Commissione centrale tutela ambiente montano
ANALISI DEL CONTESTO, PROSPETTIVE E PROPOSTE RELATIVI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI, NEVE, INDUSTRIA DELLO SCI CONCORDATO DALLA COMMISSIONE CENTRALE TUTELA AMBIENTE MONTANO.
La Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano ha condotto un’indagine che si sta creando per quanto attiene “l’industria dello sci in seguito ai cambiamenti climatici”. La Commissione ha esaminato, attentamente, le problematiche connesse con l’economia dello sci da discesa, i benefici per le comunità locali coinvolte all’industria sciistica, gli adattamenti alle nuove condizioni di mercato, agli effetti ambientali delle stazioni sciistiche esistenti, all’ampliamento o all’innalzamento delle stazioni sciistiche, alle strategie alternative.
Innanzitutto, si sottolinea che i Club Alpini dei paesi limitrofi all’Italia hanno assunto una posizione “chiarissima, ferma e unanime”:
Il Club Alpino Austriaco ha assunto una posizione “molto determinata” per impedire l’ampliamento delle zone sciistiche verso aree naturali intatte;
Il Club Alpino Svizzero assume una posizione critica verso l’ampliamento degli impianti di risalita e rifiuta nuovi sviluppi ed estensione in aree intatte;
Il Club Alpino tedesco rifiuta l’ampliamento di strutture turistiche nella regione alpina;
Il Club Alpino Francese pone il divieto di nuovi collegamenti fra stazioni e di qualsiasi nuovo impianto in “in siti vergini”.
Analizziamo ora quali sono le decisioni prese per ogni singola voce.
Economia dello sci da discesa.
In Italia ci sono circa 200 stazioni di sci; nella stagione invernale 2018-2019, il fatturato degli sport invernali è stato pari a 10.4 miliardi (11% in meno rispetto all’anno precedente), il numero degli utenti è stato di 4 milioni circa; mentre coloro che praticano altri sport (sci di fondo, scialpinismo, ciaspole, slitta) sono stati circa 836.000; pertanto, ci sono poche possibilità di espansione.
Molteplici sono le cause di questa situazione: stagnazione dei redditi delle classi medie, aumento dei costi, lo scarso interesse dei giovani, la concorrenza di altre attività, i cambiamenti climatici che ha provocato l’accorciamento della stagione invernale.
Benefici per le comunità locali
La presenza delle stazioni sciistiche può aver dato effetti positivi, ma i dati economici e demografici (redditi IRPEF, occupazione, popolazione, frequentazione turistica) dimostrano che non sono per forza collegati con un miglioramento per la popolazione locale. Inoltre, per quanto concerne Comuni alpini che non hanno impianti sciistici, ma che hanno favorito un turismo diversificato, i dati economici e demografici sono comparabili con i Comuni dotati di stazioni sciistiche.
Cambiamenti climatici
La commissione sottolinea che i cambiamenti climatici colpiscono le montagne, il riscaldamento è aumentato, pertanto è diminuita la copertura nevosa e la sua durata e provoca il ritiro dei ghiacciai e il calo della loro massa e del loro spessore. Le previsioni climatiche prevedono un accentuarsi del riscaldamento e la diminuzione della caduta della neve. Inoltre, occorre tener conto che, secondo le previsioni, si innalzerebbe l’altitudine di affidabilità della copertura nevosa a 1650 m. se si verificasse un aumento di un grado; a 1800 m., se l’incremento fosse di due gradi, a 2100 m. se si verificasse un aumento di quattro gradi. L’innalzamento di un solo grado provocherebbe la non affidabilità di circa la metà delle stazioni dell’arco alpino (attualmente le stazioni sono circa 250).
Adattamenti
Considerata la situazione che si profila, occorre che le stazioni sciistiche elaborino nuove modalità; la CIPRA (Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi) di cui il CAI fa parte, insieme alla maggioranza del paesi interessati, suggerisce alle stazioni sciistiche:
- siano servite da mezzi di trasporto a scarse emissioni di CO2 (per esempio i trasporti pubblici) e da una “mobilità dolce all’interno delle località”;
- si dotino di costruzioni efficienti dal punto di vista energetico;
- riducano la loro dipendenza degli sport invernali;
- rinuncino alle espansioni su territori finora intatti;
- dedichino le sovvenzioni allo sviluppo di un turismo sostenibile e non all’innevamento artificiale;
- limitino la proliferazione di seconde case.
Adattamenti tecnici
Numerose stazioni sciistiche si sono dotate di impianti di innevamento artificiale; gli impianti richiedono notevoli investimenti finanziari, oltre ad un grande consumo di energia e di acqua che è sottratta agli ecosistemi o ad altri uso; inoltre, i bacini di raccolta incidono negativamente sul paesaggio e consumano ulteriore suolo. Si deve anche considerare che la neve artificiale danna il suolo alterandone le caratteristiche fisiche e ecologiche.
Poi, i lavori di spianamento delle piste riducono lo spessore della copertura nevosa, per cui si verificano ulteriori alterazioni del suolo e degli habitat: alcune stazioni sciistiche prevedono ampliamenti dell’area sciabile ad una quota più elevata, o verso le pendici non ancora sfruttate e rivolte a settentrione, dove la neve permane più a lungo. Infine le stazioni sciistiche mirano ad attuare aggiornamenti tecnologici e l’ampliamento dei comprensori per ottenere economie e rimanere concorrenziali.
Comunque le proiezioni dei dati climatici per il XXI secolo nelle zone alpine evidenziano che la stabilità e la durata della neve saranno sempre più compromesse fino alla quota di 2000m.; la situazione appare ancor più complessa negli Appennini.
Effetti ambientali delle stazioni sciistiche esistenti
Le stazioni sciistiche producono numerosi effetti negativi sull’ambiente, sugli ecosistemi, sulle specie:
- i cantieri per la costruzione dei comprensori provocano sbancamento e le scarificazioni; fenomeni erosivi; alterazione del suolo; l’apertura di strade; i sorvoli con elicotteri;
-i rumori, le luci;
-la sottrazione del territorio;
-la distruzione degli habitat e delle specie;
-il degrado dei valori paesaggistici.
Durante il periodo di gestione di un comprensorio, la presenza degli sciatori e i rumori tendono a rarefare o eliminare la fauna, mentre le pista non ospitano le specie vegetali e animali originarie; la lavorazione invernale delle piste provoca ulteriormente l’allontanamento della fauna.
La produzione di neve artificiale danneggia l’habitat poiché richiede una notevole quantità di energia e d’acqua che è prelevata dall’ambiente naturale e accelera i fenomeni di dilavamento altera l’ecosistema e le dinamiche del suolo. Un’indagine condotta in Svizzera evidenzia che costi annui per l’innevamento artificiale può essere elevato, e il costo probabilmente crescerà in futuro per l’incremento delle quantità di neve necessarie. Inoltre, presumibilmente, in futuro sarà necessario utilizzare una maggiore quantità di neve artificiale; infine, la presenza degli impianti di risalita aumenta la mortalità dell’avifauna, la frammentazione del territorio e lo sviluppo della costruzione delle seconde case; occorre, anche, considerare che sulle Alpi e sugli Appennini ci sono circa 200 impianti abbandonati: gli edifici sono in disuso, le sciovie non sono smantellate; in Val di Susa gli impianti sono stati usati solo per lo svolgimento dei Giochi olimpici e poi sono stati abbandonati.
Ampliamenti o innalzamento delle stazioni sciistiche
I progetti attualmente proposti sono finalizzati ad ampliare i comprensori sciistici, ma si deve tener conto che l’ampliamento dei comprensori comporta spese elevate (per decine o centinaia di milioni di euro, sovente con la partecipazione di fondi pubblici); ma non è chiaro se gli ingenti investimenti consentono maggior occupazione, redditi per le popolazioni locali o meno; infine, l’ampliamento di un comprensorio diminuisce la possibilità di sviluppo turistico nel periodo estivo a causa della degradazione del paesaggio.
Strategie alternative
Vengono proposte quali attività alternative:
-variabilità e arricchimento dell’offerta di attività estive (escursioni, scalata, attività fluviali) e invernali (sci di fondo, racchette da neve, scialpinismo, slitta);
-valorizzare i siti Natura e le aree protette 2000 possono favorire il turismo in sinergia con la filiera agroalimentare e il settore forestale;
-favorire la diversificazione verso altre attività economiche, servizi commerciali per la promozione dei prodotti dell’ economia locali, sistemi telematici moderni stabili e efficiente.
Occorre infine, mettere in sicurezza il territorio di montagna rispetto alle avversità naturali o causate da interventi antropici inappropriati allo scopo di salvaguardare la vita umana e garantire la continuità dei servizi essenziali quali: elettricità, rifornimenti idrici, le vie di comunicazione, la rete telefonica e telematica.
CONCLUSIONI
Il CAI ritiene che:
- non ci siano le condizioni per ulteriori espansione dei comprensori sciistici;
- gestire in modo più razionale e sostenibile le stazioni sciistiche;
- revisione della pratica dell’ innevamento artificiale;
- preparare la transizione verso modelli differenti di sviluppo, soprattutto nel caso delle stazioni a quote bassa o in situazione più fragile rispetto alla concorrenza;
- mettere in evidenza località montane diverse dalle stazioni sciistiche, mediante la proposta di forma di turismo differenti rispetto allo sci e attuare forme di ospitalità su tutto il territorio, valorizzare l’ attività dei Rifugi CAI;
- valorizzare i Siti Natura 2000 e le altre aree protette;
- dotare le località di montagna si una rete moderna, capillare ed efficiente dei servizi;
- rimuovere i ruderi delle stazioni turistiche;
- raggiungere gli obiettivi dell’ Agenda 2030 integrando gli attuali strumenti finanziari con il programma “EU - Next Generation”.
Riflessioni personali
Considerata la situazione climatica e la necessità di tutelare il territorio montano e la fauna, reputo che sia indispensabile:
- eliminare totalmente la pratica dell’ innevamento artificiale che non deve più essere favorito dai versamenti dello Stato e delle Regioni;
- non utilizzare il territorio montano per l’ ampliamento delle stazioni turistiche;
-vietare la costruzione di seconde case.
E’ necessario, cioè, rendersi conto che i problemi relativi alla salvaguardia dell’ambiente devono essere prioritari rispetto alle gravi problematiche che si profilano .