L' attualità del sistema storico di Eredoto
L' ATTUALITA' DI ERODOTO
Erodoto nacque nel 484 circa ad Alicarnasso; in gioventù si oppose alla tirannide di Ligdami, che contribui' a rovesciare; viaggiò a lungo e visitò l'Egitto, la Fenicia, la Mesopotamia, la Scizia, Atene e la Magna Grecia; durante i suoi viaggi raccolse molteplici informazioni; fu particolarmente importante il soggiorno ad Atene dove conobbe Sofocle, Anassagora e Protagora. Negli ultimi anni della sua vita contribui' alla fondazione della colonia di Turi in Magna Grecia; ritornato ad Atene, vide l’ inizio della guerra del Peloponneso.
Alcuni studiosi sostengono che Erodoto abbia composto un’ opera che non è del tutto organica, poichè venne esposta, inizialmente, in discorsi tenuti durante le "pubbliche riunioni " festive che, dopo, vennero raccolti insieme; Erodoto è il primo storico che sostiene che si deve evitare il più possibile l'alterazione dei fatti e non si è limitato solo a narrare la situazione politica, le guerre, ma ha dato spazio anche ai costumi, alle credenze, alle abitudini di vita dei popoli che ha conosciuto.
Nel Proemio, Erodoto espone lo scopo della sua opera: “ Qui sono esposte le ricerche di Erodoto di Alicarnasso, perchè le vicende umane non si dimentichino col passare del tempo e perchè le azioni grandi e ammirevoli, compiute sia dagli Elleni sia dai barbari, non restino ignote; esporrò oltre al resto le ragioni per cui essi si fecero guerra”(1).
Da queste brevi note programmatiche si deduce chiaramente che Erodoto segue diversi criteri nella selezione del materiale storico: innanzitutto, narra ciò che ha visto; inoltre, tiene conto di ciò che gli è stato narrato e cerca di distinguere il vero dal falso e di evitare il più possibile di fornire dei fatti una interpretazione personale. Un metodo –quindi- rigoroso e fondato sulle fonti, per nulla casuale od approssimativo.
La storiografia di Erodoto si basa su due elementi: “le imprese degli uomini” e le loro “cause”; Erodoto pone, per la prima volta, il principio di causa per quanto attiene l’agire umano: gli uomini sono responsabili delle loro decisioni e viene escluso l’ intervento degli dei nelle “faccende” umane. La storia comprende, sostanzialmente, due aspetti: da un lato, narra gli usi, i costumi dei popoli; dall’altra, le lotte per difendersi e per conquistare territori ed affermare la potenza militare. Nei primi quattro libri ,Erodoto presenta i molteplici popoli del Medio Oriente nelle loro usanze, nelle religioni,nei loro costumi, sempre rispettandoli nella loro diversità:
“Se si sottoponesse ad ogni uomo la scelta fra tutte le usanze per stabilire quelle migliori, ognuno, dopo averle esaminate, sceglierebbe le proprie, perchè ognuno è ben convinto che le proprie usanze sono le più belle. Non è dunque verosimile che un uomo, a meno che non sia pazzo, le irrida. Che tutti gli uomini la pensino così in proposito è possibile argomentare da varie testimonianze, fra cui questa: Dario convocò gli Elleni che si trovavano nel suo regno e chiese loro a quale prezzo erano disposti a mangiare i cadaveri dei loro genitori, e quelli risposero che non l’ avrebbero fatto a nessun costo. Dopo di che, Dario chiamò gli Indi detti Callati, che mangiano i loro genitori, e chiese loro, alla presenza degli Elleni, che capivano quanto veniva detto a mezzo di un interprete, a qual prezzo avrebbero accettato di bruciare i genitori morti, e quelli alzando grandi grida lo pregarono di non parlare così. Queste sono dunque le consuetudini e bene mi pare abbia detto Pindaro, affermando che l’ usanza è regina di tutto” (2,libro III, n.38).
Erodoto riconosce la validità di tutti i costumi che hanno i diversi popoli, secondo una visione sostenuta dai sofisti, in particolare da Protagora che sostiene che “l’ uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono in quanto in quanto sono, delle cose che non sono in quanto non sono”; tale da essere intesa nel senso che ci sono visioni diverse dei valori sostenuti dalle varie comunità. Analogamente, Erodoto ritiene che lo storico deve presentare la diversità dei vari popoli riconoscendo la “relatività dei valori”, pertanto il sistema di valori di un popolo non può essere giudicato, perchè appartiene alla civiltà di quel popolo.
Erodoto presenta gli usi ed i costumi dei vari popoli più stravaganti o addirittura osceni con levità, come, ad esempio i rapporti tra uomini e donne dei Massageti: ”Ecco le loro usanze: ognuno sposa una donna, però ne usano in comune, sono i Massageti infatti che fanno così è, e non gli Sciti, come dicono gli Elleni. Se un uono massageta ha voglia di una donna, appende la sua faretra davanti al suo carro e le si unisce serenamente. L’unico termine della vita che conoscono è questo: quando uno è diventato molto vecchio, i parenti si riuniscono e lo sacrificano con del bestiame, lo fan lire e se ne mangiano le carni; questo lo considerano il colmo della felicità, mentre se uno muore di malattia non lo mangiano, ma lo nascondono sottoterra, considerando una disgrazia il fatto che non sia giunto ad essere sacrificato” (3,libro primo, n. 116).
Erodoto ha selezionato il materiale storico raccolto: innanzitutto, ha narrato gli eventi e i costumi che ha visto in particolare per quanto attiene l’Egitto; ha dedicato tutto il secondo libro alla narrazione degli usi e dei costumi degli Egiziani, all’ esame delle loro divinità, degli oracoli e dei sacrifici, ha narrato la storia di alcuni re, in particlare di Sesostri, di Cheope e di Chefren e la costruzione delle piramidi.
“Mi dilungo a raccontare dell’ Egitto, perchè vi sono numerosissime cose che fan meraviglia, e presenta opere, più che in ogni altro paese, meritevoli di menzione; perciò ne parlerò più a lungo. Come il loro clima è diverso, e il loro fiume presenta un carattere contrastante con quello degli altri fiumi, così gli Egiziani hanno per lo più usanze e leggi contrarie a quelle degli altri uomini; per esempio: le donne frequentano il mercato e commerciano, mentre gli uomini a casa tessono; tessendo poi gli altri spingono la trama in su, gli Egiziani invece in giù. I pesi poi sono portati sulla testa degli uomini, sulle spalle dalle donne; le donne orinano in piedi, gli uomini seduti. Fanno i loro bisogni in casa, ma mangiano fuori sulla strada, perchè dicono che bisogna soddisfare di nascosto le necessità vergognose, ma pubblicamente a quelle che non sono tali. Nessuna donna è sacerdotessa sia pe le divinità maschili sia per quelle femminili, di queste e di quelle sono sacerdoti gli uomini. Il sostentamento dei genitori non è obbligatorio per i figli che non lo vogliono, mentre è obbligatorie pe le figlie, anche controvoglia.(4, Libro secondo, n. 35).
Erodoto procede alla narrazione del rapporto con gli animali domestici e quelli selvatici; interessante è il comportamento degli Egiziani con i gatti che sono morti: sono portati a Bubasti dove vengono seppelliti imbalsamati in celle sacre; i cani li seppelliscono invece ognuno nella sua città, in sepolcri sacri. I topiragno e i falchi vengono portati a Buro, gli ibis a Ermopoli. Gli orsi, che sono rari e i lupi che sono poco più grandi delle volpi, vengono sepolti nel luogo in cui vengono trovati stesi. I coccodrilli sono considerati sacri dagli abitanti della zona di Tebe e del lago Meri e ne scelgono uno che viene allevato e addestrato ad essere domestico, lo trattano benissimo e quando muore è imbalsamato e sepolto in una tomba sacra; mentre gli abitanti della zona di Elefantina non li considerano sacri e li mangiano. Inoltre, Erodoto spiega i loro costumi per quanto attiene il modo di vestirsi, di cibarsi, sottolinea la loro religiosità, e la consuetudine di seguire le usanze patrie evitando quelle elleniche edi altri popoli. Infine narra il regno dei re e ricorda la costruzione delle piramidi: il primo re è stato Mene che fondò la città di Menfi e fece deviare il corso del fiume Nilo, prosciugò il vecchio letto e incanalò il fiume per farlo scorrere in mezzo ai monti; il sovrano Sesostri sottomise gli abitanti della costa del Mar Rosso e proseguì la navigazione fino a un mare non più navigabile a causa delle secche, per cui ritornò indietro e durante il ritorno riunì un grande esercito e sottomise tutti i popoli che incontrò, giungendo sino al territorio degli Sciti e dei Traci. Tornato in Egitto, utilizzò la massa di uomini fatti prigionieri per scavare i canali, fu l’unico re egiziano a regnare sull’ Etiopia. E’ interessante che Erodoto enunci le imprese di Sesostri come veritiere, mentre per quanto attiene la divisione dei terreni:
“Questo re -mi dissero- divise la terra fra tutti gli Egiziani assegnando a ognuno un appezzamento uguale quadrangolare” (5, libro secondo n.109)
Erodoto narra i costumi di molteplici popoli senza giudicarli: ad esempio spiega i costumi dei Massageti senza esprimere dei giudizi, usa delle fonti, propone, talvolta, una sua ipotesi, distingue i fatti reali dai miti e dalle favole; pur credendo alle divinità e alle predizioni degli oracoli, non ammette gli interventi degli dei nelle vicende umane ricerca le cause dei conflitti ed è imparziale nei confronti dei Greci e dei “barbari”.
I primi quattro libri sono dedicati agli eventi degli stati dell’ Asia Minore: le vicende dei Lidi, in particolare di Creso, quelle dei Medi, la storia di Ciro e Cambise; dal V al IX libro è trattato l’ argomento principale dell’ opera: il conflitto tra i Greci e la Persia che è presentata come uno scontro tra la libertà a la tirannide. Infatti, Erodoto è contrario alla tirannide e intende la libertà in duplice senso: in primo luogo, come indipendenza da poteri esterni, in quanto uno Stato è libero quando non è sottoposto ad una potenza straniera, in secondo luogo come libertà del singolo cittadino, che è libero quando opera per il bene comune.
Secondo Erodoto, la libertà è un valore fondamentale: gli dei non interferiscono e non annullano la libertà dell’ uomo; comunque, l’ uomo non può conoscere il suo destino: ne è un chiaro esempio Solone, il quale –durante il colloquio che ha con Creso- afferma che la divinità è invidiosa e sottolinea che le vicende umane sono imprevedibili e che l’ eccessiva prosperità può precipitare in disgrazie. Un atro esempio è fornito da Serse, narra –infatti, Erodoto:
“Ad Abido, Serse volle vedere tutto l’ esercito; gli era stato preparato apposta un seggio elevato di pietra bianca, eretto dagli Abideni per un precedente ordine del re; qui si sedette e guardando verso la spiaggia osservò la fanteria e le navi, e vedendole ebbe desiderio di assistere ad una gara navale. Questa fu fatta e vinta dai Fenici di Sidone, ed egli si compiacque sia per la gara sia per l’ esercito. Vedendo tutto l’ Ellesponto coperto dalle sue navi e tutti i promontori e le pianure di Abido piene di uomini,Serse prima si considerò beato, poi pianse”(7 libro VII, 44 -45).
Lo zio paterno Artabano che gli aveva consigliato di non fare la spedizione contro l’ Ellade, quando seppe che Serse aveva pianto, gli disse: “Re hai fatto cose molto diverse fra loro poco fa; ora piangi dopo esserti dichiarato beato” Serse rispose che “riflettendo mi è venuta pietà pensando quanto è breve la vita umana dato che di costoro, che pur son tanti, fra cent’ anni non ne sopravviverà alcuno” (7,libro VII, n. 11).
Erodoto è consapevole che la libertà non implica che le scelte fatte abbiano sempre successo, poiché gli uomini possono prendere decisioni, che sono positive solo in apparenza, ma in realtà sono provocate dall’ orgoglio: un grosso esercito può essere totalmente distrutto da uno piccolo. Serse, dopo la sconfitta in Egitto, raccoglie un’ assemblea dei migliori Persiani per conoscere i loro pareri e dire tutto ciò che voleva; egli voleva collegare l’Ellesponto e “spingere l’ Europa contro l’Ellade per punire gli Ateniesi di ciò che hanno fatto ai Persiani e a mio padre” ( settimo libro, n. 8). Pertanto, intende predisporre una spedizione contro di loro e attraversare tutta l’ Europa. Mardonio e gli altri Persiani assecondano il parere di Serse, solo Artabano di Istaspe zio di Serse sottolinea che, se gli Elleni si dirigessero verso l’ Ellesponto e tagliassero il ponte, la situazione dell’ esercito sarebbe disastrosa, suggerisce –quindi- a Serse di sciogliere l’ assemblea e di meditare quale scelta sia opportuna. Occorre tener conto che “la divinità colpisce con il fulmine gli esseri che s’ alzano di più e non li lascia inorgoglire, mentre non tormenta i piccoli, lancia sempre i suoi dardi contro le case più alte e gli alberi più alti, perché il dio suol reprimere tutto ciò che s’ innalza. Così, per lo stesso motivo, può un grosso esercito venire distrutto da uno piccolo quando il dio per invidia susciti in esso terrore e tuoni contro di lui, così che perisca in modo indegno….. La precipitazione in ogni cosa genera errori, donde soglion derivare gravi danni, mentre nell’attendere si può trovare del bene” (6, libro settimo n.11 ).
Serse, irritato, risponde a Artabano che, come figlio di Dario, deve vendicarsi degli Ateniesi “ben sapendo che se noi staremo quieti non lo saranno loro, anzi marceranno ancora di più contro la nostra terra”(7 libro settimo n. 11).
Erodoto narra, in modo dettagliato le vicende della guerra di Serse contro gli Elleni, guerra che si conclude con la netta vittoria degli Elleni a Salamina; a seguito della sconfitta Serse abbandonò la Grecia; in merito Erodoto formula l’ ipotesi che Serse abbia deciso di lasciare la Grecia “per timore che gli Elleni navigassero all’ Ellesponto a sciogliere i ponti ed egli restasse sorpreso col rischio di morire decise di fuggire e per evitare che gli Elleni o i suoi soldati venissero a sapere della sua fuga fece costruire un argine verso Salamina, collegò i vascelli fenici perché facessero da ponte e da muro, dandosi a preparativi di guerra come per fare un’ altra battaglia”(8 libro ottavo n. 97)
A Platea si svolse l’ultima battaglia tra gli Elleni e i Persiani, guidati da Mardonio che morì; allora i Persiani furono travolti e fuggirono disordinatamente verso il loro campo; Erodoto si stupisce che nessun soldato persiano sia entrato nel recinto sacro a Demetra e che la maggior parte sia morta attorno al tempio; Erodoto formula l’ipotesi che Demetra non abbia protetto i Persiani perché avevano bruciato il suo tempio a Eleusi. Questa notazione rivela come il pensiero greco arcaico e il sistema di valori arcaico, nel quale la divinità riveste un ruolo centrale nel divenire della storia umana, comunque persiste, l’originalità di Erodoto consiste nel proporre una nuova prospettiva, che affianca e non sostituisce del tutto la precedente, secondo la quale la storia è comunque dominio degli uomini e non realizzazione mera della volontà divina. In questa affermazione del ruolo centrale dell’uomo nella Storia consiste l’attualità del pensiero erodoteo.
Concludendo, il metodo erodoteo, basato su un concetto allargato dellai storia, che includa, accanto ai fatti militari e politici, anche quelli relativi ai costumi, alla mentalità e alle tradizioni dei popoli, è stata ripresa dalla scuola degli Annales francesi; Erodoto è diventato, così, il fondatore della visione contemporanea della Storia, intesa come racconto della civiltà e di tutta lì’umanità e non solo come epopea dei re e dei principi, in una prospettiva dove il rispetto per le diverse tradizione è centro e fulcro della narrazione dei fatti storici.
NOTE
- Proemio pag.15
15Libro terzo, n. 38;
- Libro, primo, n.116;
- Libro secondo, n.35;
- Libro secondo, n. 109;
- Libro settimo, n. 8;
- libro settimo; 44-45
- Libro settimo n. 11;
- Libro ottavo, n. 97.
BIBLIOGRAFIA
Erodoto, Storie, Istituto geografico De Agostini, 1959;
Finley, Problemi e metodi di storia, Laterza, 1987;
Francois Hartog, in Storia Einaudi, a cura di Salvatore Settis vol. VI, 2008;
Simon Price, In principio fu Troia, Laterza,2012;
Robin Lèon, Storia del pensiero greco, Einaudi, 1951;
Rostovtzeff, Storia del mondo antico, Sansoni Editore,1965.