla Natura, ne facciamo parte, esattamente come tutto il mondo animale.
Rispettare la Natura è rispettare noi stessi. Difendere in particolare i grandi mammiferi, come gli Orsi è una priorità, le evidenze scientifiche –infatti- mostrano chiaramente che proprio i grandi mammiferi risentono in modo drammatico del cambiamento climatico e della distruzione del loro habitat naturale. Un dato dovrebbe far riflettere: come riporta un dettagliato articolo sul National Geopraphic l’abbondanza di cibo nelle foreste assicura cucciolate abbondanti e sane, una promessa per la continuità della specie. L’alterazione dell’habitat naturale per antropizzazione incontrollata o per il cambiamento climatico in corso, porteranno inevitabilmente alla distruzione dei grandi mammiferi. Notevoli sono poi le conseguenze registrate negli ultimi anni a causa del cambiamento climatico: in primis l’aumento dei cosiddetti orsi grolari, unione di orso grizzly e orso polare, a causa della migrazione degli orsi grizzly verso nord alla ricerca di temperature più fredde; in sé il fenomeno non è dannoso all’ecosistema, ma certifica la trasformazione dell’ambiente naturale e l’impatto sui grandi mammiferi. Inoltre, risulta da uno studio recente che l’innalzamento delle temperature in Siberia ha gravemente danneggiato la fase del letargo degli orsi, che trovano difficoltà ad entrare regolarmente in letargo a causa delle temperature elevate anche a inizio inverno. Questo ultimo fatto è grave, in quanto lo sbalzo termino blocca una fase fondamentale del ritmo naturale degli orsi con potenziali gravi ricadute sulla loro salute e capacità riproduttive.
Le cronache nazionali sono state spesso, fin troppo forse, dominate da eventi di scontro tra orsi e comunità umana, sia in Trentino, sia –molto meno- in Abruzzo. Eppure quello che viene raffigurato come uno scontro inevitabile “uomo-animale”, dove si dà per sottinteso che la Natura sia un mero pericolo da cui difendersi e cautelarsi e non il pilastro portante della Vita, dovrebbe essere considerato un “incontro”. Come ben delinea il National Geographic: “per assicurare un futuro a questi animali straordinari (gli orsi), occorre mettere in pratica tutte le misure di protezione disponibili, ma anche sensibilizzare ed educare la gente”. Insomma, quello che manca è la cultura della Natura, nei suoi aspetti selvaggi, selvatici, agli occhi umani incontrollabili e perciò pericolosi. Continua il National Geographic: “ occorre creare tra aree protette e regioni dei corridoi che siano allo stesso tempo ecologici e culturali, in cui gli animali possano muoversi liberamente; la coesistenza non significa solo condividere uno stesso territorio, ma si basa sulla consapevolezza che tutti gli esseri viventi, uomo incluso, sono uniti da relazioni e dipendono gli uni dagli altri”. Ecco: la vera sfida non è creare l’Intelligenza Artificiale perfetta, ma creare un mondo costruito sulla consapevolezza di sé, degli altri e dell’Ambiente. Una cultura della consapevolezza, il luogo della cultura dell’iperproduttività, del narcisismo di specie, della globalizzazione come annientamento dell’equilibrio naturale.
Riflettiamo: rimarremo soltanto noi sul pianeta? Chiusi di ambienti iper tecnologici dove l’Intelligenza artificiale forse avrà più solo il compito di salvarci da noi stessi.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:
National Geographic, settembre 2022