L'alta e media Val Roya diventano francesi

              

           L' ALTA E MEDIA VAL ROYA DIVENTANO FRANCESI



Il 24 aprile 1945 i Tedeschi abbandonarono l'alta val Roya, al pomeriggio dello stesso giorno il colonnello francese Widerspach ordinò il disarmo dei partigiani e il ritiro della bandiera italiana dagli edifici pubblici. 

La Francia voleva vendicare  il “coup de poignard” (il colpo di pugnale) del 10 aprile 1940, quando Mussolini ordinò l’attacco contro la  Francia che stava per arrendersi alla Germania, e del così detto “sacco di Mentone” del 1940. Inoltre il governo francese mirava ad acquisire gli impianti elettrici che esistevano in Val Roya:  tra il 1910 e il 1914 venne costruita, infatti, a San Dalmazzo di Tenda, una centrale idroelettrica; nei tre anni successivi, vennero costruite  altre due centrali; furono costruite le dighe a dieci laghi, ottenendo, in tal modo,  un complesso idroelettrico che produceva 140 milioni di kilowatt che alimentavano le principali ferrovie della Liguria e del Piemonte e fornivano elettricità alle principali industrie dell’Italia nord-occidentale, tra cui gli impianti siderurgici di Genova, i cantieri navali di La Spezia, gli stabilimenti chimici della Montecatini. Si  trattava, pertanto, di un complesso di rilevante importanza per l’ Italia;  la Francia aspirava ad utilizzare tale complesso per valorizzare tutta l’ area del Dèpartement des Alpes Marittimes.

L’ area della Valle Meraviglie e di Fontanalba avevano, anche,  un notevole valore culturale: vi si trovano circa centomila incisioni rupestri scolpite sulle rocce; la maggioranza sono state ottenute mediante la percussione di una punta; circa la metà  rappresentano animali dalle grandi corna, l’altra metà raffigurano aratri, armi, strumenti, planimetrie di poderi, pelli, uomini. Sono stati  individuati quattro stili che risalgono a un lungo arco di tempo dalla fine del  Neolitico (3000 a.C.) alla conquista romana della zona (14 a.C.) effettuata durante l’ impero di Augusto; infine, vi sono circa 3000 graffiti filiformi che risalgono all’epoca medioevale. Le incisioni “classiche” sono  state eseguite dai pastori che trascorrevano  l’estate al pascolo. Sicuramente le incisioni, che rappresentano i bovidi, hanno significato religioso e si riferiscono al culto  dell’animale corniforme che risaliva al paleolitico. Le incisioni furono oggetto di studio da parte di Bichnell che dal 1885 alla morte (1918) si dedicò all’analisi iconografica e all’esegesi di tutto il complesso delle vallate; ancora attualmente le incisioni sono oggetto di studio da parte degli archeologi.

Esisteva, infine, il problema della frontiera che era stato già sollevato dal barone Sidney Sonnino allo scoppio della prima guerra mondiale, allo scopo di effettuare delle piccole modifiche relative all’area di San Dalmazzo di Tenda, di Piène e del bacino della Bevera, ma non fu presa alcuna decisione poichè la Francia non era d’ accordo. Il progetto non ebbe seguito e la situazione rimase inalterata sino alla seconda guerra mondiale.

Il mattino del 26 aprile, il 29° il Reggimento Tirailleur Algerièn entrò a Tenda, al pomeriggio il colonello francese Widerspach ordinò l’immediata consegna  delle armi da parte dei partigiani e il ritiro della bandiera italiana; il 27 aprile a Briga ci fu  un incontro tra una pattuglia di Francesi e il locale comando partigiano. Il 28 aprile giunse a Briga un distaccamento del reggimento Tirailleur Algeriène; lo stesso giorno la bandiera italiana  che si trovava in cima al monumento ai caduti di Briga. venne strappata e  gettata  nella Roya; il giorno dopo, a Tenda e a Briga, furono affissi manifesti su cui era scritto “Nous sommes français,” il 29 aprile a Tenda e a Briga furono destituiti dal “Comitè de rattachement” il sindaco, il segretario e altri impiegati di Tenda. 

Il Presidente del Comitè de Rattachement, Charles Fenoglio, affermò  che, secondo accordi con il governo italiano, Tenda e Briga erano cedute  alla Francia. Il 29 aprile, su indicazione del Presidente del Comitè de Rattachement, Charles Fenoglio, venne indetto  un plebiscito che diede i seguenti risultati: a Briga ci furono 1031 votanti, favorevoli  all’annessione alla Francia furono 993, 38 schede non furono compilate, a Tenda il consenso fu completo 1076 voti favorevoli su 1076 votanti. Il plebiscito è stato considerato discutibile, per le modalità di svolgimento: le schede prevedevano solo un voto di assenso all’annessione alla Francia, i votanti dovevano compilare la scheda con le proprie generalità; l’ unico modo di opporsi era di non compilare la scheda. Il primo maggio il Comitè  decise di interdire la lingua italiana, di ridurre gli approvigionamenti a coloro che avevano espresso un voto contrario all’ annessione e  decise di creare una commissione che doveva epurare chi aveva votato contro. Alla fine di maggio  dei militari americani giunsero a Tenda perchè, avendo l’ Italia stipulato l’armistizio, si intendeva, da parte americana estendere l’occupazione alleata all’alta Val Roya, venne ripristinata l’amministrazione italiana  che fu tolta dal Comitè.  Il 10 luglio,  il Reggimento Tirailleur Algèrien lasciava Tenda; al pomeriggio dei carabinieri italiani entravano a Tenda. 

Alcuni giorni dopo  si recarono in alta Roya il viceprefetto di Cuneo e il suo segretario  per formare delle nuove amministrazioni comunali; contemporaneamente alcuni agenti segreti  svolsero un’intesa propaganda a favore di un ritorno dei francesi”(1).   

In occasione del referendum costituzionale del 2 giugno 1946 vennero a Tenda diversi politici, tra cui l’ onorevole Fazio che sostennero l’autonomia  per l’ alta Valle  Roja in base alle convenzioni doganali del  1861 per garantire una  rinascita della valle: “il discorso non dispiacque alla gente, compresi molti sostenitori del rattachement, i quali presero gradualmente coscienza dell’ Italia che cambiava; a essa rivolgevano  ora le loro speranze”(2). 

Il 2 giugno 1946 si svolse il referendum relativo relativo alla forma di governo; a Tenda parteciparono al referendum  1680 elettori (il 93% aventi dirtto al voto), 799 furono favorevoli alla repubblica, 733 alla monarchia; a Briga 601 voti furono favorevoli alla monarchia e 468 voti furono favorevoli alla repubblica, i votanti furono 1150 il 90% degli aventi diritto al  voto. Il governo italiano non approfittò del momento favorevole, forse il governo italiano seguì la via rinunciataria relativamente alla questione della Val Roja, per conseguire condizioni migliori sulle questioni relative al confine orientale e, in particolare, per  quanta attiene i problemi di Trieste  e della Val d’ Aosta.

E’ opportuno considerare che il 30 maggio 1944 erano stati siglati i “Patti”  di Saretto,  tra il delegato del Comitato di Liberazione Nazionale piemontese e il Comandante della Seconda Regione della Francia, in lotta contro i nazisti; i due delegati concordarono  che tra: “les peuples francais et italien il n’y a aucune raison de ressentiment  et le heurt pour le rècent passè politique et militaire, qui engage le responsabilitè des respectifs gouvernements, et non pas celle des memes peuple, tous le duex victimes de règimes d’ oppression et de corruption.    

Afferment le pleine solidaritè et fraternitè franco-italienne dans la lutte contre le fascisme et le nazisme, et contre les forces de la rèaction, comme nècessaire phase prèliminaire de l’instauration des libertès  dèmocratique et de la justice sociale, dans une libre  communautè europèenne.

Reconnaissent qu’ aussi pour l’ Italie, ainsi que pour la France, la meilleure forme de gouvernement pour assurer le maintien des libertès dèmocratiques et de la  justice sociale, est celle rèpublicaines.

S’accordent pour engager les forces des respectives organisations dans la poursuite des buts comme ci-dessus dèfinis, dans un esprit de pleine entente et sur un plan de reconstruction europèenne.

Z.O. 30 mai 1944

La Chef de laR.2M. M.JUVENAL

Le Dèlèguè du C.N.N. du Pièmont DANTE LIVIO BIANCO” (3)


L’ accordo di Saretto stabilisce alcuni punti di grande rilevanza: 

- non sussiste alcun risentimento tra Italiani e Francesi che non sono responsabili dei recenti eventi politici e militari che sono da imputare al governo fascista e a quello nazista;

- piena solidarietà per instaurare la libertà e la giustizia sociale;

- l’ elaborazione di un piano democratico a livello europeo;

- creare un’ Europa unita.


L’ accordo di Saretto non venne preso in considerazione alla fine della guerra; da parte francese furono avanzate rivendicazioni che avevano più un carattere punitivo  che politico; il governo presieduto da Charles De Gaulle  mirava a occupare  un lungo tratto della costa ligure e di attestarsi sulla linea Pinerolo-Cuneo, oltre che ottenere la Valle d’ Aosta.    

L’ 11 maggio 1946 si riunì a Parigi la  Commissione per esaminare la rettifica del confine franco-italiano nell’ alta Valle Roya; la  Commissione era composta da  G. Saskin, Ivanov, J.A.M. Marjoribanks, B. Jennings-Brandy, Vimont, M.Marron. La commissione, che aveva condotto delle indagini nell’ alta valle  Roya, aveva formulato delle raccomandazioni relative ai sentimenti degli abitanti, alla lingua e al potenziale elettrico della zona;  sottolineava che i “sentimenti” sono “quasi egualmente divisi tra pro e contro la cessione alla Francia; per quanto attiene la lingua, la Commissione  evidenzia che è parlata sia la lingua italiana che quella francese ed è parlato il dialetto; particolare attenzione è rivolta al potenziale elettrico e viene raccomandato che una più completa ed equa utilizzazione delle acque del Roia dovrebbe essere raggiunta se gli interessi francesi e italiani coinvolti fossero orientati allo sviluppo di un piano coordinato per lo sfruttamento congiunto delle risorse idriche”. (4)

Il 29 luglio 1946 Pietro Nenni si recò a Parigi dove incontrò il Presidente Bidault favorevole all’ annessione alla Francia del territorio di Tenda e di Briga: dichiarò che per  Briga e Tenda è cosa fatta e non poteva ritornare indietro; analogamente l’on. G. Saragat, dichiara alla Commissione  politico-territoriale sulla frontiera italo-francese (28 agosto 1946), che le centrali idroelettriche di Tenda hanno un’importanza primordiale per l’ Italia “cosa che è stata pienamente riconosciuta dal Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri” e sottolinea che “ nè la lingua, nè delle ragioni geografiche ed economiche giustificano in alcun modo la separazione di questa zona dal territorio italiano”(5).

Per quanto attiene i territori  del comune di Olivetta San Michele, l’on. Saragat sottolinea che il comune di Olivetta San Michele non è mai appartenuto alla Contea di Nizza e tale territorio non è mai stato oggetto di discussione durante la negoziazione del trattato di Torino (1860);  inoltre,  gli abitanti del villaggio sono economicamente e storicamente legati all’Italia; infine, l’on Saragat evidenzia che, per quanto attiene i territori di Tenda e di Briga, il Consiglio dei Ministri degli  Affari Esteri ha inviato una Commissione speciale per unì inchiesta sulla situazione locale ha riconosciuto che la regione di  Briga e di Tenda per la lingua dei suoi abitanti e per la situazione geografica è italiana; conclude che, dal punto di vista economico, la valle della Roia  è legata all’ Italia piuttosto che alla Francia e le centrali elettriche di Tenda hanno una “importanza primordiale” per l’ Italia(6).

 

Finalmente si giunse alla sottoscrizione del Trattato di pace, il 7 febbraio 1947;  Antonio Meli Lupi di Soragna ottenne dal Governo i pieni poteri per la sottoscrizione  del Trattato di pace : “A tale scopo viene conferito all’ Ambasciatore d’ Italia, Antonio Meli Lupi di Soragna, pieni poteri ad ogni necessaria attività, con riserva di ratifica da parte dell’ Assemblea Costituente” (7). L’Ambasciatore intervenne e sostenne che la maggioranza degli abitanti dell’ Alta  Valle Roya erano favorevoli  ad essere uniti .all’ Italia, in secondo luogo  sottolinea che la lingua italiana è la lingua ufficiale della regione ed è  anche la lingua parlata da tutti; gli abitanti, essendo vicino alla  Francia,  conoscono e comprendono il francese; conoscono pure il Patois provenzale che si parla, soprattutto, in famiglia; l’ambasciatore affrontò pure il problema delle centrali idroelettriche e sostenne che l’energia prodotta dalle centrali era fondamentale  per i collegamenti ferroviari  e per l’ industrie delle province di Genova, Savona  e Imperia e conclude il discorso affermando che la Francia commeterebbe un’ingiustizia e un errore a non voler collaborare con l’ Italia. Man al momemto della  firma  dell’ accordo, l’ambasciatore Lupi Soragna firmò il Trattato che accoglieva tutte le richieste delle Francia. 


L’articolo due del  Trattato di pace stabilisce  la  cessione alla Francia  dell’ alta Val Roya  con tutto il territorio del Comune  di Tenda, parte di Briga Marittima, di Briga e  di alcune frazioni di Olivetta San Michele. Nelle Carte  allegate al Trattato di Pace con l’ Italia vennero stabilite le norme per le frontiere: “il confine lascerà il tracciato attuale a Colle Longa, seguirà lo spartiacque passando per il Monte Clapier, il Colle di Tenda, il Monte Marguareis da cui discenderà verso mezzogiorno, passando dal Monte Saccarello, Monte Vecchi, Monte Pietravecchia, Monte Lega per raggiungere un  punto  a circa 100 metri dal confine attuale, presso la Colle Peigarolle circa 5 chilometri a nord-est di Breil; di lì proseguirà in direzione sud-ovest e si ricongiungerà con il confine ora esistente a circa 100 metri a sud-est del Monte Mergo” (8) .

Nel Trattato si stabilisce pure che  il sentiero e la parte di strada nazionale rimangono in  territorio francese e  che la Francia s’impegna a riparare e  conservare  tutti gli impianti ed a elaborare con l’Italia   negoziati bilaterali, per elaborare un piano coordinato per l’ utilizzazione delle risorse idriche della Roya che sia accettabile a entrambe le parti.      


Successivamente, tra il 24 e il 31 luglio 1947,  in seno all’ Assemblea Costituente si svolse la discussione relativa al Trattato; su un totale di 556 componenti erano presenti 410 deputati; 262 deputati votarono a favore del Trattato, 68 furono contrari e  80 si astennero; occorre precisare che vi furono dubbi sulla legittima competenza della Costituente a fare  tale ratifica. Il 2  agosto 1947 fu pubblicata la Legge n.811 che autorizzava il Governo  della Repubblica a ratificare il Trattato di pace fra le Potenze Alleate  e Associate e l’ Italia. la Legge venne pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 2 settembre 1947, n. 200, ed entrò in vigore il giorno stesso della pubblicazione. Il 28 novembre 1947 fu pubblicato  il Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato, n. 1430 recante “ Esecuzione del Trattato di pace fra l’ Italia e le potenze Alleate ed Associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, e retrodatava la data dell’ esecuzione del trattato al 16 settembre 1947 (9) .

Le disposizione del trattato di pace relative ai rapporti con l’ Italia, furono  attuate dalla Francia con la Legge n. 42-1814 del 15 settembre 1947 “sur l’ organisation des territoires rattachès à la France en vertu du traitè de paix avec l’ Italie” publicata nel Journel Officiel il 16 settembre  1947 con effetto dal giorno successivo e reperibile sul sito di documentazione legislativa francese il cui articolo  afferma che “con l’ entrata in vigore del trattato di pace del 10 febbraio 1947 con l’ Italia, la legislazione  francese è applicabile nei territori riuniti alla Francia in virtù del suddetto trattato (10).    

Il Ministro degli Esteri On.Carlo Sforza nel suo intervento all’Assemblea Costituente per la discussione del disegno di legge relativo all’ approvazione del trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, sottolineò che il trasferimento alla Francia, dei territori del Piccolo San Bernardo, dell’ Altopiano del Moncenisio, del Monte Thabor, del Monte Chaberton, delle Alte Valli della Tinea, della Vesubia e della Roja, è   stato 

deciso “senza alcun riferimento alla volontà delle popolazioni interessate, le quali, nella zona più popolosa di Tenda e  Briga hanno dato  (con votazioni per il referendum e per la Costituente dell’ anno scorso) chiara indicazione del desiderio di rimanere italiane” (11) e sottolinea  che  “la Commissione inviata dal Consiglio dei Ministri degli Affari esteri a compiere un sopralluogo nel bacino dell’ Alta Val Roja, confermava il prevalente  carattere italiano della regione e l’ importanza economica che essa rappresentava per l’ Italia” (12).

L’ On. Sforza pose in rilievo che nel  mese di maggio1946  furono compiuti  interventi da parte del Presidente De Gasperi al Governo francese e del rappresentante italiano in seno al Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri, ma, purtroppo, il Consiglio dei Ministri degli Esteri decideva il 27 giugno l’ accettazione integrale delle rivendicazioni francesi.

Un nuovo memorandum presentato dalla Delegazione italiana il 20 agosto non cambiarono la situazione e il 2 settembre la Commissione politica concluse la discussione approvando il progetto del Trattato che accoglieva tutte le richieste francesi; l’ ssemblea plenaria della Conferenza il 9 ottobre e, successivamente, il Consiglio dei Ministri degli esteri  nella sua sessione finale a New York, nel  novembre 1946 approvarono, senza eccezioni, il testo già accettato  dalla Commissione  politica della Conferenza.  


Il Trattato di pace riconobbe alla Francia il diritto di occupare il territorio  della Val Roja; per quanto attiene la sorte degli impianti idroelettrici furono ceduti alla Francia insieme al corso del fiume dalle sorgenti sino  a Olivetta San Michele; il 12 ottobre 1947 si svolse il plebiscito come era stabilito dalla Costituzione francese con una norma che prescriveva che ogni nuova cessione territoriale doveva essere convalidata da una consultazione popolare.

Il plebiscito    diede il seguente risultato: Tenda iscritti 1616,  votanti 1538, si 1445, no 76, nulle 17; Briga iscritti 831, votanti 790, sì 759, no 26, nulle 5, Mollieres iscritti 169,  votanti 168, nulle 1, si 166, no 1; Piena iscritti 148, votanti 140, nulle 1, si 91, no 48; Libre iscritti 218, nulle 0,votanti 209, si 142, no 67 (13).


Si ritiene che il plebiscito ebbe tale esito poichè il Comitè de Rattachement condizionò l’opinione pubblica, mentre in Italia non vi furono organizzazioni strutturate come quelle francesi che erano in collegamento con i servizi segreti e il governo: “il Comitè de Rattachement organizzato e sostenuto dalla prefettura di Nizza e dai servizi segreti francesi si contrapponeva alla mancanza di un’ organizzazione e di una copertura governativa per l’ italianità di Tenda e di Briga non c’ erano contatti capaci di fornire loro supporto”. (Bollettino storico-bibliografico subalpino –Anno CXVI 2018 –secondo semestre –Torino – Palazzo Carignano). Comunque ci furono delle opposizioni: molti partigiani,  che avevano difeso la Val Roya dai nazisti, operarono  per tutelare gli interessi italiani;  coloro, che avevano fatto parte della brigata autonoma Val Casotto del comandante Mauri (Enrico Martini), si opposero alla cessione del territorio dell’ Alta Val Roya alla Francia (Bolletino storico-bibliografico). 

Nel mese di settembre del 1947 vi furono opposizioni tra chi era favorevole alla Francia e chi difendeva l’ italianità; i due  gruppi operavano  a Tenda e a Briga; il sette settembre, a Briga,  fu scagliata una bomba a mano,  e si  verificarono delle risse; ma  furono azioni  sporadiche che non ottenero alcun risultato. Analogamente non ebbe alcun effetto  la raccolta di firme per inviare una petizione a Vincent Auriol,  Presidente della Francia. Il Trattato di Parigi, firmato dal Presidente  dello Stato italiano, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, presumibilmente, suscitò  una profonda delusione nelle popolazioni della Valle, ma  gli abitanti votarono si al plebiscito, consapevoli che gli accordi non potevano esse mutati.  Comunque,  la questione  dell’ Alta Val Roya non fu abbandonata: a Sanremo  venne creato un Comitato per l’ italianità della Valle Roya, fondato dalla signora Nilla Gismondi; il comitato rimase in vita sino alla morte della fondatrice (Bollettino storico p.463). 

L’ Italia non fu considerata belligerante, ma  sconfitta, per cui non potè partecipare alle riunioni che dovevano elaborare il Trattato di pace; per quanto riguarda la cessione alla Francia del territorio della Val Roya, occore considerare  che, già dal settembre  1944, fu costituito un Comitato d’ azione per il ritorno alla Francia del territorio dell’ Alta Val Roya, dotato di  ingenti fondi messi a disposizione dalle  autorità e dall’ appoggio  del sindaco di Nizza; il comitato aveva lo scopo di creare un movimento popolare per il sostegno all’ annessione del territorio.

Dal settembre 1944 alla primavera del 1945, vi furono combattimenti dei partigiani  della V Brigata Nuvoloni e dei partigiani francesi contro i Tedeschi per impedire  che fossero distrutti gli impianti elettrici, ma a conclusione della guerra giunsero immediatamente a Tenda i  soldati del 291 Règiment Tirailleurs Algeriens, mentre il  Comitato de Rattachement proseguì  l’attività di propaganda per  persuadere le popolazioni a votare  a favore  dell’annessione; mentre da parte  italiana, è pur vero che alcuni esponenti politici, anche in considerazione dell’ importanza degli impianti elettrici,  cercarono d’ impedire l’ acquisizione del territorio da parte della Francia, ma non furono in  grado di elaborare una  negogazione decisa e non hanno saputo agire con la necessaria energia.

Il governo italiano si  piegò al volere della Francia e firmò il Trattato.      






                                         NOTE

1. G. Ugo, Il confine italo-francese, Storia di una frontiera, Xenia, 1989, p. 72.

2.  G. Ugo, op. cit. p.74.

3.  Aldo Alessandro, I “Patti” di Saretto 31 maggio 1944 ed i loro riflessi militari.

4. G. Ugo, op.cit., p.69.

5. G. Ugo, op.cit., p. 164.

6. G. Ugo, op.cit., p. 165.

7. Fabio Ratto Trabucco, Briga confini.

8. Trattato,  p.61.

9. Fabio Ratto Trabucco, op.cit., p. 4.

10. Fabio Ratto Trabucco , op.cit., p.5.

11. G. Ugo. op.cit., p.169.

12. ib.p.179.

13. Nota Nice Matin,14 ottobre 1947, in G. Ugo, op. cit. p.172.





BIBLIOGRAFIA


Beltrutti Giorgio, Briga e Tenda, Storia antica e recente, Cappelli, Bologna;

Gianluigi Ugo, Il confine italo-francese, Storia di una frontiera. Xenia, 1989.


Documenti disponibili su internet:

1) Aldo Alessandro Mola, I Patti di Saretto;

2) Fabio Ratto Trabucco, Briga confini;

3) Deputazione Subalpina di Storia Patria, Bollettino storico-bibliografico Subalpino, Anno CXVI 2018, secondo semestre, Torino –Palazzo Carignano;

4) Gazzetta Ufficiale